Se qualcuno vuole la versione for dummies della nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale degli Usa (da leggere integrale qui) può dare un’occhiata alla più recente dichiarazione di Thomas Barrack detto Tom, 78 anni, ambasciatore degli Usa in Turchia nonché inviato speciale di Donald Trump per la Siria.
Barrack è un uomo d’affari, grande conoscitore delle petromonarchie del Golfo Persico, dove ha fatto grandi investimenti e grandi profitti, e più in generale il Medio Oriente, dove ha stretto relazioni ai più alti livelli. Immobiliarista alla corte di The Donald e suo amico personal, nel 2010 salvò Jared Kushner, genero di Trump e all’epoca agli albori della sua carriera di venture capitalist, da un’ipotesi di fallimento investendo un congruo pacchetto di milioni di dollari.
Nonostante ciò, il 6 dicembre 2025 Barrack ha affermato:
“I cambiamenti di regime in realtà non hanno mai funzionato. Dal 1946 a oggi… in tutti questi anni, con l’intervento degli Stati Uniti, ci sono stati 93 colpi di Stato o cambiamenti di regime. Tutti sono falliti. Per questo i miei capi, il Segretario di Stato Rubio e il Presidente Trump, sono contrari ai cambiamenti di regime”.
https://x.com/SilviusBerthold/status/1997239795404111872?s=20
Fa impressione che a dirlo sia un funzionari di Stato americano, nonchè un fedelissimo di Trump. Sono 93 i colpi di Stato, quelli dichiarati, con il loro carico di morte, desaparecidos, torture, fosse comuni e molto altro senza che mai gli Stati Uniti siano stati obbligati, anche per senso di colpa, a rispondere dei loro crimini. Per non parlare dei processi politici popolari progressisti interrotti con la violenza made in USA – soprattutto in America Latina con i “gorilla” del Piano Condor – ciò in aperta violazione dei diritti umani e del diritto internazionale. Le ingerenze e manipolazioni elettorali, ultima quella di questi giorni in Honduras.
Cosa sono le sistematiche odierne aggressioni contro il Venezuela, Cuba, Siria, Palestina, etc. che avvengono con il regime di Trump se non ulteriori tentativi di colpo di Stato, regime-change o “rivoluzioni colorate”? Esse dimostrano che anche sotto il regime di Trump “cambiano i suonatori ma la musica non cambia” infatti la “musica” dell’imperialismo USA, in continuità, si perpetua nelle sue diverse forme politiche storicamente date, democratiche o repubblicane, per garantire gli interessi e l’egemonia del capitale USA, anche con la morte.
Si potrà anche porre termine, momentaneamente, ad una guerra ma in continuità con gli interessi del capitale USA. Vedasi l’amore di Donald Trump per i trattati di pace, come dimostrano le sue partecipazioni da mediatore alle ultime crisi: per esempio a quella tra Azerbaigian e Armenia (con il Corridoio di Zangezur assegnato per cento anni al controllo Usa), a quella tra India e Pakistan (con grandi progetti di scambi commerciali sull’uscio di casa della Cina), o, come ha ben raccontato Andrea Muratore in queste nostre pagine, convocando a Washington i leader di Congo e Ruanda per provare a siglare un’intesa che mette per lui sul piatto anche un succoso patto minerario con le vaste risorse congolesi.
Se gli USA si occupano di pace, è per fare affari, ovvero proteggere in altro modo quegli stessi interessi.
https://theglobalobserver.it/multimedia-barrack-i-cambiamenti-di-regime-non-hanno-mai-funzionato/
https://contropiano.org/editoriale/2025/12/08/lo-zio-sam-ora-ha-altro-da-fare-0189656










