È stato presentato ieri al laboratorio A. Ballarò di Palermo l’ottavo numero della “rivista” semestrale “siciliana di varia umanità” Scorci, giunta al suo quarto anno di vita: dal 2021, esce a giugno e a dicembre come supplemento di Sicilia Libertaria. La sua redazione è a Enna, ma ne fanno parte compagn* sicilian* di diverse generazioni sparsi in ogni dove per l’Italia e il mondo, tanto che le riunioni si tengono sempre on line. Direttore responsabile è Giuseppe (Pippo) Gurrieri. Il lavoro è completamente volontario.
Si struttura in due parti principali, una storico-politica (Deviazioni) e una dedicata alle arti tutte (Illumin/azioni).
Ogni numero è grosso modo monotematico: l’identità siciliana con riferimento a Sciascia, le migrazioni, il consumismo e lo spreco, guerre armi e antimilitarismo, femminismi e transfemminismo, utopie siciliane, i borghi.
Vari e significativi gli eventi, le culture e i personaggi, studiati con rigore filologico e garbo letterario: la maieutica reciproca di Danilo Dolci; la rivoluzione del “non si parte” di Maria Occhipinti, a Ragusa nel ’44; Pasolini pittore; Verga e Vincenzo Consolo; la poesia di Santo Calì da Linguaglossa, dell’Antigruppo palermitano, di Nino De Vita marsalese; Nicola Barbato e i Fasci siciliani; il cantastorie Ciccio Busacca e i versi in musica di Ignazio Buttitta; il cinema di Vittorio De Seta, di Pasquale Scimeca (famoso il suo Placido Rizzotto), della coppia Straub e Huillet (ricordiamo La morte di Empedocle e Conversazioni in Sicilia).
Tratti distintivi della rivista appaiono: a) una centratura sulla Sicilia e sull’autonomia e la fisionomia siciliana, non intesa come sovranismo identitario o indipendentismo statuale, bensì come carattere di apertura, accoglienza e realtà geopolitica complessa, crocevia e crogiuolo di civiltà interagenti e luogo di autodeterminazione collettiva dal basso; b) un’attenzione specifica non solo alle politiche sociali ma anche alle arti, tutte, dalla pittura alla poesia, dal cinema alla musica fino al teatro (anche dialettale), arti intese come procedure e percorsi privilegiati di comunicazione politica e di tessitura di un dialogo libertario e rivoluzionario, pratiche sovversive di denuncia, anticonformismo e costruzione di relazioni antagoniste al capitale; c) una pregevolissima cura nella grafica e nella scelta delle immagini, un’attenzione estrema nel lavoro di impaginazione e stampa (non c’è quasi nessun refuso).
Quest’ultimo numero, dello scorso dicembre, si centra sul concetto di autonomia intesa come autogestione dal basso e spazia dall’autonomismo siciliano (con un interessante studio su Antonio Cànepa e l’indipendentismo socialista nei primi anni quaranta del secolo scorso) alle esperienze di autogoverno dei popoli amerindi, del Chiapas e del Rojava. Per finire con il racconto della permanenza di Panzieri in Sicilia da segretario del PSI fra il ’53 e il ’55, racconto che segue le testimonianze di Goffredo Fofi e Domenico Rizzo.
Le arti, come già sottolineato, sono esplorate in quanto pratiche collettive o individuali di denuncia, di sovversione, di consentimento ed empatia con gli oppressi. Viene ricordata, per esempio, la figura pochissimo nota di Elvira Mancuso, femminista inconsapevole verrebbe da dire, nata a Caltanissetta nel 1867, maestra elementare che dedicò tutta la sua vita alla scuola e alla scrittura e non volle mai sposarsi per non perdere la sua indipendenza.
Pubblica, sotto pseudonimo, i suoi primi racconti su Cordelia, Foglio settimanale per giovinette (1881 – 1942), nato per educare all’obbedienza, all’abnegazione e alla remissività le buone figlie della borghesia nazionale; ma dove lei narra di fanciulle anticonformiste spesso relegate nella solitudine o che della solitudine, come l’autrice, hanno fatto una scelta. Nel 1906 esce il suo romanzo Annuzza, la maestrina recensito da Luigi Capuana su Nuova Antologia, e nel 1907, a firma di “Ruggero Torres”, la sua inchiesta Sulla condizione della donna borghese in Sicilia.
«Si è tanto parlato in questi ultimi tempi della nostra regione […]» scrive «han parlato degli operai, dei possidenti, degli interessi marittimi e commerciali della Sicilia, dell’emigrazione, della colonizzazione interna, dei latifondi – questi deserti d’Europa – che stanno ancora aspettando, dal tempo dell’impero romano, una savia ripartizione… ma nessuno, che io sappia, ha toccato della presente condizione della donna siciliana[…] Ebbene, da tutte le conquiste della borghesia, la donna siciliana non ha ricavato che il magro conforto di servire un padrone più libero, più potente, più lieto di vivere […]. Ella è una specie di graziosa bestiolina unicamente nata a servire e sollazzare il suo padrone.» Mancuso esercita così nella sua scrittura la pratica del partire da sé, mentre nella sua esistenza realizza la propria emancipazione.
Per il cinema sono citati quattro documentari prodotti dal basso: sulle manifestazioni No Muos nel ragusano; sul Comitato per le energie rinnovabili e contro le trivellazioni gas-petrolifere nella val di Noto e un’inchiesta sociale, La guerra è tutta strana, che intercala interviste ad anziani e bambini con frammenti storici e filmati delle attuali guerre in Africa e Medioriente.
C’è poi un lungo colloquio con i membri dell’Associazione Madé, che ha realizzato laboratori teatrali nei quartieri e nelle periferie di Catania, portando in scena tra l’altro una rivisitazione dei Tre Moschettieri.
Il volume è arricchito da pregevoli immagini: serie di foto di Maria Di Franco – Dans la pluie, Titani e Menadi (alberi visti dal basso), Doni (ciottoli), Vie traverse (ragnatele), Cerchi (occhi nei tronchi), Volute (funghi), Autobiografia delle ombre, Micromega (oggetti d’uso ritratti con effetti di straniamento) – commentate con frasi celebri di W. Benjamin: “lo sguardo tesse intorno alle cose un velo d’aura”, Anna de Naailles: “Mi sono appoggiata alla bellezza del mondo / E ho tenuto l’odore delle stagioni tra le mani” e Danilo Dolci: “se l’uomo non immagina, si spegne”. Altre illustrazioni invece sono di Silvia Sofia Farina: chine, acqueforti, disegni a penna, anche rielaborati digitalmente.
Bello pure l’articolo dedicato a un artista le cui immagini e suoni si ispirano ai nativi americani: Ignazio Lago vive nelle Piccole Dolomiti, nei pressi di una fattoria didattica promossa dalla Regione Veneto. In essa particolarmente suggestiva è la Spirale delle Aromatiche, una sequenza di volute di muretti a secco disegnata secondo la successione di Fibonacci, nella quale i muretti stessi creano un microclima caldo umido adatto al prosperare delle piantine di lavanda salvia rosmarino elicriso e di tante altre; al centro una piccola pozza di acqua fresca consente alle api di dissetarsi.
La Musica infine coniuga modernità e tradizione. “Agghiastru” (olivastro), autore di black metal music e cantautore dialettale, lo conosciamo solo così, con il suo pseudonimo. Di sé dice: “ciò che non volevo essere, un siciliano cattolico borghese”. Suona con gli Inchiuvatu (inchiodato). Nel 1998 fonda una casa discografica, Scena Mediterranea, con la quale pubblica l’album Addisiu (io desidero, oppure Desiderio), e poi anche una compagnia teatrale. Nel 2008 esce un altro album: Disincantu. La sua musica è un pastiche di metal e siciliano.
La trovate sul suo sito: http://www.inchproductions.com
Anche l’album Saracena di Cesare Basile utilizza musica elettronica e strumenti tradizionali miscelati, come pure miscelati sono musica e versi per narrare il tema dell’esilio, l’esilio degli arabi dalla Sicilia dopo la conquista normanna (poesie di Ibn Hamdis, come quella celebre sulla Casa di Noto) accanto all’odierno esilio dei palestinesi (Mamud Darwish). In copertina l’olivo saraceno simbolo della nostra terra come di quella di Palestina.
Davvero ricca e caleidoscopica, dunque, questa rivista. Il prossimo numero, in uscita a giugno, sarà dedicato al tempo. Ultimo merito: il prezzo contenuto (10 euro un numero, 15 per due).
Chi volesse abbonarsi può scrivere a scorcirivista@gmail.com e nel frattempo visitare la pagina Facebook : @scorcirivista










