Pubblichiamo con l’autorizzazione dell’autore la lettera al direttore del Corriere dell’Umbria di fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento di San Francesco ad Assisi.

Caro Direttore,
ho letto con attenzione l’intervista all’ambasciatore israeliano apparsa sul Corriere dell’Umbria. Ti ringrazio per aver offerto anche questo importante contributo per la conoscenza delle varie posizioni in gioco nella drammatica vicenda che insanguina il Medio Oriente.

Grazie anche per aver suggerito all’interlocutore la possibilità che Assisi possa ospitare “un confronto tra Israele e le parti avverse” attraverso cui avviare “un processo di dialogo, anche informale, che possa almeno far tacere le armi”. La risposta dell’Ambasciatore tiene aperta questa possibilità, e ciò mi dà speranza.

La testimonianza di San Francesco, uomo di pace, dialogo e riconciliazione, confermata a più riprese nella storia della sua città e in particolare nel luogo dove sono venerati i suoi resti mortali, attraverso eventi che hanno lasciato un segno importante nella memoria collettiva – basti ricordare la grande convocazione della religioni per la pace da parte di San Giovanni Paolo II nel 1986 e la firma, da parte di Papa Francesco, dell’enciclica sulla Fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti” il 3 ottobre 2020 – è ancora oggi la fonte da cui scaturisce un’ampia disponibilità da parte di noi frati del Sacro Convento e, sono sicuro, di tutta la compagine civile ed ecclesiale assisana, ad ospitare dei colloqui di pace che speriamo possano aiutare a porre fine alla barbarie ormai imperante in Terra Santa e in tanti altri luoghi del mondo.

Certo, per incontrarsi occorre la disponibilità al dialogo e al pensare la pace insieme. Occorre non porre delle precondizioni all’ascolto dell’altro. Occorre giungere disarmati a parlarsi, come San Francesco e il Sultano, per riuscire a essere disarmanti! In questo senso apprezzo molto ciò che Papa Leone sta dicendo fin dal giorno della sua elezione e che di recente ha espresso in modo estremamente chiaro e forte: “Come si può credere, dopo secoli di storia, che le azioni belliche portino la pace e non si ritorcano contro chi le ha condotte? Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune? Come si può continuare a tradire i desideri di pace dei popoli con le false propagande del riarmo, nella vana illusione che la supremazia risolva i problemi anziché alimentare odio e vendetta?” (26 giugno all’Assemblea ROACO).

Quindi siano benvenuti ad Assisi coloro che vogliono fare pace. Noi frati ci impegniamo in primo luogo nella preghiera per questo. E in ogni caso, ad Assisi, a Roma o in qualsiasi altro luogo nel mondo si giunga ad accordi duraturi perché sia pace vera e non semplicemente equilibrio della deterrenza.

Fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento di San Francesco ad Assisi