Consiglio Comunale di Milano del 5 novembre 2015.

Signor Presidente,

oggi davanti a Palazzo Marino ci sono due gruppi di manifestanti: il Sicet e i Rom di via Idro. Entrambi, pur nella loro diversità, vogliono porre all’attenzione dell’amministrazione comunale il problema della casa.

Il Sicet ricorda come ci siano in città 14.000 sfratti pendenti, la maggior parte dei quali per morosità, mentre la lista d’attesa per l’assegnazione di una casa popolare comprende 24.000 famiglie. L’altro gruppo di manifestanti contesta la decisione della nostra amministrazione di chiudere il campo rom di via Idro.

Quest’anno, come presidente della Commissione Pari Opportunità, ho partecipato a tre incontri sulla situazione Rom e Sinti a Milano.

Il primo, promosso dal NAGA l’11 marzo, presentava i dati di un’indagine sull’applicazione delle “Linee giuda Rom, Sinti e Caminanti” adottate dal Comune di Milano nel 2012 (il tutto è visibile in internet). In sintesi, il NAGA sottolinea e critica la politica degli sgomberi (dal gennaio a settembre 2014 -dati forniti dal comune- ci sono stati 191 sgomberi -5 per settimana-) e l’utilizzo dei 5 milioni e 691.000 euro del “Piano Maroni” essenzialmente per contrastare le irregolarità, degrado e illegalità soprattutto degli insediamenti spontanei, piuttosto che promuovere l’inclusione delle popolazioni Rom-Sinti-Caminanti. Gran parte delle risorse economiche sono state investite per misure emergenziali e temporanee come i CES –centri di emergenza sociale- (in pratica cointeners o stanzoni in cui vivono 20-30 persone) piuttosto che per il lavoro, l’integrazione scolastica o l’autocostruzione.

Il secondo incontro è stato promosso dalle ACLI il 13 ottobre e ha avuto come tema “La situazione giuridica dei Rom”. In quell’occasione la Caritas Ambrosiana ha presentato una ricerca sui Rom dell’area milanese confermando quanto rilevato dal NAGA.

Il 24 ottobre, infine, alla Casa dei Diritti si sono incontrate varie associazioni per raccontare la “situazione di Rom e Sinti a Milano”. Si è parlato, in quell’occasione, dell’imminenza della data del 3 novembre per gli abitanti del campo di via Idro. Da ieri, infatti, quel campo può essere sgomberato. Il 30 ottobre, 5 famiglie di Rom che vivono lì dal 1989, assieme al NAGA e con il supporto dell’Opera Nomadi e dell’associazione Amici di via Idro, hanno presentato un ricorso al TAR contro la delibera di giunta del 17 agosto scorso che prevede lo smantellamento del campo.

I 19 ricorrenti sono tutti cittadini italiani residenti a Milano, a cui è stato offerto, in luogo delle casette e piazzole in cui vivono, di essere alloggiati presso i Centri di Autonomia Abitativa (in questo caso il Ceas di Parco Lambro). In una specie di containers e per un periodo temporaneo. Tutto ciò in evidente contrasto con le linee guida che prevedevano l’assegnazione di case popolari o aiuti per l’autocostruzione.

Nel ricorso si cita l’art.8 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo che parla di “diritto al rispetto della vita privata e familiare”. I Ces e i Centri di Autonomia Abitativa restano strumenti all’interno di una logica “assistenziale”. Non si tratta di fornire assistenza, ma di attuare una politica volta all’indipendenza e alla dignità delle persone.
I cittadini italiani di via Idro non chiedono di rimanere per forza in quel luogo, ma che sia offerta loro un’alternativa che non rappresenti un peggioramento della situazione in cui vivono. La politica del superamento dei campi aveva al suo fondo un’idea di abitazioni più dignitose ed umane ma se non si offrono alternative condivise con gli interessati, si creano davvero quei “Nomadi per forza” di cui parla il NAGA.

Se persino l’assessore Granelli in un’intervista a Radio Popolare ammette che non sono delle vere e proprie case quelle che vengono proposte temporaneamente, perché chi abita in una situazione decente dovrebbe andarsene?

Ultima domanda: perché da molto tempo è solo l’assessorato alla sicurezza che si occupa di Rom? A me sembra indicare una scelta politica piuttosto strana (diciamo così) per un’amministrazione di centrosinistra.