È iniziato ieri il processo nei confronti di quattro attivisti per la giustizia climatica a seguito dell’opposizione al Decreto Penale di Condanna ricevuto in merito al blocco della Raffineria ENI di Sannazzaro del settembre 2023. I Decreti Penali, che condannavano gli attivisti al pagamento di una multa per un totale di quasi 4000€, riguardavano i reati di imbrattamento, violenza privata e invasione di terreno privato.

Con la prima udienza di ieri, è stata anche presentata la richiesta da parte degli imputati di un percorso di giustizia riparativa, uno strumento, spiegano gli attivisti, che idealmente dà continuità alla volontà di costruire un dialogo con l’azienda ENI che mostri concretamente la volontà di un più che mai necessario cambio di passo nei suoi investimenti.

Per noi è inaccettabile che, a pochi giorni dall’inizio della COP30 in Brasile, il più importante incontro ONU sui cambiamenti climatici, sia ancora necessario riconoscere quello che la scienza dice da decenni: è in ballo l’esistenza di tutti noi e fingiamo di non riconoscere che i colpevoli sono identificabili e visibili. Proprio il ritardo della presentazione degli NDC dell’Italia, i nostri obiettivi climatici alla COP30, è causato dalla lentezza del nostro governo a contrastare gli interessi delle aziende fossili.

Il movimento conclude ricordando che è attiva una raccolta fondi per le spese legali. Seguiranno aggiornamenti sulle prossime udienze. Link alla raccolta fondi