Ieri, per la prima volta, una nave di soccorso della nuova alleanza Justice Fleet è stata detenuta per aver rifiutato di comunicare con il Centro congiunto di coordinamento dei soccorsi libico. La Justice Fleet non riconosce come legittimi gli attori marittimi libici a causa delle loro comprovate violazioni dei diritti umani, che costituiscono crimini contro l’umanità. L’Italia ha imposto il fermo della Humanity 1 nonostante l’equipaggio esperto abbia effettuato i soccorsi nel pieno rispetto del diritto internazionale, mentre gli attori libici sostenuti dall’UE continuano a violare la legge impunemente. Contro l’ostruzione al suo lavoro di salvataggio in mare SOS Humanity intraprenderà un’azione legale.

In seguito allo sbarco di 85 persone nel porto assegnato di Ortona (Italia) lunedì 1 dicembre, ed un fermo provvisorio di 8 giorni, il capitano della Humanity 1 ieri pomeriggio, ha ricevuto un ordine di fermo dalle autorità italiane: per 20 giorni, la nave di soccorso non potrà navigare e svolgere le sue operazioni di ricerca e soccorso, oltre a dover pagare una multa di 10.000 euro.

“Mentre gli attori criminali libici continuano a ricevere il sostegno dell’Europa, la nave Humanity 1, di cui c’è urgente bisogno, viene trattenuta per non aver comunicato con le autorità libiche”, afferma Marie Michel, esperta politica di SOS Humanity. “Le entità libiche violano sistematicamente il diritto internazionale, mettendo a rischio e uccidendo persone in difficoltà in mare, violando i loro diritti, minacciando e persino sparando alle navi di soccorso. Proprio la settimana scorsa, la nave Louise Michel è stata minacciata con munizioni vere dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Coordinarsi con loro significherebbe mettere in pericolo le persone in cerca di protezione e l’equipaggio della nostra nave di soccorso. Se qualcuno deve essere ritenuto responsabile delle violazioni dei diritti, non sono gli operatori umanitari, ma le autorità italiane e l’Unione Europea per aver sostenuto milizie violente e aver aggravato la pericolosa mancanza di capacità di soccorso in mare.”

Per evitare di legittimare attori marittimi con un storico ben documentato di violazioni dei diritti umani, SOS Humanity – come parte della nuova alleanza Justice Fleet – ha interrotto le comunicazioni con le autorità libiche durante la sua ultima missione. L’alleanza è stata fondata all’inizio di novembre 2025 da 13 organizzazioni di ricerca e soccorso e da altre organizzazioni umanitarie della società civile, in risposta a nove anni di brutalità e abusi, ampiamente documentati, commessi dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Diversi tribunali ed esperti legali hanno confermato che gli attori libici in mare non possono essere considerati autorità di ricerca e soccorso legittime. La missione independente di Fact-Finding delle Nazioni Unite ha riscontrato la complicità della cosiddetta Guardia Costiera libica in crimini contro l’umanità che ora sono stati sottoposti all’esame della Corte Penale Internazionale.

Allison West, consulente legale senior presso l’European Centre for Constitutional and Human Rights, spiega: «Il fermo della Humanity 1 crea un precedente pericoloso: quando le autorità italiane o altre autorità europee ordinano alle navi delle ONG di coordinarsi con le unità libiche, in realtà chiedono loro di partecipare a un sistema illegale. Obbedire a tali ordini comporta il rischio di complicità; pertanto, il rifiuto non è disobbedienza, ma rispetto del diritto internazionale».

Insieme alla Humanity 1, 36 navi di soccorso e 2 aerei civili hanno ricevuto ordini di fermo per un totale di 960 giorni dall’introduzione del decreto-legge Piantedosi nel febbraio 2023. Ciò limita fortemente le già scarse capacità operative nel Mediterraneo centrale.

“Mentre la Humanity 1 rimarrà bloccata in porto per venti giorni, molte persone potrebbero rischiare di perdere la vita in mare senza ricevere assistenza”, afferma Loic Glavany, capitano a bordo della Humanity 1. “Quando qualcuno è in pericolo in mare, è dovere e obbligo legale di ogni marinaio effettuare operazioni di ricerca e soccorso. Tuttavia, alla nostra nave viene impedito di soccorrere le persone in difficoltà. Solo la scorsa settimana, sei persone hanno perso la vita in mare ma avrebbero potuto essere salvate. Trattenendo la Humanity 1 in porto per motivi politici, il governo italiano si assumerà la responsabilità di ulteriori vittime”.

SOS Humanity chiede l’immediato rilascio della sua nave di soccorso e sta intraprendendo azioni legali contro la detenzione illegittima della Humanity 1 da parte del governo italiano.