Il testo che segue è il manifesto di impegno del Coordinamento della Rete di persone e realtà del Terzo Settore impegnate a favore degli ultimi, condiviso pubblicamente e consegnato ai media al termine della fiaccolata realizzata a Trieste nel significativo giorno di Natale, il 25 dicembre 2025, e che ha visto la partecipazione di circa 300 persone.
Durante la sosta in piazza Oberdan ai partecipanti è stato chiesto di togliersi la propria giacca e sedersi per terra, in solidarietà a quei migranti che devono vivere questi giorni all’aperto e al freddo.
Viviamo in una situazione di straordinaria gravità non solo per l’intensità e il numero dei conflitti in atto, ma perché appare oggi sempre più evidente il declino del lungo percorso con cui la comunità internazionale, dopo il male assoluto della II° guerra mondiale e dello sterminio di coloro che erano considerati “diversi, ha cercato di costruire un ordine internazionale basato sul rispetto dei diritti umani fondamentali e sul ripudio della guerra”. Si è trattato di un percorso segnato da incertezze e sconfitte, ma che oggi appare entrato in una crisi profonda; dobbiamo infatti riconoscere che i diritti delle persone, cittadini e non cittadini, non sono più al centro dell’azione di governo del territorio, in FVG come altrove.
Al centro delle politiche pubbliche troviamo gli utenti o, meglio, i clienti, ma non più le persone. In particolare chi è soggetto debole (con tutti i limiti di questa definizione) oggi non solo non è più destinatario di interventi che lo aiutino a superare la sua condizione, bensì diviene persino bersaglio privilegiato di azioni discriminatorie e violente che lo spingono verso un’ulteriore marginalizzazione sociale.
Ricordiamo infatti che in particolare che:
- è violenza abbandonare persone senza mezzi, sulla strada, esponendole alle intemperie e alla morte come successo ben quattro volte nel 2025 in questa regione (fatti che potrebbero succedere ancora in qualunque momento);
- è violenza voler smantellare quel grande cambiamento, oggetto di studio da parte del tutto il mondo, che fu la rivoluzione basagliana, per ripristinare forme estese e strutturali di reclusione per le persone con disagio mentale;
- è violenza non prevedere misure efficaci di sostegno, neanche minime, a coloro che, cittadini o stranieri, hanno un lavoro (spesso in condizioni di sfruttamento) ma che non consente loro di sopravvivere con quanto guadagnano e spesso nemmeno di trovare una casa;
- è violenza respingere, come successo tante volte ai confini del FVG, chi chiede asilo;
- è violenza ignorare le condizioni di trattamento inumano e degradante in cui si trovano coloro che sono rinchiusi nel CPR di Gradisca, dove nei confronti di persone che si trovano in una condizione di semplice irregolarità amministrativa, viene applicato un assurdo regime detentivo durissimo assimilabile persino, come evidenziato nel rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, a quello previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento carcerario.
È ora di fermare questo declino morale e sociale comprendendo che si tratta di un dramma che riguarda tutti, anche noi che viviamo “nelle nostre tiepide case” – come ci avrebbe ricordato Primo Levi – per affermare che le fondamenta su cui si basa la nostra società sono racchiuse nelle parole “Prima le persone”.
Le migrazioni non sono certo l’unica dimensione nella quale si attua la crisi dei diritti fondamentali ma esse sono il punto privilegiato da cui poter osservare con particolare chiarezza le distorsioni e le carenze generali delle politiche pubbliche. Arrivano in F.V.G. persone spinte da guerre e persecuzioni, o a volte dalla “sola” intenzione di voler cambiare una condizione di vita intollerabile.
I numeri sono assai modesti e si tratta di giovani, spesso giovanissimi, con capacità lavorative e professionali che in larga maggioranza non sono diretti né in FVG né in Italia, bensì in altri paesi europei. Una seria politica di governo di una regione come la nostra in piena crisi demografica, con punte di spopolamento allarmanti e con un divario crescente tra popolazione attiva e inattiva, dovrebbe evitare che chi è in arrivo non si fermi in FVG ma vada altrove, rendendo il nostro territorio solo uno sterile e pericoloso luogo di transito. Favorendo questa fuga, oltre a mostrare il suo volto peggiore, il FVG si impoverisce e si allontana dalle aree più dinamiche dell’Europa, tutte caratterizzate dalla capacità di attrarre ed includere popolazione straniera.
E’ urgente ripensare le politiche di governo del FVG ricordando che la ricchezza di questa terra, e di Trieste in particolare, è nata dalla mescolanza di genti, lingue e religioni diverse Chiediamo dunque a persone, associazioni e realtà formali e informali, anche molto diverse tra loro, di provare a superare le segmentazioni e la frequente mancanza di condivisione di percorsi comuni e di impegnarsi insieme per produrre cambiamenti che migliorino la vita dei cittadine/i italiani e straniere/i che vivono in FVG in condizioni di grave difficoltà e di coloro che vi arrivano per cercare protezione e una vita nuova. Vogliamo riconoscere la dignità di queste persone dimenticate e dare un altro corso alle loro e alle nostre vite.
Questo “cammino di Natale” 2025 per portare “luce tra gli ultimi” faccia crescere un sentimento di solidarietà umana che contrasti l’indifferenza e la cultura dello scarto oggi così diffuse e ci dia la speranza di dare nuova luce a menti, cuori ed animi di noi tutte/i.
C’impegneremo dunque a costruire laboratori di riflessione e proposte di cambiamento in FVG e ponti di dialogo e cooperazione con le regioni vicine e con tutte le aree del mondo da cui provengono i/le migranti per riaffermare le ragioni del rispetto dei diritti universali di ogni persona e della tutela della terra e dell’ambiente in cui viviamo.
Trieste, Natale 2025
Coordinamento regionale
Rete di persone ed enti del Terzo Settore
impegnata nel servizio agli ultimi e agli scartati










