Una nuova pagina nera è stata scritta dall’ONU per il Medio Oriente, che riporta l’orologio della storia all’inizio del secolo scorso. Il 17 novembre con l’approvazione del piano di “pace”, targato Donald Trump, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha dato il via libera alla costituzione del “protettorato” sulla striscia di Gaza.
Con la risoluzione ONU viene autorizzata la formazione di un ‘Board of Peace’, cioè un organo di “governance transitoria” a Gaza presieduto da Trump, fino al 31 dicembre 2027, e solo dopo la riforma dell’Anp (Autorità Nazionale Palestinese) si “potrebbero creare le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la sovranità palestinese”.
La risoluzione ONU autorizza la costituzione di una forza internazionale di stabilizzazione per l’enclave palestinese che dovrebbe anche disarmare le milizie di Hamas. Il testo ha ottenuto 13 voti a favore e l’astensione colpevole di Russia e Cina.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha così deliberato la costituzione di un vero e proprio protettorato di ottocentesca memoria, con la presenza sul suolo palestinese di contingenti armati dei Paesi che si spartiranno la torta della ricostruzione e che si approprieranno delle risorse naturali presenti in quella terra.
La cosa sconcertante è che il ” protettorato di Trump” su Gaza è passato con il pieno appoggio dei paesi arabo-musulmani più importanti (Qatar, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan, Giordania e Turchia) e con la complice astensione della Repubblica Popolare Cinese e della Federazione Russa.
Cina e Russia hanno il diritto di veto all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e un solo loro voto contrario avrebbe bloccato il piano neo-coloniale di Trump. Ma Cina e Russia in questi due anni di sterminio del popolo palestinese sono state complici del regime sionista di Tel Aviv, mantenendo le relazioni economiche, commerciali (la Cina è il principale partner commerciale di Israele in Asia e il secondo a livello mondiale) e militari (da un lato è stato consentito all’IDF di colpire infrastrutture, convogli di armi e basi militari iraniane e di Hezbollah senza temere interferenze russe, e dall’altro lato Israele non si è allineato alle sanzioni occidentali dopo l’invasione russa dell’Ucraina ) e non hanno fornito alternative valide al piano statunitense.
C’è anche da aggiungere che sia Cina che Russia non vogliono inimicarsi l’amministrazione Trump visti la preminenza dell’interscambio economico che lega la Cina agli Usa, e di quello politico che lega la Russia agli Usa per la soluzione della guerra in Ucraina.
Il “Consiglio per la Pace” presieduto da Trump, rassomiglia ad un famelico branco di belve affamate atte ad approfittare e sfruttare l’occasione golosa del dramma palestinese per fare profitti miliardari.
Tra le cause principali delle attuali disgrazie del popolo palestinese c’è, senza ombra di dubbio, la mancanza, da oltre 30 anni, di una credibile leadership palestinese capace e riconosciuta e l’ascesa delle componenti religiose e jihadiste che da un lato esaltano il martirio e dall’altro perseguono l’intolleranza religiosa ed etnica.
In questo quadro ad essere pesantemente penalizzato è il popolo palestinese, che passa da un occupante all’altro, con risoluzioni ONU che legittimano il potere degli occupanti e dei nuovi famelici conquistatori.
Il popolo palestinese è stato abbandonato un po’ da tutti, dai “fratelli” arabi, da Russia e Cina, e nessuna iniziativa concreta è giunta in suo sostegno. Il popolo palestinese ha potuto contare solo sulla solidarietà’ internazionalista espressa dal basso da milioni di persone in tutto il Mondo, solidarietà che, nell’odierna cruda realtà, è stata in grado di contribuire a fermare il genocidio.
Il piano “Trump” va respinto con fermezza e decisione. Non ci può essere soluzione reale per il conflitto Israelopalestinese fino a quando sarà presente l’occupazione militare, il regime di apartheid, l’intolleranza religiosa e il nazionalismo esasperato.
La Palestina potrà uscire dal tunnel della guerra, della violenza, dell’intolleranza solo con una pacificazione e l’edificazione di una società laica, democratica, pluralista, multietnica e multireligiosa, libera da ogni dogma suprematista, dove donne e uomini liberi e libere possano vivere e cooperare al di là delle proprie appartenenze. Territorio libero dal fiume al mare senza Stato ebraico/sionista né Stato islamista.










