Abbiamo analizzato talune letture del corteo, sfilato in modo del tutto nonviolento il 23 settembre scorso per le vie di Torino

Abbiamo voluto approfondire per fare chiarezza, anche riguardo ad una divisione tra violenti e “bravi ragazzi” diffusa a mezzo stampa, affrontando con Luca Sardo tre aspetti che hanno caratterizzato quella giornata di mobilitazione.

Il portavoce ci ha confermato che il problema emergenziale del clima e l’intersezione tra il temi della giustizia ambientale e della giustizia sociale hanno di fatto creato un grande movimento di massa, non solo studentesco. Gli studenti – i FFF lo sono a tutti gli effetti – muovono numeri in piazza che ad oggi nessuno è in grado di realizzare.

Abbiamo poi chiesto se era corretta la lettura che noi abbiamo dato ai fatti di via Montebello, quando il corteo è stato bloccato nonostante volesse, unito, sfilare e sostare durante un “flashmob” di grande valore umano per i ragazzi: appendere le foto di Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano de Seta sul luogo simbolo di Torino, a testimonianza della vicinanza della città alla tragica morte di questi ragazzi. Il corteo però non è stato lasciato passare, tanto meno sostare, davanti alla Mole Antonelliana.

Sardo ci ha confermato che a quel punto c’è stata quella che abbiamo sempre pensato fosse una normale dinamica di discussione – in poche parole: normale dialettica – all’interno del movimento in quel frangente. Di fronte al rifiuto della Questura occorreva decidere il da farsi. Come evidenziato dal portavoce, si è poi pervenuti, tramite le trattative con i funzionari delle FFOO alle quali abbiamo assistito, ad una soluzione che in parte ha soddisfatto il corteo.

Gli abbiamo poi chiesto se la Questura fosse al corrente del passaggio davanti alla Mole. Da cosa abbiamo evinto si è trattato di (un altro) “cortocircuito”. Non a caso usiamo la parola utilizzata da Lamorgese nella risposta in audizione parlamentare per i pestaggi del 28 gennaio in piazza Arbarello subiti dagli studenti. Non resta che sperare che da parte della Questura ci sia stata buona fede, che in futuro cerchi di comprendere bene le motivazioni, senza eventualmente utilizzare possibili disguidi di comunicazione come deterrenti alla libertà di manifestare, problema più volte denunciato da più parti a Torino.

Urge una puntualizzazione: con i ragazzi occorre che i giornalisti parlino, cerchino di capire senza pregiudizi cosa dicono, diano una una corretta informazione senza pontificare (ideologicamente?) sulla loro pelle. Perché diversamente si fa, inevitabilmente, disinformazione.

L’intervista a Luca Sardo (durata 4 minuti):