Non si capisce se il quotidiano ha una posizione ideologica o è incapace di leggere la politica dal basso

Un articolo della redazione torinese glorifica Luca Sardo, portavoce dei FFF, attribuendogli l’aver disinnescato violenze da parte dei centri sociali, in particolare dell’Askatasuna. Nell’articolo vengono virgolettate affermazioni decontestualizzate.

Abbiamo assistito personalmente alle trattative dei manifestanti, tra cui Luca Sardo, con le FFOO in via Montebello. Non abbiamo peraltro chiesto ai dirigenti di piazza il motivo del blocco del corteo, non siamo quindi a conoscenza dei motivi. Dalle parole dei manifestati è emerso che ci fosse un accordo con la Questura per raggiungere la Mole. Accordo che sembrava essere stato di 40 manifestanti e questa è semplicemente cronaca, non solo: le trattative sono state filmate, non da noi ma da altri operatori.

Si sta facendo sempre più frequente una prassi: quella di bloccare i cortei e lasciar passare poche persone proprio nei casi di flashmob dal forte contenuto simbolico. E’ successo anche al CPR di Torino con la “Carovane Migranti“: volevano portare un pericolosissimo mazzo di fiori all’ingresso della struttura. In quel caso non c’era alcun “eversore infiltrato” dell’Askatasuna.

Il blocco del corteo del Global Strike for Climate ha, ovviamente, fatto salire la tensione. Resta da capire il motivo per il quale la Questura abbia impedito al corteo di raggiungere la Mole. Di fatto i manifestanti lasciati passare per raggiungere la Mole erano meno di una decina e anche questa è semplicemente cronaca.

Una divisione tra buoni e cattivi quella di Repubblica: di fatto non ci sono stati incidenti o scontri nonostante il blocco del corteo. Il pensare che Luca Sardo potesse essere stato in grado di fermare una volontà reale di disordini è, in primo luogo, surreale. Se i disordini non ci sono stati è perché non c’era la volontà che ci fossero. Infatti dopo via Montebello il corteo è sfilato pacificamente, come peraltro aveva cominciato, fino al ponte della Gran Madre.

Certo da qui in poi si vedrà come l’ordine pubblico verrà gestito e se verrà realmente protetto, se ci sarà la volontà da parte dello Stato di preservarlo. La repressione del dissenso porterà inevitabilmente allo scontro. Storicamente è sempre stato così, succederà in tutta Italia. A quel punto cosa si dirà? Che l’Askatasuna è un branco di agitatori e terroristi infiltrato ovunque?

L’articolo cita Lamorgese, che nell’interrogazione parlamentare sui fatti del 28 gennaio in cui il movimento degli studenti, tra cui molti ragazzi minorenni, sono stati massacrati di botte dalla polizia, non ha saputo fare di meglio che dare a colpa ai soliti “cattivi”: l’Askatasuna, che s’infiltra. Lamorgese è stata “bacchettata” da Meloni perché non sopporta essere criticata in piazza. Dopo “l’avvertimento” di Meloni abbiamo assistito ai fatti di Palermo.

Le ragioni, o supposte tali, di ordine pubblico spesso si collocano in una zona grigia, se non “oscura”, rispetto al dettato determinato dalla Costituente antifascista, sul quale si regge lo Stato. La Costituzione italiana garantisce il diritto al dissenso e a manifestare. Il blocco di un corteo in assenza di disordini, come ad esempio avvenuto il 1° maggio a Torino, ma anche ieri, desta numerosi interrogativi.

Abbiamo una linea editoriale apertamente e dichiaratamente nonviolenta, certamente non appoggiamo azioni violente da parte di nessuno, neanche da parte delle FFOO. Tuttavia criminalizzare costantemente la base sociale appare di per sé come un atto di violenza.