Un corteo composito e plurale dal punto di vista generazionale e politico, sia per quanto riguarda le organizzazioni italiane, sia per quanto riguarda quelle palestinesi, e soprattutto per le numerose nazionalità presenti, legate tra loro dalla comune lotta per il diritto all’abitare, ha attraversato Roma da Piazza Indipendenza, nei pressi della Stazione Termini, alla multietnica piazza Vittorio.
Fitte e compatte hanno marciato migliaia di persone, probabilmente una decina di migliaia.

Dietro gli striscioni dei giovani palestinesi, di seconda o terza generazione, che spesso non hanno mai potuto vivere o visitare, il Paese di origine dei loro genitori e dei loro nonni, tanti giovani studenti e studentesse (per la cronaca di Osa, Cambiare Rotta e i Giovani Comunisti di Rifondazione) insieme ai militanti di svariate organizzazioni della sinistra anticapitalista, che anche in decenni di lotte per la liberazione della Palestina hanno costruito parte della propria identità politica e umana.

Finché continuerà il genocidio continueremo a scendere in piazza, soprattutto per denunciare le complicità italiane, europee e dell’intero Occidente di cui lo stato di Israele è avamposto. “Finché la Palestina, dal fiume al mare, non sarà liberata dal razzismo, dall’apartheid e dal sionismo suprematista saremo tutte e tutti palestinesi”, dicono, urlano e scrivono sui loro striscioni.

In coda alcunə giovanə ebreə (così tengono a firmarsi) del Jewish Bloc sfilano per mostrare la propria convinta solidarietà al popolo Palestinese (e a tutte le vittime di questa guerra).
Crediamo fermamente, dicono, che nessunə sarà liberə finché non lo saremo tuttə.

Un piccolo, grande seme di speranza di una futura umanità finalmente libera dal razzismo, dal fascismo e dai vari nazionalismi suprematisti che stanno portando l’umanità nell’abisso della guerra totale.

Eravamo tutti ebrei del ghetto di Varsavia e siamo tutti palestinesi nella Gaza martoriata.

Siamo esseri umani e nulla di ciò che è umano ci è estraneo…