E’ stato stimato che ogni aumento di cinque punti percentuali della copertura arborea potrebbe potenzialmente prevenire 4.727 morti premature legate all’inquinamento atmosferico ogni anno nei 744 centri urbani europei. Ed è stato inoltre stimato che raggiungere una copertura arborea del 30% in ogni città potrebbe potenzialmente prevenire 11.974 morti premature ogni anno. Si tratta di risultati che hanno evidenziato i potenziali benefici per la salute pubblica derivanti dall’aumento della copertura arborea negli ambienti urbani, contribuendo a creare città sostenibili, vivibili e più sane.

È quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato su The Lancet Planetary Health e al quale ha partecipato ENEA. Gli alberi urbani, sottolineano i ricercatori, offrono numerosi benefici che migliorano il benessere dei cittadini, come la riduzione dell’inquinamento atmosferico, la mitigazione dell’isola di calore urbano e la conservazione della biodiversità. Inoltre, gli alberi urbani possono contribuire a prevenire morti premature e a ridurre la morbilità. Pertanto, sono necessari sforzi per ottimizzare il verde urbano per città sane. L’UE ha lanciato la Strategia per la biodiversità entro il 2030 per proteggere la natura e la biodiversità e chiede ai comuni europei con almeno 20.000 abitanti di sviluppare ambiziosi Piani di inverdimento urbano. Seguendo le raccomandazioni dell’UE, nel 2021 è stata introdotta una linea guida comprensibile per l’inverdimento urbano, ovvero la regola 3-30-300. Nello specifico, tutti potranno vedere almeno tre alberi da casa, scuola o luogo di lavoro; avere una copertura arborea superiore al 30% nel proprio quartiere; e vivere entro 300 m da uno spazio verde pubblico”.

La vista del verde da casa è stata associata a una migliore salute mentale, al recupero psicologico e al benessere, nonché a un minor consumo di farmaci. L’accesso al verde, entro 300 m da un’abitazione, è associato a un maggiore benessere dei residenti e a una riduzione della mortalità per tutte le cause.  Vivere in aree con una copertura arborea superiore al 30% si associa a una riduzione della temperatura dell’aria locale, all’attenuazione delle isole di calore urbane, alla prevenzione delle morti premature e alla riduzione della morbilità, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. Aumentare quindi la copertura arborea al 30% avrebbe potuto prevenire 2.644 morti premature legate al caldo (di persone di età superiore ai 20 anni) in 93 città europee nell’estate del 2015, ovvero l’1,84% di tutti i decessi estivi, e 403 decessi non accidentali all’anno a Filadelfia, negli Stati Uniti.

Un problema importante è che non tutti gli abitanti delle città hanno pari accesso agli spazi verdi urbani e ai benefici che offrono:  le popolazioni urbane socialmente vulnerabili vivono in genere in aree cittadine più calde e con meno alberi. E un accesso giusto ed equo agli spazi verdi urbani è perciò diventato obiettivo politico, a livello locale e globale. L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 11 delle Nazioni Unite, ad esempio, include il target 11.7 che afferma: “Entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne e bambini, anziani e persone con disabilità“. Insomma, l’accesso alla natura urbana è sempre più considerato un servizio essenziale che le città dovrebbero fornire ai propri residenti ed è stato ormai concettualizzato come un diritto umano fondamentale.

Per questo, tutte le Città dovrebbero considerare quanto pensato da Cecil Konijnendijk, ecologo forestale e docente olandese, che ha ideato la regola del “3-30-300”, ribattezzata anche la “regola verde della salute”, per i benefici che apporterebbe alla salute dei cittadini. Come sottolinea il WWF: “Associare l’albero esclusivamente al bosco o alla foresta ci fa dimenticare il ruolo chiave che gli alberi svolgono nelle città, dove troppo spesso sono visti come un ostacolo o un pericolo. Considerato che entro il 2050 oltre l’80% dei cittadini europei vivrà in aree urbane, è fondamentale capire perché gli alberi sono vitali”.

Il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, istituito dalla legge 14 gennaio 2013, n. 10, che ha tra i suoi compiti anche quello di predisporre una relazione annuale al Parlamento recante i risultati del monitoraggio del verde nelle città e prospettando gli interventi necessari a garantire la piena attuazione della normativa di settore, nella Relazione 2025 rileva come, a distanza di oltre 10 anni dalla normativa del 2013,  il verde urbano non sia ancora sistematicamente integrato nei processi di pianificazione territoriale. Una situazione riconducibile a una pluralità di fattori, che vanno dalle difficoltà applicative alla discontinuità amministrative, dalle carenze di risorse all’assenza di standard comuni.

Il Comitato sottolinea come lo spazio dedicato alle piante non possa più essere trattato come elemento accessorio o compensativo, ma debba essere riconosciuto come componente strutturale della progettazione del territorio della città. “La transizione ecologica delle città italiane, si legge nelle Conclusioni della Relazione 2025 del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, passa anche – e sempre più – dalla capacità di riconoscere il verde urbano come una vera e propria infrastruttura strategica, essenziale per la qualità della vita, la salute pubblica, la coesione sociale e la resilienza ai cambiamenti climatici. A oltre dieci anni dall’approvazione della Legge n. 10 del 2013, emerge con chiarezza l’importanza di consolidarne l’attuazione, affinché i principi in essa contenuti possano tradursi in strumenti operativi efficaci e in azioni capaci di incidere concretamente sui territori” (https://www.mase.gov.it/portale/documents/d/guest/20250901_relazione_csvp_2025_def-pdf

Qui per approfondire lo studio internazionale pubblicato su The Lancet Planetary Health, al quale ha partecipato ENEA: https://www.thelancet.com/journals/lanplh/article/PIIS2542-5196(25)00112-3/fulltext