C’è tanta confusione intorno, la sento palpabile, invadente, fastidiosa.
Ad ascoltare TV e radio si accappona la pelle. Le notizie di eventi negativi, di morti, di guerra, di violenza di tutti i tipi, hanno le prime pagine nei giornali; ne siamo sommersi! Nei social spesso viene usato un linguaggio scorretto, irrispettoso e violento, probabilmente perché non è dato sostenere vis à vis il confronto, il contradditorio, non si vede l’altro da noi persona come noi.
Pace, inconsapevolmente la mente, il cuore, il corpo cercano pace, anelano ad un silenzio costruttivo.
«La confusione è una bellissima cosa, è la madre della chiarezza e della comprensione. Quindi dovremmo abbracciare la nostra confusione […]». [1]
Queste parole di Thic Nhat Hanh [2] fanno riflettere chi cerca quella pace interiore che apre alla comprensione, all’accettazione, all’amore incondizionato verso chi ci sta di fronte, vicino e lontano da noi; non solo, aprono ad una lettura del conflitto individuale e sociale, positiva, un’opportunità per la sua trasformazione.
Solo ascoltare la sua voce, le sue parole, predispone mentalmente al rilassamento, alla presa di coscienza di chi siamo, qui sulla Terra. Ognuno di noi ha la capacità di comprendere, perdonare, essere nella gioia, amare.
Contemporaneamente ognuno di noi può sostare nella tristezza, nella sofferenza, nella non comprensione, nel non amore, può caricarsi di rabbia, usare violenza. Possiamo però trasformare le formazioni mentali negative che ci arrivano da fuori o da dentro di noi, in formazioni mentali positive. È necessario imparare a conoscerci, a saper distinguere e accogliere le nostre emozioni prima di tutto e i nostri sentimenti, capire cosa ci succede dentro, sperimentare che il nostro “sé” ha anche elementi di “non sé” da riconoscere anche nell’altro da noi.
Thay[3] ci indica un percorso personale attraverso una bellissima e semplice metafora che tutti, anche i bambini possono comprendere. Partendo dai testi spirituali buddisti dove si afferma che ogni elemento presente nel nostro pianeta fa parte della stessa matrice, di un tutto indivisibile, che l’inter-essere lega una cosa all’altra, ci invita amorevolmente a “fare giardinaggio nella mente”, ad “energizzare la mente” positivamente.
In noi (nella coscienza deposito) – dice Thay -, sono presenti tanti semi in potenza: della rabbia, della paura, della sofferenza, della tristezza, della violenza; altresì i semi della gioia, della comprensione, del perdono, della compassione, dell’amore. Come nei vasi del giardino di casa innaffiamo i semi che abbiamo scelto per adornarla, così possiamo innaffiare in noi i semi positivi e/o smettere di innaffiare quelli negativi che portano tanta sofferenza.
Innaffiare i semi positivi ci dà energia di consapevolezza, concentrazione e visione profonda. Richiede un esercizio costante, una cura pari a quella del giardiniere, che si traduce in meditazione come pratica di pace.[4] E come nei vasi spuntano erbe selvatiche, oltre i nostri fiori, così c’è la possibilità che spuntino in noi anche i semi negativi e crescano. E qui, la visione profonda e la consapevolezza aiutano a riconoscerli, e senza rifiutarli a far sì che decrescano e tornino allo stato latente di semi.
«Ma se sapremo guardare alla luce dell’inter-essere, sapremo che ogni cosa è legata a ogni altra e che l’immondizia può sempre servire come alimento per la crescita di un fiore».[5]
E così anche: «Sofferenza e felicità inter-sono».[6]
Scorgo in tutto ciò il concetto del Tao,[7] la ciclicità della natura, la necessità per l’uomo di reintegrarsi con essa, rispettandola.
Scorgo il messaggio di Gesù di Nazaret e di tutti i testi sacri basati sull’amore come unico mezzo e obiettivo da perseguire.
Scorgo ancora il libero arbitrio, che fa l’uomo libero di scegliere tra i semi da innaffiare e no. Tutto ciò, necessario a livello individuale, non rimane solo nel singolo ma si espande poi per l’intero pianeta:
«[…] come l’ape là fuori lontano dall’alveare che raccoglie il nettare non solo per sé come individuo ma per tutta la comunità».[8]
Siamo tutti interrelazionati, questa è la chiave di lettura, il non-dualismo, l’inter-essere.
«Sappiamo che solo l’amore, la compassione e la comprensione possono veramente portare un cambiamento, perché l’odio non può essere eliminato dall’odio».[9]
Penso che gli esseri umani tutti dovrebbero intraprendere un percorso personale spirituale ed etico che diventa sociale e di responsabilità nel decidere di recedere da ogni tipo di violenza, dagli strumenti di sofferenza e di morte perché ancora troppe morti innocenti ricoprono il suolo della Terra e chiedono pace, pace.
La via c’è, ed è alla portata di tutti. Dobbiamo solo decidere di intraprenderla a cominciare da noi.
Possa io essere pacifico, felice e leggero nel corpo e nello spirito. Possa io essere sicuro e libero dalle ferite. Possa io essere libero dalla rabbia, dalle afflizioni, dalla paura e dall’ansia.
Possa io imparare a guardare me stesso con gli occhi della comprensione e dell’amore. Possa io essere in grado di riconoscere e toccare i semi della gioia e della felicità in me stesso. Possa io imparare a identificare e vedere
fonti di rabbia, brama e
illusione in me stesso.
Possa sapere come nutrire i semi
di gioia in me stesso ogni giorno.
Possa io essere in grado di vivere fresco, solido e libero.
Possa io essere libero da attaccamento e avversione, ma non indifferente.
(Preghiera di Thich Nhat Hanh)
Gavina Galleri, insegnante e pedagogista
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[1] Thich Nhat Hanh, Discorsi ai bambini, Ubaldini Editore, Roma 2002, p. 153.
[2] Thich Nhat Hanh: monaco buddhista zen e maestro spirituale (Vietnam, 11 ottobre 1926/22 gennaio 2022). Impegnato nella risoluzione del conflitto nel suo paese, si è poi sempre dedicato all’impegno politico e sociale. Esiliato dal Vietnam ha vissuto in Francia a Plum Village, guida di una comunità di monaci e laici, diffondendo l’arte della meditazione. È stato candidato al premio Nobel per la pace nel 1967.
[3] Thai: maestro, appellativo dato a Thic Nhat Hanh.
[4] Meditazione: per Thich Nhat Hanh tutto ciò che ci porta alla presenza mentale, alla consapevolezza. È meditazione anche svolgere le attività quotidiane più semplici come lavare i piatti o bere una tazza di tè.
[5] Ibidem, p. 166.
[6] Thich Nhat Hanh, La nostra vera dimora, Oscar Mondadori, Milano 2006, p. 53.
[7] Tao: Il Tao esprime l’energia vitale come energie opposte e complementari: lo yin e lo yang; attraverso di esso possiamo leggere le ciclicità presenti nella Terra, i ritmi delle stagioni, dei giorni, i ritmi circadiani, ecc.
Queste due polarità si trovano in ogni energia e cercare l’armonia tra lo yin e lo yang significa favorire la vita e rispettare la nostra prima casa, la Terra appunto.
[8] Tich Nhat Hanh, Discorsi ai bambini…, op. cit., p. 154.
[9] Ibidem, pp. 170-171.










