Entro il 2035, il 60% delle competenze richieste ai docenti italiani sarà ridefinito dall’impatto dell’intelligenza artificiale (IA), della digitalizzazione e dall’evoluzione delle metodologie didattiche. Solo il 36% delle competenze rimarrà stabile. E’ quanto si legge nel nuovo studio “La professione docente nella scuola di domani”, realizzato da EY in collaborazione con Sanoma Italia. Una ricerca basata su strumenti di analisi predittiva, che analizza l’evoluzione delle competenze dei docenti per livello di istruzione e area disciplinare, anticipando trend futuri e rischi di obsolescenza.
Lo studio evidenzia tre direttrici fondamentali che guideranno l’evoluzione delle competenze dei docenti nei prossimi dieci anni, in risposta a un contesto scolastico radicalmente trasformato. L’integrazione di agenti intelligenti e strumenti digitali avanzati permetterà di automatizzare attività standardizzate, pur mantenendo centrale il ruolo del docente nelle scelte pedagogiche e nel percorso educativo degli studenti. In parallelo, le competenze relazionali, adattive ed emotive diventeranno determinanti nell’esperienza didattica delle nuove generazioni, abituate alle interazioni digitali, ma bisognose di connessioni umane autentiche. Infine, la didattica si orienterà verso modelli personalizzati e data-driven, con l’uso di piattaforme interattive e strumenti di monitoraggio in tempo reale che richiederanno nuove abilità in ambito data literacy e progettazione digitale. Questo cambiamento si inserisce in un quadro in cui il divario tra competenze scolastiche degli studenti e richieste del mercato del lavoro ha raggiunto in Italia il 47%, superando la media OCSE del 40,9%, e rendendo fondamentale un ripensamento sistemico della formazione docente.
La ricerca condotta evidenzia come l’evoluzione delle competenze dei docenti seguirà traiettorie differenti in funzione del grado scolastico e dell’area disciplinare. Nella scuola primaria, il modello stima che oltre il 40% delle competenze sarà ridefinito e questo a supporto delle competenze legate alla personalizzazione didattica e allo sviluppo personale. Tra le nuove abilità figurano l’uso di strumenti digitali interattivi, l’implementazione di attività didattiche cross‑modali [1]e di protocolli di inclusione digitale. Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, il docente manterrà un profilo più verticale, centrato su un nucleo di competenze legate al supporto emotivo e sociale degli studenti – infatti, secondo il modello, il 39% di queste competenze risulterà stabile. Nella scuola secondaria di I grado, invece, l’evoluzione si articolerà per area disciplinare. Nell’ambito scientifico, il 44% delle competenze subirà una trasformazione orientata alla tecnologizzazione e alla personalizzazione della didattica, mentre il 36% sarà rafforzato nella dimensione relazionale e formativa. Il 27% delle competenze sarà introdotto come nuovo requisito professionale, in integrazione con la funzione amministrativa, evidenziando un ampliamento del ruolo docente. Nell’area umanistica, la trasformazione sarà più accentuata: il 41% delle competenze relative al nucleo di comunicazione e insegnamenti evolverà verso la facilitazione espressiva e la personalizzazione, attraverso l’introduzione di strumenti per l’analisi semantica dei testi, assistenti virtuali alla scrittura e ambienti di confronto peer-to-peer. Nella scuola secondaria di II grado, l’area scientifica registrerà un’evoluzione del 42% delle competenze nell’ambito della personalizzazione, adattamento didattico, sostegno e supporto individualizzato.
Nell’area umanistica, il 55% delle competenze evolverà e il 12% sarà esposto al rischio di sostituzione da parte dell’IA, soprattutto per attività come la generazione di contenuti e l’analisi semantica dei testi. Inoltre, il 38% delle competenze afferenti al nucleo “sostegno e supporto individualizzato” sarà rafforzato o ridefinito in chiave emotiva, con particolare attenzione alla mindfulness e alla resilienza relazionale. Infine, il ruolo dei docenti di sostegno evolverà verso una funzione di interfaccia tra studenti, tecnologie e famiglie. Entro il 2035, il 40% delle competenze sarà ridefinito, con un focus su adattamento della didattica, supporto emotivo e utilizzo di strumenti digitali per l’inclusione. Tra le competenze emergenti si segnalano la co-progettazione con chatbot [2] educativi, la gestione di ambienti digitali sicuri e la promozione della consapevolezza digitale.
“Questi dati, si legge nelle conclusioni del rapporto, indicano la necessità di ripensare i programmi formativi per il personale scolastico non solo in funzione dell’aggiornamento tecnologico, ma come interventi di riconfigurazione professionale. I percorsi dovranno integrare tre linee d’azione: a. Formazione tecnica sull’uso consapevole e integrato dell’IA e dei sistemi digitali intelligenti, calibrata sui diversi gradi scolastici. b. Sviluppo delle competenze socio-emotive, narrative, relazionali, con un’attenzione alla dimensione etica, interculturale e inclusiva. c. Ristrutturazione dei modelli valutativi, didattici e organizzativi, con l’introduzione di strumenti automatizzati che liberino tempo per l’interazione pedagogica di qualità”.
Qui per scaricare il report: https://www.ey.com/it_it/functional/forms/download/ey-sanoma-competenze-docenti
[1] Cross modale” descrive la capacità del cervello di integrare stimoli sensoriali diversi. Per esempio, il cervello può combinare informazioni visive (un volto) e uditive (una voce) per identificare una singola persona. Questo processo, chiamato anche integrazione cross-modale, è fondamentale per la percezione unitaria del mondo.
[2] Un chatbot è un programma informatico che simula una conversazione umana, utilizzando testo o voce per rispondere a domande, fornire informazioni o eseguire azioni.










