Il rapporto tra infermieri e abitanti è più basso nei due estremi della penisola: Sicilia e Lombardia. A livello stipendiale, invece, i professionisti meglio pagati sono in Trentino Alto-Adige ed Emilia-Romagna e i salari minori si registrano in Campania e Molise. Gli infermieri maggiormente soddisfatti sono tra coloro che lavorano nel contesto dell’assistenza domiciliare, sul territorio, rispetto a quanti operano in ospedale, soprattutto se non vengono coinvolti a sufficienza nei processi gestionali. Ma tanti continuano a scegliere il settore pubblico, con un picco di interesse dell’84,9% nel 2018. Nel 2023, il 78,9% dei laureati preferisce il settore pubblico, indicando una costante alta preferenza per questa opzione. Molto positivi i riscontri acquisiti sulla soddisfazione dei pazienti per fattori come coinvolgimento nelle decisioni (78 su 100), chiarezza e utilità delle informazioni ricevute (91 su 100), rispetto e dignità (94 su 100), supporto emotivo (95 su 100). Sono alcuni dei dati del primo Rapporto sulle Professioni Infermieristiche realizzato dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche – FNOPI in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Queste le evidenze principali emerse dal rapporto: rapporto di infermieri per abitanti inferiore alla media internazionale e variabile fra le regioni italiane nella sua componente pubblica; remunerazione inferiore rispetto alla media europea ed eterogenea nel territorio italiano, dovuto principalmente al rapporto fra dirigenza e comparto; scarsa presenza di infermieri nelle direzioni strategiche delle aziende sanitarie; circa il 50% degli infermieri è totalmente soddisfatto del proprio lavoro; mediamente, quasi il 30% degli infermieri coinvolti negli studi pensa spesso di cambiare lavoro o cambiare la propria unità operativa; pochi sono gli studi che si basano su strumenti di monitoraggio periodico della percezione degli infermieri; complessivamente gli studi analizzati mostrano un elevato grado di soddisfazione in relazione all’assistenza infermieristica (84%); la pandemia di COVID-19 ha giocato un ruolo cruciale nel migliorare il riconoscimento pubblico della professione infermieristica; rilevazioni sistematiche sulla soddisfazione dei pazienti con le cure relative all’assistenza infermieristica sono limitate.

In particolare, se il dato OCSE sulla media infermieri su 1.000 abitanti è ormai noto – con l’Italia in basso alla classifica con un rapporto di 6,5 contro il 14 della Finlandia e il 12 della Germania – merita una riflessione il dato regionale con Sicilia e Lombardia in affanno, sia nel conteggio degli iscritti FNOPI (che tiene conto dell’intero Albo nazionale), sia in quello del Conto Annuale della Ragioneria dello Stato (che si riferisce solo a chi lavora attualmente nel SSN). Passando agli stipendi, si può notare come Germania, Paesi Bassi e Regno Unito primeggino sia come numero di infermieri sia come livello retributivo. Tra le Regioni italiane si nota una netta differenza tra Nord e Sud, con Trentino Alto-Adige ed Emilia-Romagna ai vertici; Campania e Molise in fondo alla classifica. Un dato, quest’ultimo, che corrisponde chiaramente a quello relativo alle posizioni dirigenziali, che vede 1,66 dirigenti ogni 1.000 infermieri come media nazionale, con le stesse due Regioni in cima alla lista. Infine, anche l’indice “soffitto di cristallo” certifica un dato ormai noto: pur essendo quella infermieristica una professione a notevole maggioranza femminile, le posizioni di vertice vedono prevalere gli uomini soprattutto in regioni come Abruzzo e Sicilia. “A livello regionale, si legge nel Rapporto,  le differenze nei livelli retributivi sono marcate. Il Trentino-Alto Adige si posiziona al vertice con uno stipendio medio di 37.204 €, seguito da Emilia-Romagna (35.857 €) e Toscana (35.612 €). In fondo alla classifica troviamo il Molise, con uno stipendio medio di 26.186 €, la Campania (27.534 €) e la Calabria (29.810 €). Tali differenze sono dovute principalmente alla diversa distribuzione delle posizioni e degli incarichi: le regioni con livelli retributivi mediamente più elevati presentano anche percentuali di posizioni dirigenziali più alte. Inoltre, è evidente come vi sia una relazione positiva fra il numero di infermieri per 1.000 abitanti e lo stipendio medio ovvero nei paesi in cui vi è uno stipendio più alto vi è anche un numero di infermieri per 1.000 abitanti più alto”.

Dal punto di vista dell’adozione del DM 77 (il decreto del Ministero della Salute che definisce i modelli e gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale) a livello regionale non c’è una prassi uniforme e standardizzata, ma molta frammentazione. La formazione si conferma il punto di forza e di svolta per lo sviluppo della Professione infermieristica. Significativo il dato sulla progressiva diminuzione dell’età media alla laurea triennale, che passa da una percentuale maggiore per la fascia di età superiore ai 27 anni nel 2004 fino a concentrarsi nella fascia da meno di 23 a 24 anni nel 2023 (36,1%), attestandosi su un’età media di 25,2 anni. Anche sulla provenienza degli studenti si nota un’evoluzione interessante: negli anni più recenti si è verificato un aumento significativo della percentuale di iscritti ad Infermieristica provenienti da licei che, nel 2023, rappresentavano il 68,2% degli iscritti. Altrettanto significativo il dato del 2023, con il 92,3% dei laureati magistrali che ha trovato lavoro in un ambito coerente agli studi, evidenziando una stretta connessione tra il percorso accademico magistrale e l’ambito lavorativo.

 “Il problema della carenza infermieristica, analizzato in tutto il Rapporto, non si risolve – scrive la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli nella postfazione – solo con incentivi economici. Serve rendere attrattiva la professione, offrendo reali possibilità di carriera clinica, percorsi di crescita e riconoscimento professionale. Oggi, l’Infermiere ha pochissimi sbocchi al di fuori della dirigenza manageriale: una situazione che scoraggia i giovani e impoverisce il sistema”.

Qui il Rapporto: https://www.fnopi.it/wp-content/uploads/2025/05/Rapporto-FNOPI-S.ANNA-ok.pdf