Sabato 5 aprile il Cln Resistenza si è ritrovato in piazza XXIV maggio a Milano per il secondo appuntamento dei primi sabato del mese – il precedente è stato il 1° marzo – per denunciare la censura e la disinformazione che i mezzi di comunicazione mainstream portano avanti in modo sempre più spudorato. Queste azioni fanno seguito ai nove mesi di presidio continuativo davanti alla Rai.
Diversi attivisti del gruppo si sono quindi dati appuntamento nella piazza con l’obbiettivo di sensibilizzare i passanti circa i gravi pericoli che la nostra libertà di pensiero, parola e azione stanno correndo e la complicità sia pure involontaria nei crimini contro l’umanità che si stanno consumando.
Gazebo e tanti manifesti quasi fosse una mostra che ha tappezzato la piazza con slogan quali: “La Democrazia è il potere di un popolo informato”, “Non c’è democrazia senza giornalismo libero”…
I volantini distribuiti ai passanti riportano episodi di censura di proiezioni, convegni e omissioni di notizie sui mezzi di informazione ormai all’ordine del giorno e ricordano che la censura mostra solo un colore della realtà, il resto è nascosto ed è gran parte della verità.
Una potente cassa ha fatto da sottofondo lanciando audio di interviste, servizi televisivi e tanti passaggi del profetico Giulietto Chiesa, che tanto ha detto a proposito della responsabilità dei media nel manipolare la Verità.
La scelta degli attivisti è quella di contattare le persone comuni, i passanti che in gran parte sembrano ignari o disinteressati al livello di mistificazione operato dai media mainstream. In questi momenti di incontro in piazza si percepisce una spaccatura fra quello che si può definire il mondo del dissenso attivo che agisce e si confronta, perlopiù al proprio interno, e la stragrande maggioranza delle persone che stanno fuori dalle bolle e passano indaffarate, indifferenti e talvolta ostili, riconoscendo nella azione di piazza un’insubordinazione e una minaccia all’ordine costituito.
Alcuni giovani si sono invece avvicinati interessati all’azione, riconoscendo la necessità di non poter più attendere ulteriormente a coinvolgersi. Sono piccoli semi di speranza da coltivare che ripagano della fatica che il muro di pensiero acritico genera e con il quale ci si confronta. Ma non si può che continuare…













