La caduta della produzione industriale europea inizia tre anni fa con la guerra in Ucraina. Ora i dati ci raccontano un’altra storia. Senza gli aumenti di spesa pubblica generati dalla corsa al riarmo, l’economia europea crollerebbe portandosi nelle macerie i troni di cartone sui quali sono seduti i nostri leader. E si comprende quanto siano legati alla guerra se si guardano con freddezza questi dati, riportati in uno sferzante editoriale di Bloomberg del 2 dicembre u.s.
I popoli sopportano le sciagurate scelte di insulsi bonapartisti.
In Italia dall’ultimo sondaggio del Censis viene fuori un quadro contraddittorio: da una parte l’84% degli italiani tra i 18 e i 45 anni rifiuterebbe un’eventuale chiamata alle armi.
D’altra parte cresce l’illusione che una persona forte al comando possa proteggere quelle stesse famiglie che non manderebbero mai i propri figli a difendere la madre patria.
O forse è proprio la consapevolezza delle proprie fragilità che inconsciamente spinge le persone a cercare conforto e protezione nell’idea dell’ uomo forte? Abbiamo bisogno davvero di questa deriva meloniana? O non sarebbe meglio assumere una postura più diplomatica nelle relazioni internazionali, com’era nella tradizione politica italiana?
Preferisco l’umana poesia del disertore di Evian, che scrive al presidente il proprio rifiuto al compito ingrato di uccidere altri disgraziati, nonostante abbia vissuto il lutto della perdita dei propri familiari.
Presidente vai a combattere al posto mio, perché, se mandi i gendarmi a prendermi, dovranno spararmi.
Oggi l’Europa si è sparata sul piede, come afferma un ex diplomatico, rinunciando alla costruzione della pace, che inevitabilmente si dovrà fare prima o poi con i nemici. Forse i nostri leader bonapartisti non riescono più ad ascoltare l’umanità che vorrebbero governare con la repressione di un chiaro e forte dissenso popolare contro queste folli guerre, assurde, feroci, sanguinarie, quindi inaccettabili. Voi presidenti, siete i nemici dell’ umanità, parafrasando Brecht.
E il fuoco della Storia non brucerà i nostri sogni.
Anche in Germania gli studenti si rivoltano contro la leva militare, mentre l’apparato industriale si sta trasformando per fabbricare sistemi d’arma in quantità mai vista prima dai tempi di Hitler.
Concludendo mi sembra giusto riportare la domanda cruciale del filosofo Massimo Cacciari: “Perché ai cittadini non viene chiesto se preferiscono spendere 90 miliardi per il riarmo o investirli in scuole, sanità e ricerca?”
Caro prof. Cacciari, non lo chiederanno mai agli italiani, perché ha già risposto il Censis (2025): il 66% non vuole il riarmo.










