È evidente: la paura cresce nelle menti, nei cuori, nell’animo. Negli individui e nei popoli. A livello locale e mondiale. Questa paura provoca angosce terribili, fughe, comportamenti irrazionali, conflitti, malessere e mal di vivere generalizzato, e una perdita di senso sempre più grande e profonda. L’oscurità sta vincendo… O quantomeno così potrebbe apparire!
Nel caos che ci circonda (dentro e fuori), abbiamo qualche margine di manovra come individui?
1. Fermarsi, osservare, comprendere le paure
La paura è una funzione molto importante nell’economia dello psichismo umano. È sana quando è la risposta (emotiva) istintiva di fronte a un pericolo tangibile. Si produce affinché venga data una risposta: fuggire dal pericolo o affrontarlo, ma con l’obiettivo di proteggere la vita.
Questa paura si trasforma in angoscia (emotiva) quando diventa irrazionale: non è presente alcun pericolo reale, ma si reagisce come se ci fosse. Le risposte date sono quindi tutte inadeguate poiché non hanno nulla di concreto da risolvere: la fuga si trasforma in un comportamento generalizzato; si fugge dal mondo, dagli altri, da sé stessi e i mezzi di fuga diventano distruttivi per il corpo (droghe, alcol, disturbi alimentari) e per la mente (giochi, distrazioni, consumi eccessivi, schermi…).
La paura assume una connotazione ancora più negativa quando si trasforma in ansia (mentale): iniziamo a produrre scenari catastrofici a cui crediamo: tutto andrà male, tutto è pericolo, non c’è via d’uscita, il futuro è chiuso. Questi scenari sono affermati come realtà e difesi come tali.
In sintesi: la paura di fronte al pericolo immediato: utile e salutare.
La paura angosciante: passionale, irrazionale e distruttiva.
La paura ansiosa: inutile, illusoria, offusca il presente, chiude il futuro.
Nella paura, l’individuo si sente e si crede solo al mondo!
Ma non è così:
«Non immaginare di essere solo nel tuo villaggio, nella tua città, sulla Terra e negli infiniti mondi.» [1]
2. Rendersi conto: è la fine di un’era.
È ovvio che le minacce sono «reali» in questo mondo alterato e violento. E i rischi derivanti dalle decisioni irrazionali, miopi e poco intelligenti dei governanti di questo mondo aumentano notevolmente i pericoli per tutti. Diffuse da media al servizio di valori antiumanistici, le «informazioni» sul mondo vicino e lontano che ci circonda non fanno altro che alimentare un’ansia generale e servono solo a giustificare decisioni prese che portano ad ancora più violenza e distruzione.
Siamo alla fine di un’era, alla fine di una civiltà, e tutti gli elementi della decadenza finale sono presenti: moltiplicazione dei conflitti armati, aumento della povertà e delle ingiustizie, indecenza dei potenti, epidemie e flagelli di ogni tipo, con – come corollario – l’aumento delle grandi paure dell’uomo anche nelle società dell’abbondanza: paura della solitudine, della fame, della povertà, della malattia e della morte.
Ma il proiettore potrebbe anche illuminare il fatto che ci sono sempre stati, e ci sono ancora, gli avanguardisti della civiltà futura… Coloro che cercano e lottano nel caos per uscire (e far uscire altri) dall’oscurità. Coloro che sentono che la Storia umana non si ferma qui, che si sta facendo, si sta scrivendo, e che ognuno può trovare il proprio ruolo da svolgere, coloro per i quali il futuro prevale sul presente, coloro che hanno fede nell’uomo e nelle sue possibilità.
È posizionandosi mentalmente in modo diverso che ognuno può prepararsi e contribuire alla grande svolta della Storia umana. Così, liberarsi dalla paura diventa una missione ed è importante tanto per sé stessi e i propri cari quanto per il resto dell’umanità.
Per questo c’è solo UNA soluzione: uscire dall’isolamento.
3. Scegliere le prospettive a partire da, tramite e per il “noi”
Possiamo agire sull’angoscia e l’ansia AGENDO. Ognuno può rendersi conto intenzionalmente che può sempre agire intorno a sé, in modo diverso dalla vecchia e logora direzione del “per me prima”. Agendo in gruppi i cui progetti riguardano o toccano insiemi umani, si recupera giustappunto il proprio posto di essere umano: cooperare a una costruzione che va oltre sé stessi. E anche se i progetti falliscono, in questo tentativo – tante volte ripetuto nel corso della Storia – di costruire un futuro migliore, la coscienza individuale si salva dalla paura.
Ma per farlo, è necessario unirsi ad altri.
È con questi altri che si può costruire altri scenari, ed è con altri che li si può realizzare; è con questi altri che si può far crescere concretamente altri valori. Quando si inizia a cooperare alla realizzazione di progetti la cui portata coinvolge individui al di fuori del proprio ambiente familiare, ci si sente «parte integrante» dell’opera creatrice umana. Inoltre, le paure diminuiscono perché l’individuo può contare sull’aiuto reciproco, può lui stesso dare aiuto, e sperimenta che – proiettando la sua azione al di là di sé stesso – lancia anche la sua intenzione ben oltre il presente. Il futuro si apre e rimane aperto, con prospettive, anche in circostanze sfavorevoli.
4. Riunire, far convergere i “noi”: la forza
Anziché sprecare le nostre belle energie in paure e ansie, sarà molto più costruttivo lavorare ovunque ci troviamo
• a una nuova forma di pensiero: più strutturale, imparando con determinazione a mettere in relazione più elementi, scegliendo di diventare più intelligenti;
• a fare spazio alla nuova sensibilità, che vediamo emergere sempre più nelle nuove generazioni, con più affetto, compassione e considerazione per il bene comune;
• a una cooperazione scelta all’interno delle associazioni e degli organismi, ma anche mettendo in relazione i gruppi tra loro. Che tutte le buone volontà convergano, si riuniscano, si sostengano, si completino e si rafforzino! Dobbiamo implementare veri fronti d’azione in tutti i campi dell’attività umana.
Tutti questi “noi” riuniti sono già i germi e i germogli della civiltà futura. E tutte queste azioni, da umili lavoratori, danno senso agli individui e ai gruppi (comunità, collettività, associazioni, …).
5. Ispirarsi, connettersi: nel profondo dell’anima umano vive qualcosa di molto grande
Tuttavia, il senso non è prestabilito. È l’essere umano stesso che dota di senso le sue relazioni, le sue azioni, la sua vita… o meno. È lui che, intenzionalmente, decide cosa ha senso per lui… o meno.
In ogni caso, l’essere umano in situazione di crisi, da solo o collettivamente, si interroga più profondamente sul valore della propria vita, ma anche sul senso dell’esistenza umana. È allora in grado di ascoltare e sentire risposte che provengono da qualcosa di più profondo, di più atemporale, ma anche di più fondamentale… Questa dimensione noetica, sempre presente negli individui e nei popoli, tradotta in correnti religiose e mistiche nel corso della Storia, questa profonda spiritualità irrompe con grande forza quando il futuro dell’essere umano è compromesso.
Si tratta di una spiritualità profonda, che nasce nella sua forma libera da dogmi e che, allo stesso tempo, è presente nel cuore dell’anima umano sin dalla notte dei tempi. Ha la capacità di liberare l’essere umano dalla paura, dalle angosce e dalle ansie. Praticato con libertà e per Necessità (ciò di cui abbiamo realmente bisogno), unisce l’umano al sacro (divino), ma anche gli esseri umani tra loro. Unisce, sostiene e conforta, illumina il cammino.
Nell’esperienza del Sacro che giace nel cuore dell’anima umana, degli individui e dei popoli, si rivela il futuro: l’essere umano passerà dalla preistoria alla storia pienamente umana. Ma per questo deve vincere le sue paure lavorando per l’Umano stesso, scegliendo come punto di riferimento la forza, la saggezza e la bontà, fondamento della futura Nazione Umana Universale, e ricordando che in lui giace, vive e talvolta irrompe qualcosa di molto grande e luminoso. E il futuro sarà diverso se l’individuo di oggi si lascerà ispirare da questa Intenzione evolutiva maggiore.










