Basta con la retorica delle celebrazioni del 4 novembre, ricordiamo i morti della Prima Guerra Mondiale lavorando contro le guerre che insanguinano il mondo di oggi!

A oltre un secolo dal 1918, il 4 novembre si “festeggia” il centenario della “vittoria” della prima guerra mondiale, “l’inutile strage”, secondo la definizione di Papa Benedetto XV. Una festa, voluta dal fascismo, che si è rinnovata, di anno in anno dal 1922 con tutti i governi, fino ad oggi. Dal 1949 si “festeggiano”, in questo giorno, anche le Forze Armate italiane e con legge del marzo 2024, per intensificarne la portata, il 4 novembre diventa anche Giornata dell’unità nazionale. Ma la verità storica ci dice che quella guerra fu uno dei più sanguinosi conflitti di tutti i tempi e si dovrebbe riflettere soprattutto sulle sofferenze e le immense perdite umane causate dalla Prima Guerra Mondiale.

37 milioni di vittime: 16 milioni di morti e 21 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili. In Italia i morti furono 650.000, i feriti 1.250.000 di cui 675.000 mutilati.  La maggior parte delle vittime erano contadini ed analfabeti obbligati a rischiare la vita o a uccidere nemici che non conoscevano da un governo che li considerava soprattutto carne da cannone. La guerra non risolse i problemi dell’Italia, anzi ne creò di nuovi e favorì l’avvento del fascismo. Queste le conseguenze di una folle decisione forzata dal re e governo contro la volontà del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari), per conquistare all’Italia terre che avrebbero potuto essere concesse dall’Austria in cambio della non belligeranza.

La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in pasta. Le commesse di guerra fruttarono profitti così scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare, prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma.

Dovremmo ricordare che l’opposizione popolare alla guerra fu molto ampia, anche nell’esercito. Su 5 milioni e 500 mila mobilitati per la Prima guerra mondiale, 870.000 furono denunciati per insubordinazione (oltre il 15%). Cadorna aveva ordinato rappresaglie e fucilazioni immediate, chi disobbediva all’ordine di compiere gli assalti, anche i più insensati, veniva fucilato. Dovremmo ricordare che il 4 novembre non si celebra una vittoria ma la fine di una carneficina.

Come Europe for peace Piacenza, rete per la pace e nonviolenza, riteniamo che la guerra sia un crimine e che la scelta della parola “ripudia” nell’Art. 11 della Costituzione, scritta dopo la fine del 2°conflitto mondiale, sia stato un necessario monito allora per il futuro della Repubblica e più che mai attuale anche oggi.

Il rischio di una retorica bellicista in questa ricorrenza è tanto più insopportabile nel periodo che stiamo attraversando, che vede purtroppo molte guerre sanguinose in varie parti del mondo, e due alle porte di un’Europa purtroppo senza ruolo autorevole contro di esse, in Ucraina e Palestina, dove la doverosa tregua, ancora molto fragile, vede molto lontana una pace, per ora solo sbandierata senza credibili presupposti per la dignità e autonomia del popolo palestinese.

La guerra non risolve i problemi: non li ha risolti in Medio Oriente, in Afghanistan, nel nord Africa, in Europa, ovunque. La guerra colpisce sempre più le popolazioni civili, peggiora le condizioni socio-economiche delle regioni coinvolte, e non solo di quelle, e arricchisce sempre di più l’industria bellica e i “signori” della guerra. É ora di dire basta e ci auguriamo che la conoscenza storica contribuisca ad evitare il ritorno di una retorica bellicista e militarista anche nelle scuole e tra gli studenti.

Ma la presa di coscienza dei giovani studenti e degli insegnanti dà fastidio e riteniamo molto grave che il Ministero dell’Istruzione e del Merito proprio in questi giorni abbia annullato un corso organizzato dal Cestes (Centro studi e trasformazioni economico-sociali) rivolto ai docenti dal titolo “4 novembre, la scuola non si arruola” e che pertanto non sarà possibile fruire del permesso per formazione.

Invece di imparare dalla storia, i governi si stanno gettando in una folle corsa al riarmo: quando ci si riarma, poi arrivano le guerre mondiali, come è successo nel 1914 e nel 1939. Siamo fortemente contrari al Piano di riarmo dell’Unione Europea e ancora di più all’aumento fino al 5% del Pil per spese militari che porterebbe l’Italia a spendere fino a 700 miliardi per i prossimi 10 anni. Mentre non ci sono soldi per la sanità pubblica, per l’istruzione, per la transizione ecologica, per il lavoro, per il welfare.

Non abbiamo bisogno di più cacciabombardieri, ma di più scuole. Non abbiamo bisogno di più carri armati e soldati, ma di più ospedali, infermieri e medici. Non abbiamo bisogno di nucleare, ma di pannelli solari, meno bombe e salari più alti. Se vuoi la pace prepara la pace, crea lavoro, promuovi i diritti, difendi l’ambiente, costruisci la giustizia nel mondo, la democrazia internazionale, difendi e riforma le Nazioni Unite.

La pace non solo come assenza di guerra, ma come pace positiva, fatta di lavoro, diritti, democrazia, giustizia sociale. La memoria della Prima Guerra Mondiale dovrebbe servire come monito contro la follia della guerra e la giornata del 4 Novembre dovrebbe essere l’occasione per attuare l’articolo 11 della nostra Costituzione che “ripudia” la guerra. Europe for peace parteciperà l’8 novembre all’iniziativa “R1PUD1A” promossa da Emergency anche a Piacenza.