Si è svolta a Cagliari, dal pomeriggio del 5 alla mattinata del 7 dicembre 2025 la “Conferenza euro-mediterranea per la Pace”, dal titolo significativo “Nel MARE di Mezzo – Legami Mediterranei”. Organizzata da ARCI Sardegna con la collaborazione di Arci Nazionale e con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna. Impossibile fare una sintesi di tutti gli interventi altamente qualificati e la varietà delle persone che vi hanno preso parte. Mi soffermerò su alcuni interventi durante il pomeriggio e la serata del 5 dicembre. La Conferenza si è aperta con i saluti istituzionali e con la partecipazione della Presidente Alessandra Todde.

Entrando alla Ex-Manifattura Tabacchi, son balzati subito agli occhi alcuni volantini con la scritta STOP RWM, affissi da attivisti/e della campagna “Stop RWM”, che hanno esposto i volantini anche nella sala della conferenza. Essendo in prossimità della scadenza di presentazione del VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) sull’ampliamento della fabbrica di bombe RWM – Rheinmetall di Domusnovas/ Iglesias, le associazioni ricorrenti, avendo più volte richiesto un incontro con la Presidente della Regione, hanno sollecitato la Todde a prendere posizione.

La Presidente ha risposto che era disposta al confronto, ma che per il suo ruolo istituzionale e la serietà della sua persona, non poteva certo andare a manifestare davanti alla fabbrica di bombe. Risposta che non ha soddisfatto gli attivisti presenti. La Questione fabbrica di bombe e droni è stata ripresa nella sessione pomeridiana di sabato 6 dicembre su Economia e Pace.

Ex Manifattura Tabacchi, sala della Conferenza euro-mediterranea per la Pace (foto Youtube)

È seguito il primo atto della Conferenza con il focus sulla Palestina. Moderatrice, Silvia Stilli, direttrice di ARCS – Arci Cultura e Sviluppo. Avrebbe dovuto partecipare all’incontro anche Luisa Morgantini, portavoce di Assopace – Palestina, ma per motivi di salute non ha potuto.

La prima relazione è stata tenuta il professor Francesco Strazzari della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ha fatto un’analisi precisa della situazione geopolitica mondiale in cui si colloca la questione israelo-palestinese e il dramma storico della popolazione della Palestina, dal 7 ottobre 2023 sottoposta a un vero e proprio genocidio. “Campagne che si possono definire di pulizia etnica, pressione economica su un’agricoltura di sussistenza, blocco della mobilità attraverso l’utilizzo strategico delle strade, l’accesso e il transito e tra i mirati, più o meno, gli attacchi […] ai danni delle famiglie dei paesaggi, delle case più isolate, ma anche di villaggi.  Il governo d’Israele fa il lavoro “sporco” per l’Occidente, come cane da guardia degli interessi occidentali in Medio Oriente.  Il diritto internazionale è reso carta straccia, per cui le risoluzioni ONU sulla Palestina vengono totalmente disattese (non da oggi) e non c’è reazione, se non a parole, sul genocidio nella Striscia di Gaza e sui massacri in Cisgiordania.

Anche il direttore di REC-Remedial Education Center di Gaza, Husam Hamdouna ha messo l’accento sul silenzio riguardo al genocidio in atto a Gaza. L’organizzazione si occupa dei bisogni educativi della popolazione infantile, lavora per i diritti dei bambini e degli adulti intorno a loro, come insegnanti e familiari; in particolare di coloro che avevano vissuto traumi successivi alla guerra, che avevano difficoltà di apprendimento e disabilità o che vivevano situazioni familiari economiche disagiate. Il REC applica diversi programmi formativi, in una struttura che coinvolge centinaia di bambine e bambini tra i 4 e i 15 anni. Ma con la nuova invasione e la distruzione di Gaza, il REC ha subito molte perdite: i bombardamenti hanno danneggiato alcune delle strutture che si trovano perlopiù al Nord della Striscia e non possono essere raggiunte. Il lavoro delle operatrici e degli operatori, continua nonostante le difficoltà, per dare sollievo e supportare le famiglie, in particolare quelle con minori, e ritrovare un minimo di speranza.

Nel terzo intervento, Tina Marinari, coordinatrice campagne Amnesty International Italia, ha ribadito le posizioni di Amnesty nel suo rapporto sul genocidio a Gaza, a partire dalla definizione di genocidio. Si è concentrata su tre dei cinque atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio:

  • uccisione di membri del gruppo,
  • provocare loro seri danni fisici e mentali,
  • infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocare la sua distruzione fisica, in tutto o in parte.

Le prove: il danneggiamento e la distruzione su larga scala di infrastrutture e di altri oggetti indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile, ondate di sfollamenti forzati di massa in condizioni insicure e disumane e l’ostruzione o le restrizioni all’ingresso e alla consegna di forniture salvavita, compresi gli aiuti umanitari, e di servizi essenziali. Bombardamenti indiscriminati sulle città, palazzi, ospedali, scuole, mercati, moschee e chiese. La carestia indotta per l’impedimento da parte israeliana al passaggio degli aiuti umanitari; la fame usata come arma di guerra.
La condizione dell’intenzionalità di distruggere la popolazione è confermata dalle dichiarazioni di esponenti del governo israeliano, dopo il 7 ottobre 2023.

Martina Marinari ha pure raccontato delle testimonianze dirette su quanto accaduto e continua accadere alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza anche dopo la tregua, più farsa che realtà, perché ogni giorno ci sono uccisioni di persone, tra cui bambini e bambine.