Questo articolo è un po’ il naturale seguito dell’articolo che avevo intitolato “Perché noi europei continuiamo ad aiutare economicamente gli Stati Uniti?

Il fattore comune sono i nostri risparmi, che diamo in gestione a banche o altri operatori come SGR o comunque professionisti della gestione del denaro. E i risparmiatori che compiono questa azione si dividono in due categorie: chi proattivamente indica specificatamente DOVE investire e dove NON investire, e quelli che invece non lo fanno.

Quelli che non lo fanno pertanto lasciano libero il professionista/la banca/il fondo di investimento, di scegliere loro dove investire, e a questo punto costoro possono tranquillamente scegliere, tra i vari settori, oltre all’acquisto di titoli USA (come spiegato nell’articolo precedentemente menzionato), anche quello delle armi, storicamente molto redditizio e che è assolutamente preso attentamente in considerazione dagli operatori finanziari.

Poco importa se il settore bellico è tra quelli che produce il minore impatto positivo generale in termini strettamente di sviluppo economico, meno ancora che i suoi “prodotti” generino enormi quantità dolore e disperazione.

A questo punto la domanda che potrebbe sorgere spontaneamente è più o meno questa: “ma io cittadino che investo, ed io professionista che gestisco il risparmio, posso sapere e ancora più importante, so effettivamente se sto investendo anche in armi?”. Ora la risposta teorica è un secco “sì”, ci mancherebbe altro che, volendo, non sia possibile sapere come esattamente vengono investiti i miei soldi, ma in pratica la risposta reale ad oggi non è un secco “sì” oppure “no”, ma un misto, perché le norme relative sono, a mio avviso come in decine di altri casi, volutamente “torbide”. Difatti ci sono Fondi che si intitolano “sostenibili” e a cui però le norme europee non vietano di investire anche in armi “non controverse”; a parte la terribile ipocrisia del separare le armi in “controverse” e “non controverse”, come se le prime non uccidessero, a questo punto chi investe in tale fondo dovrebbe prendersi la briga di verificare nel dettaglio cosa acquista in dettaglio, e continuare a controllare costantemente. 

La storia insegna che, da sempre, chi governa è chi ha molto denaro, perché di fatto molto denaro significa molto potere. E l’enorme potere economico delle industrie belliche ha pesantemente “influenzato” l’Unione Europea, e il risultato è che “La Commissione europea e l’ESMA sottolineano che i fondi sostenibili possono includere società della difesa a determinate condizioni.”, e più in generale ha prodotto il classico “intorbidimento delle acque”, con norme appunto poco chiare, univoche e in continuo aggiustamento/mutamento a favore della filiera bellica, e il risultato è che negli ultimi anni, anche stante il fatto che le armi rendono molto, è raddoppiato il volume del risparmio gestito che finanzia tale settore.

Insomma, ancora una volta stiamo barattando un futuro più pacifico e sereno per i nostri figli/nipoti, in cambio di un po’ di soldi, come recita il modo di dire “pochi, maledetti, ma subito!”.

Al di là quindi dell’oggettiva difficoltà, per un cittadino o un professionista, ad esaminare dettagliatamente ogni singolo strumento di investimento, per decidere se investire un meno, la soluzione STRUTTURALE è semplice ed ovvia, e cioè far gestire i propri denari a quei soggetti della finanza etica che perentoriamente si tengono lontanissimi dalle armi, come segnalato anche nella seconda parte del già richiamato articolo. Ed è per questo che ancora una volta mi appello a tutti, affinché, al di la delle proteste, ciascuno AGISCA con l’unico linguaggio che il potere economico capisce, quello del denaro. E questo si fa banalmente smettendo di utilizzare banche/assicurazioni/compagnie elettriche che non siano etiche, e se qualcuno, leggendo questa frase, sorridesse pensando che io sia un ingenuo, e che queste alternative etiche non esistano, lo invito a infomarsi meglio e verificare, esistono eccome e io personalmente ne faccio parte e uso da molti anni. Pace.