Ci siamo dati appuntamento stamattina alle sei, davanti alla casa di Brigitte, che aveva ospitato alcuni dei partecipanti alla marcia for Gaza. Quattro in tutto più Vito che veniva da Olevano, Luigi che ci avrebbe aspettato al ponte sul Ticino e il sottoscritto.

L’iniziativa arriva dal Santuario d’Oropa, dalla montagna a piedi per decine di chilometri. Centinaia di pellegrini e manifestanti avevano percorso le vallate sino a Santhià

Con la bandiera prestinese in mano, per parlare di un popolo distrutto e per chiedere che un minimo di aiuti umanitari, potesse entrare nella striscia per evitare la barbarie peggiore. Nei luoghi dove il gruppo si è fermato, sono state raccolte firme che poi oggi la comitiva, una parte arrivati in bici un’altra in treno, ha consegnato al prefetto di Milano. Così è stato.

Alle dieci eravamo arrivati in bici al Giardino Montanelli accolti dagli applausi, poi dopo una lunga attesa una nostra rappresentanza di un paio di persone era stata ricevuta da un funzionario del Prefetto. A lui sono state consegnate le firme raccolte nel pellegrinaggio laico, tra cui anche la cinquantina di firme di Mortara. Soprattutto sono state spiegate le motivazioni di questo cammino, che aveva suscitato molte entusiasmo nei territori attraversati. In alcuni luoghi addirittura sindaci, Pro Loco e persino una banda erano andata loro incontro, per il piacere di aggiungere le loro voci e le loro firme ad una iniziativa di giustizia. Cibo e ospedali e stop alle barbarie a Gaza.

Una bambola era stata trovata pochi giorni fa tra le macerie a Gaza. Questo fatto se vuoi minimale e simbolico, mi aveva convinto a partecipare. Ci sono foto in cui puoi leggere tutto l’orrore e la violenza del mondo, ci sono foto che anche la notte sogni e ti impedisce di essere indifferente. Giorno dopo giorno vediamo le immagini che arrivano da Gaza, ma è come se non le vedessimo davvero. Il dolore ci scorre davanti, ma non riusciamo più a reagire. Troppo crudeltà, troppo ripetuto, troppo lontano. Cosa fare? Questo ci chiediamo.

Così abbiamo assunto, ognuno alla sua maniera, una parte di questo dolore e lo abbiamo portato con noi alla Prefettura di Milano. La popolazione di Gaza per il 50% ha meno di 18 anni, oggi mancano dall’appello 380.000 persone e la metà sono bambini. Il 44% dei morti sono minorenni. Siamo di fronte a una strage di una generazione intera, i bambini non sono morti solo sotto le bombe ma anche di stenti, di disidratazione, per le ferite non curate, per il crollo dell’incubatrici, per le medicine inesistenti, per i reparti pediatrici distrutti. La fama stessa è diventata un’arma, la carestia programmata ha falciato intere comunità.

Questi bambini non hanno una fotografia, non hanno un nome, non hanno una storia. Sono spariti completamente dal mondo. Eppure anche noi in qualche modo abbiamo provveduto a cancellarli. Questa marcia che vuol essere la prima di tante altre, vuole portare alla conoscenza e alla luce del sole nomi e visi di questa tragedia. Il gruppo capitanato da Ettore era di diversa composizione ma tutti erano particolarmente simpatici.

Per quanto mi riguarda non avevo una bici all’altezza, ma sono riuscito in tre ore, a percorrere lo spazio da qui alla metropoli, convinto che a volte è necessario sudare un poco, per segnalare la vergogna di un mondo che sta diventando sempre più disumano.

Adriano Arlenghi di Mortara