In difesa e apprezzamento del video delle due sanitarie toscane che hanno simbolicamente cestinato prodotti israeliani TEVA e che sono state attaccate in rete in modo sciocco e pesante
Da essere umano che ringrazia in ogni momento di non essere sotto i cieli di Gaza e da ex insegnante per quasi 20 anni in varie scuole Infermieri delle Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, rispondo alla domanda nel titolo, a favore della Dottoressa e dell’Infermiera della Casa della Salute di Pratovecchio (Arezzo).
Queste si sono filmate mentre esprimevano con un gesto simbolico, ma concreto ed eticamente molto lodevole, come si può utilmente tentare di costringere a cessare il fuoco.
Ciò che sta accadendo ora è sempre più lontano dalla volontà della gente, Ebrei di Israele e della Diaspora compresi, ma frutto di calcolo politico elettorale. Si tratta seppure con un piccolo gesto di lotta non violenta che si chiama boicottaggio, di far sì che un Governo quale quello di Netanyahu in Israele cessi quella terribile persecuzione ora diventata sterminio.
Uno sterminio che è ora un vero e proprio genocidio in quanto mirato ad un gruppo etnico specifico, nella fattispecie la popolazione palestinese. Bisogna dire con un occhio particolare su bambine e bambini (132.000 bambini in questo momento sono a rischio di morte per carestia – Fonte IPC Onu contestata da Israele che ha deciso di sostituirsi a tutto e a tutti compresi gli Organismi internazionali).
La persecuzione che da decenni è subita anche come occupazione illegale di terra e acqua e sottrazione di diritti, non è iniziata purtroppo solo dal terribile 7 ottobre. Sono civili per l’83% le vittime di quello che la Corte Internazionale di Giustizia ritiene un vero e proprio genocidio.
Ma tornando alla Dottoressa e all’Infermiera… se fossero ancora sui banchi di scuola, non solo non dovrebbero essere bocciate ma anzi encomiate con tutte le lodi ed il rispetto che si meritano coloro le quali sanno bene che cosa significhi il prendersi cura dei pazienti, cioè di chi soffre, o ha bisogno di aiuto per la nascita di nuove creature come le madri gravide ad alto rischio sotto le bombe e malnutrite a Gaza.
E sanno che non sostenere la sanità pubblica non è certo gettare in un cestino due prodotti gratuiti -non in orario di lavoro tra l’altro- della ditta farmaceutica israeliana TEVA, poi recuperati pure tra mille scuse e con minacce di licenziamento sotto la gogna mediatica e di politici alleati di governi che i luoghi della cura (gli Ospedali) preferiscono bombardare.
Francesca Molinari, Donne in Nero di Piacenza










