Gaza

Distruzione totale della vita a Gaza. È il piano militare israeliano per completare il genocidio e deportare la popolazione. L’esercito israeliano ha abbattuto il terzo palazzo in tre giorni, con missili anti bunker vietati internazionalmente in zone civili abitate.

Palazzo abbattuto. È deportazione forzata. Netanyahu e il suo esercito vogliono buttare i palestinesi a mare.

Da nord e da est, Israele sta creando il deserto attorno alla popolazione con bombardamenti aerei, artiglieria e droni. I soldati mandano in avanscoperta i robot esplosivi per distruggere i ruderi dove la gente si rifugiava.

Le zone definite orwellianamente “umanitarie” dalla propaganda israeliana sono state bombardate, provocando decine di morti e centinaia di feriti.

L’unica via di fuga davanti alla gente di Gaza città è di buttarsi a mare “volontariamente”, come dice un ex direttore di giornale scorta mediatica del genocidio.

Nella giornata di ieri sono stati trasferiti negli ospedali 87 corpi di persone uccise e 409 ferite. Tra di loro, le vittime della distribuzione di aiuti sono state 31 persone uccise e 132 ferite. Più che centri di aiuti, sono trappole mortali: tra gli affamati alla ricerca di un sacco di farina sono stati uccise da maggio 2.416 persone e ferite altre 17.709.

Cisgiordania

L’offensiva israeliana in Cisgiordania per la deportazione della popolazione autoctona e la sua sostituzione con coloni arrivati da ogni dove, come avvenne dopo la seconda guerra mondiale nella Nakba del 1948, è coordinata tra coloni e esercito e si concretizza a diversi livelli. “Vogliono distruggere la nostra economia, per cacciarci dalla nostra terra,” ci ha detto un attivista che assisteva impotente alle devastazioni dei coloni protetti dai soldati. “Appena cominciamo a lanciare pietre per allontanare i coloni, i soldati sparano. Avviene tutti i giorni.”

Trattative

Sul tavolo del negoziato indiretto torna l’idea di una proposta complessiva: la liberazione di tutti gli ostaggi in cambio della liberazione di migliaia di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e la fine dell’aggressione. La proposta è statunitense, accompagnata da minacce esplicite da Trump di “giorni neri” se Hamas rifiutasse. Come se quello che sta facendo Israele per la popolazione non fosse sufficiente ad annientare la vita.

Secondo rivelazioni della stampa israeliana, l’inviato speciale USA Wittkof ha fatto pervenire a Hamas tramite mediatori privati (imprenditori palestinesi di nazionalità statunitense) e non tramite Egitto e Qatar, la proposta “prendere o lasciare”: rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti, il primo giorno della tregua in cambio della liberazione di oltre mille detenuti palestinesi. “Trump garantisce la fine della guerra fino alla conclusione del negoziato”.

Hamas ha emesso un comunicato dove dichiara di accettare la proposta, la consegna dell’amministrazione di Gaza ad una commissione palestinese formata da tecnici e chiede garanzie certe del ritiro israeliano.

Il portavoce del governo israeliano ha affermato che “la fine della guerra avverrà alle nostre condizioni”, cioè il disarmo di Hamas, che la versione statunitense trapelata non prevede esplicitamente.

Global Sumud Flotilla

Le navi partite dalla Spagna sono arrivate ieri sera a Tunisi, dove sono state accolte da una folla sterminata di cittadini.

Le barche e le navi dall’Italia partiranno mercoledì da Catania e Siracusa.

Il tracker della navigazione della Flotilla vi permetterà di seguire sul web la localizzazione delle barche e navi in viaggio verso le coste di Gaza:

Controllo pass a passo di GSF

Solidarietà con la Palestina in Italia 

Migliaia di manifestazioni sono state organizzate nel fine settimana in ogni angolo d’Italia. Non si contano anche le iniziative individuali con la bandiera palestinese sul balcone per sfidare divieti e intimidazioni da parte di autorità senza cuore e senza anima e soprattutto in contrasto con la Costituzione.

Ogni giorno in piazza del Duomo di Milano, dal 16 giugno, si tiene un flash-mob silenzioso con lettura di poesie contro il genocidio compiuto da Israele a Gaza.