Come tutte le primavere, proprio quando il risveglio della vita si fa vedere sulle gemme degli alberi e nell’esplosione di colori delle fioriture degli arbusti, nel volo spensierato degli uccelli e nell’intenso lavoro delle api, ritorna anche il suo opposto, come un vento oscuro di morte. Non si tratta delle bizze della natura, ma di premeditato e studiato intervento umano. 

Parliamo delle esercitazioni di guerra che, regolarmente con l’arrivo della primavera si svolgono in Sardegna, isola scelta come teatro ideale per le simulazioni belliche, fatte con ordigni veri, che esplodono e deflagrano, per mettere i militari alla prova, in un contesto che sia il più prossimo possibile alla cruda realtà della guerra. Poco importa ai signori delle divise e delle armi se i cespugli s’incendiano, se la piccola fauna selvatica muore, se il suolo e il mare vengono avvelenati. Sono convinti che le basi e i poligoni militari siano casa loro, il luogo dove scuotersi gli stivali radioattivi.

Così il Ministero della Difesa rende noto, come un atto di routine, che dal 31 marzo si svolgerà l’esercitazione navale multinazionale “Mare aperto 2025”, con la partecipazione di seimila militari e di centoventi mezzi, tra navi, sommergibili, aerei, elicotteri e mezzi automatizzati, robot senza pilota. Un impiego di strumenti e di risorse economiche elefantiaco, con la sola ricaduta economica sulla Sardegna di un ulteriore aumento dell’inquinamento marino, terrestre ed atmosferico, con rischi elevati anche per la salute delle persone.

Va ricordato che per decenni e fino ad oggi il poligono di Capo Teulada ed in particolare la così detta Penisola Delta ed il mare adiacente, compresa l’Isola Rossa, compendio SIC, sono stati bersagliati ininterrottamente da bombe, missili e proiettili d’artiglieria, compresi i missili “Milan”, con scorie di uranio e torio. Lo stesso Stato maggiore dell’Esercito l’aveva definita “imbonificabile”, salvo poi fare marcia indietro, dopo i ricorsi legali delle associazioni ambientaliste ed antimilitariste della società civile sarda. Così adesso si registra l’assurdo che lo stesso Ministero della Difesa che aveva dichiarato di aver iniziato la procedura per avviare una prima bonifica, decreta le nuove esercitazioni. Un contorcimento legislativo che, piuttosto che disinfettare una ferita aperta, la lascia andare in cancrena.

Quest’ennesima grande esercitazione, che coinvolge otto paesi della NATO, compresi gli Stati Uniti, si svolge quest’anno in un periodo storico estremamente complicato, caratterizzato da un sistema socio-economico ormai palesemente insostenibile, con diseguaglianze allucinanti e diritti umani sempre più ristretti ed una natura saccheggiata che ci presenta il conto. Un sistema tecno-capitalistico globale che trova interessante che, in una fase economica difficile, si possano fare soldi sulle guerre e con le guerre, ovvero un sistema necro-tecno-capitalistico.

La Sardegna è sempre di più il luogo di sperimentazione di nuovi sistemi militari e di nuove armi, destinate ad uccidere, a devastare, a scatenare forse una guerra da cui nessuno sarà indenne. Ai sardi e a tutte le persone che hanno a cuore la pace, la responsabilità di resistere.