La povertà in Italia è ormai un’emergenza sociale strutturale. Il documento della Alleanza contro la povertà in Italia presentato di recente a Roma evidenzia come nel nostro Paese quasi una persona su tre viva in condizioni di povertà, e i livelli di povertà assoluta abbiano toccato i valori più alti di sempre: nel 2023 erano coinvolti 2,2 milioni di famiglie (8,4%) e 5,7 milioni di individui (9,7%), tra cui oltre 1,3 milioni di minori (13,8%). Il documento evidenzia le principali cause dell’impoverimento — inflazione, precarietà lavorativa, bassi salari, caro-affitti, debolezza dei servizi sociali territoriali — e denuncia la progressiva riduzione della platea dei beneficiari con il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione, passato da 1,3 milioni di nuclei a 695 mila, lasciando senza sostegno molte persone in povertà assoluta. Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia si conferma in forte ritardo, con misure più restrittive e categoriali, e un investimento in calo. Il documento dell’Alleanza giudica i correttivi introdotti dalla Legge di Bilancio 2025 “insufficienti” e chiede: l’adozione di misure straordinarie, una misura di contrasto universalistica e un tavolo tecnico-politico permanente, in grado di misurare e monitorare con costanza l’andamento della povertà in Italia e l’impatto delle misure di contrasto. Sono le tre principali proposte che Alleanza contro la Povertà rivolge a governo e Parlamento, a partire dal documento “La povertà in Italia: dati, riflessioni, analisi e prospettive”: https://alleanzacontrolapoverta.it/wp-content/uploads/2025/09/ACP-Documento-analisi-poverta-settembre-2025.pdf.
E la povertà appare ormai strutturale anche nella parte più ricca del Paese, come evidenzia l’ultimo rapporto prodotto dall’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse dal titolo: “La povertà nella diocesi ambrosiana – Dati 2024“, che costituisce una radiografia sempre più rappresentativa dei fenomeni di povertà che corrodono la società milanese e lombarda. E che almeno in parte sfuggono alla statistica ufficiale, o quantomeno alla conoscenza pubblica. Una radiografia che ci dice che nella parte più ricca del Paese c’è in atto una duplice tendenza: da un lato, alcune situazioni di bisogno continuano a non trovare risposte adeguate nei territori e con il tempo rischiano di diventare croniche, come dimostra il fatto che due terzi delle persone incontrate siano assistiti che si rivolgono ai centri e servizi Caritas da anni; d’altro canto, tra le persone ascoltate e aiutate compaiono anche un terzo (percentuale piuttosto significativa) di volti nuovi, soggetti rivoltisi alla Caritas per la prima volta nel 2024, portando con sé anche nuovi bisogni.
Tra coloro che si sono rivolti ai centri Caritas nel 2024, hanno continuato a prevalere le donne (58,2%), ma la componente maschile è apparsa in leggera crescita (41,8% contro il 40,4% del 2023). Interessanti, e in parte sorprendenti, i dati relativi alle fasce d’età: gli ultra65enni rivoltisi ai servizi Caritas sono stati il 12,2% del totale, dato quadruplicato negli ultimi 10 anni (erano il 3,7% nel 2015). Significativa, e ancor più complessa, appare la situazione relativa ai giovani: gli under 35 rivoltisi ai centri d’ascolto e ai servizi Caritas sono stati oltre il 19%, quasi 1 su 5, del totale dei beneficiari, dato in lento ma costante aumento negli ultimi anni. Quanto agli immigrati rivoltisi ai centri di Caritas Ambrosiana nel 2024, essi sono stati 12.388, ovvero il 65,5% del totale delle persone aiutate. Una presenza che è aumentata di quasi 5 punti percentuali negli ultimi due anni (erano il 60,9% nel 2022), dovuta a una molteplicità di fattori, tra cui la perdurante inefficacia del quadro normativo, che spinge o lascia nell’incertezza e nella precarietà esistenziali, oltre che in una condizione di irregolarità amministrativa, molti individui. Tra le conferme del Rapporto 2024, vi è il fenomeno dei working poor, persone con un lavoro che si rivolgono ai centri Caritas perché in difficoltà economica: se nel 2016 quasi i due terzi del campione Caritas erano rappresentati da persone disoccupate e solo il 14,5% da lavoratori poveri, nel 2024 quasi 1 persona su 4 tra quelle incontrate e ascoltate (24,6%) è in possesso di un’occupazione. Che, nei fatti, non garantisce reddito sufficiente e condizioni di vita dignitose. “I dati dei centri Caritas, si legge nelle conclusioni del Rapporto della Caritas Ambrosiana, evidenziano una ciclicità legata alle diverse crisi, economiche e sanitarie, che si sono succedute negli anni. In questo contesto, gli interventi messi in atto dai volontari e dagli operatori a favore di migliaia di nuclei familiari hanno necessariamente avuto un carattere emergenziale, e quindi hanno certamente aiutato gli assistiti ad affrontare molte difficoltà, ma, ovviamente, non hanno potuto risolvere problemi strutturali, né questo è il loro compito; il lavoro povero, il diritto alla casa e l’accoglienza delle persone immigrate richiedono interventi mirati da parte delle istituzioni, che devono creare le condizioni affinché ad ogni persona, senza alcuna discriminazione, sia garantita la possibilità di esercitare tali diritti fondamentali”.
Qui il Report “La Povertà nella Diocesi Ambrosiana – Dati 2024” della Caritas Ambrosiana: https://www.caritasambrosiana.it/Public/userfiles/files/Rapporto%20osservatorio%20dati%202024.pdf.










