Le annotazioni di Rete Ambientalista – Movimenti di Lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza dirama alla replica di Solvay e alle risposte dei suoi ‘sostenitori’ alessandrini dopo che le notizie sull’inchiesta di Greenpeace hanno reso i dati sulla diffusione di Pfas dallo stabilimento di Spinetta Marengo una verità di dominio pubblico.
 
Solvay riesce a controllare pressoché tutto.
Tutto il potere politico, dall’insabbiamento del disegno di legge Crucioli al patteggiamento con gli enti locali (Comune, ecc.).
Riesce a compiere impunemente il delitto perfetto con la Giustizia italiana (Alessandria).
Riesce a congelare i blandi regolamenti europei.
Riesce, anzichè chiudere le produzioni, a convincere qualche ambientalista conciliatore che sta conciliando ambiente e salute con i profitti.
Ma non riesce a zittire gli avversari con telefonate intimidatorie e lettere anonime (Balza).
Nè riesce a controllare tutti i grilli parlanti del sistema dell’informazione.
Infatti, dopo i nostri 1.300 articoli di questi anni in merito al disastro ecosanitario (www.rete-ambientalista.it) sono esplosi i titoli dei giornali e TV, più cubitali del nostro ‘Solvay di Spinetta Marengo scarica il 76% delle emissioni nazionali di gas fluorurati’: “Il report di Greenpeace ‘Respirare Pfas’ lancia l’allarme”… “Troppi veleni nell’aria, l’allarme di Greenpeace”… “Aria avvelenata”… “Da sola Solvay più della metà dell’inquinamento italiano”… “L’aria più inquinata in Italia è in provincia di Alessandria”… “I più inquinati”… “Lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo nel mirino del report Greenpeace”… “L’epicentro dei Pfas”… “L’incubo Pfas spaventa i cittadini”… “Spinetta Marengo e l’incubo Pfas: le emissioni della fabbrica fanno paura”… “Numeri impressionanti a Spinetta”… “C’è paura dopo il report sui veleni”… “Paura nell’aria già colpita dall’amianto”… “Le voci degli abitanti: ‘Stop alle lavorazioni’”… “L’ultimatum di tutti i comitati ‘Ora l’impianto va fermato’”.
Invero, Umberto Eco li avrebbe commentati ribadendo di nuovo Nulla di nuovo fra Tanaro e Bormida”
E, con la puntualità di un orologio belga, la multinazionale Solvay Syensqo ha prontamente reagito a condizionare l’opinione pubblica invitandola ad un rinfresco enogastronomico (evento “Fabbriche aperte”) e a leggersi le rassicurazioni di “autorevoli” personaggi.
Fra tutti, spiccano Federico Riboldi, l’assessore imbonitore della Regione Piemonte (storica complice di Solvay) che si era inventato una cosiddetta task force (https://www.rete-ambientalista.it/2024/11/02/brutta-aria-in-politica/) adibita ad annegare in un mare di informazioni tecniche tutti i drammatici dati ambientali e sanitari pur usciti dalla mafia di Arpa e Asl, da nove indagini epidemiologiche nella Fraschetta, a tacere i referti delle Università di Liegi e Aquisgrana, e Luigi Castello, primario di medicina interna dell’ospedale di Alessandria.
La “task force al rallentatore” è stata da Riboldi articolata in “commissione tecnica” e “commissione clinica”, cioè polverizzata in una pletora ininfluente di fedeli funzionari provinciali e regionali, nonché di eterogenei dirigenti sanitari per successive diagnosi e terapie a lungo termine, e Luigi Castello è stato nominato coordinatore della commissione clinica. Come da curriculum, Castello non si era mai allarmato della situazione sanitaria di Alessandria e dei suoi cancerogeni, e dunque ora, anche dopo il report di Greenpeace, ci tiene a non fare allarmismi”. Come potrebbe fare altrimenti?
A noi, francamente, la tempestiva e minimizzante presa di posizione del dottor Luigi Castello appare scientificamente scandalosa, e l’abbiamo trasmessa a chi è più competente di noi: è rimasto basito.
Perciò lo sfidiamo a sostenerla in un confronto pubblico (che possiamo organizzare) con un suo collega che in ambito nazionale e internazionale la pensa ben diversamente da lui.
Convincente al pari di Castello, cioè per nulla, è arrivata la replica di Solvay, con la credibilità di una multinazionale straniera che, a tacere l’altra maledetta ventina di tossicocancerogeni, ha negato che la popolazione italiana è stata esposta per decenni ai Pfas acclaratamente cancerogeni – inquinanti eterni come il Pfoa utilizzato ad Alessandria fino a 12 tonnellate l’anno per almeno trent’anni, acclaratamente associato ad effetti avversi all’apparato endocrino, cardiocircolatorio e al fegato, nonché allo sviluppo di tumori e nel caso dei bambini, esposti già durante la gravidanza, a malformazioni neurologiche.
Che credibilità può ancora essere attribuita a chi dichiara di avere già dismesso Pfoa e Adv, e in fase di dismissione il C6o4, mentre l’autorità ambientale locale non solo continua a trovarli – come emerge dalla campagna rilevamenti delle acque sotterranee del 2025 – ma li trova anche oltre la presunta barriera millantata dall’azienda per trattenerli. Tantè che il micro biomonitoraggio sulla popolazione residente vicino al polo chimico, condotto al rallentatore dalla complice Regione Piemonte, ha dimostrato che TUTTE le persone analizzate hanno questi tossici cancerogeni nel sangue, che i giovani sono particolarmente esposti e che dei tre Pfas sopra citati quello più trovato nel corpo delle persone sia l’Adv: un Pfas come il C6o4 inventato in Italia che l’azienda ha prodotto per trent’anni senza che nessuno ne sapesse alcunché.
Che credibilità sbugiardarsi sui numeri.
Secondo la matematica belga di Solvay, l’azienda avrebbe “ridotto del 90% le emissioni dei fluorurati negli ultimi cinque anni”. Secondo i dati Ispra elaborati da Greenpeace, invece, le emissioni sono passate da punte enormi dell’85% annue alle enormi del 55%. E tra il 2007 il 2023, secondo i dati del registro europeo ripresi da Greenpeace, lo stabilimento Solvay Syensqo di Spinetta Marengo ha emesso 2.828 tonnellate l’anno: da solo! il 75% di tutte le sostanze fluorurate rilasciate nell’atmosfera in Italia.
Cioè Solvay, da sola! attualmente emette più veleni di tutte le aziende italiane nel loro insieme.
E li concentra tutti sul territorio di Alessandria!!
Come consegue questo record?
Gran parte delle emissioni atmosferiche comunicate al Registro europeo per l’emissione e il trasporto di inquinanti (E-Prtr) non sono contemplate nell’autorizzazione approvata dalle autorità locali.
Inoltre, come emerge da documenti inediti, la maggior parte di queste emissioni sono sparate -su polmoni suolo acque- da camini che non hanno filtri dedicati all’abbattimento: dei 26 camini che emettono sostanze fluorurate solo 15 sono dotati di filtri per l’abbattimento, 11 ne sono privi; il 59 per cento delle emissioni di Pfas dell’intero stabilimento derivino da camini totalmente privi di impianti di depurazione.
Che credibilità, infine, può avere un inquinatore seriale che al momento del rinnovo dell’autorizzazione integrata (AIA) si era opposto alla pubblicazione dei dati?
E che ora, dopo che il Tar gli ha dato torto, vincola, complice la Provincia, la loro divulgazione al segreto industriale: li può visionare solo Legambiente… confidenzialmente, a patto che non li usi pubblicamente.
Una bella faccia “tosta”, se sappiamo che, per lo stesso tipo di contaminazione, lo Stato del New Jersey nel 2021 ha fatto causa alla consociata americana dell’azienda chiedendo tutte le informazioni ambientali e gli studi tossicologici. E in soli quattro anni è stata pattuita una piena bonifica dello stabilimento e un’ammenda di quasi 400 milioni di dollari.
Da parte sua, il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante (PD), aveva già anticipato il brindisi in onore del proprio conterraneo… con una querela per diffamazione a mezzo stampa (diffamazione aggravata, fino a tre anni di reclusione), avendolo “Tale Lino Balza” (sic) accusato dal punto di vista etico, politico e morale di non essersi impegnato a salvaguardia della salute dei suoi concittadini con comportamenti adeguati a far fronte alla gravissima situazione ambientale e sanitaria della Solvay di Spinetta Marengo: 1°) non ha emesso ordinanza sindacale e urgente di fermata delle produzioni inquinanti dentro e fuori il Comune, come imporrebbe quanto meno il principio di precauzione al sindaco massima autorità sanitaria locale, e 2°) ha addirittura patteggiato con Solvay l’uscita del Comune quale parte civile dal procedimento penale, facendo da consapevole apripista assolutorio per le altre parti civili istituzionali.
Questa pergamena dell’Ordine dei Giornalisti attesta che in questa vicenda Lino Balza, contribuendo al dibattito pubblico e alla vigilanza democratica, abbia onorato il diritto alla libertà di informazione non solo come cittadino, ma ancora una volta anche come modestissimo iscritto all’albo dei giornalisti dal 1985, e nella storica veste di militante ecopacifista del ‘Movimento di lotta per la salute Maccacaro’: “Insomma, in oltre 40 anni nessuno si è mai azzardato ad accusarmi di diffusione di notizie false o diffamatorie, semmai in altrettanti anni sono stato appieno tutelato dalla magistratura per lo stillicidio di pesanti rappresaglie della multinazionale chimica (licenziamento compreso) da me subite per aver diffuso-denunciato notizie vere e gravissime. La Giustizia mi ha sempre dato ragione come parte lesa in 7 cause in pretura, 4 in appello, 2 in cassazione”.