E’ morto a 84 anni Edoardo Boncinelli, fisico, biologo, divulgatore scientifico e genetista di caratura mondiale. Nato a Rodi nel 1941, cresciuto a Firenze, laureato in fisica e convertitosi alla biologia, Boncinelli è stato tra i primi a identificare i geni “architetti” dello sviluppo umano, nel 1985, insieme ad Antonio Simeone. Poi il suo interesse si spostò sulle neuroscienze, la guida di centri di ricerca d’eccellenza tra Napoli, Milano e Trieste, e una produzione scientifica vastissima.

I suoi libri, da “I nostri geni” a “Il cervello, la mente e l’anima”, avevano il dono della parresia. Ateo dichiarato, ha smontato con rigore le derive creazioniste. Negli ultimi anni ha affrontato la malattia scrivendo, con lucidità e senza retorica, “Io e lei” ed “Essere vivi e basta”.

Sicuramente un grande scienziato e una grande persona ma che, come tutti gli scienziati occidentali, ha fatto del riduzionismo scientifico e del determinismo biologico la sua “filosofia”. Metto tra virgolette questa parola perchè in realtà Boncinelli, soprattutto negli ultimi anni della sua vita, è diventato un grande avversario della filosofia.

Nel suo libro “La farfalla e la crisalide” (Raffaello Cortina Editore) ripercorre la storia della filosofia (la crisalide) per dimostrare come questa disciplina sia maturata sviluppandosi in scienza (la farfalla) con l’obiettivo di definire il primato gerarchico della scienza su tutte le altre discipline, quasi a paragonare la filosofia ad un passatempo infantile.

In un’intervista dell’8 ottobre 2018 a La Repubblica prende di mira la filosofia affermando di amarla perchè lo diverte ed ammettendo di avere una “certa sfiducia nel potere conoscitivo ed educativo di questa disciplina”. Ha dichiarato a riguardo della filosofia: “È una grande tavolozza che mostra quante cose abbia inventato il cervello umano che non hanno nulla a che fare con la realtà”. Tutto ciò nonostante abbia insegnato “Fondamenti biologici della conoscenza” proprio in una facoltà di Filosofia, all’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano.

Secondo Boncinelli la filosofia è tutta falsa: “È come un’opera d’arte, anche se devo ammettere che l’arte risulta più bella. La filosofia in compenso è estremamente interessante. È una palestra di pensieri vari e astrusi. D’altronde era già stato detto nel passato, che non c’è idea tanto bislacca da non essere stata proposta da qualche filosofo.”

Pur essendo consapevole che la scienza non può raggiungere la verità, affermava chiaramente che l’unica cosa in cui credeva e su cui poteva fare affidamento era la scienza sperimentale. Lo faceva riproponendo la vecchia dicotomia, tutta occidentale, delle “due culture”: filosofia e saperi umanistici da una parte e scienze dure dall’altra. Affermava nell’intervista: “Le due culture esistono, corrispondono a due modi diversi di funzionare del nostro cervello”.

Questo perchè, secondo Boncinelli, il nostro cervello non è consustanziale alla comprensione del mondo: “La teoria dell’evoluzione ci spiega che noi, come gli altri animali, sviluppiamo le doti più adatte a vivere nel nostro mondo. Riusciamo a conoscere i sassi, le pozzanghere, gli alberi, ma non l’infinitamente piccolo o l’infinitamente grande. Il nostro cervello è fatto per comprendere cose lunghe dei metri e che durano dei secondi. Per tutto il resto facciamo grandi sforzi, è vero. Ma dobbiamo renderci conto che in quel momento stiamo dimenticando la nostra biologia. E che dunque non facciamo altro che arrampicarci sugli specchi”.

Teoria, la sua, che non esprime certezza, ma semplicemente un’opinione in base a precisi presupposti, di fronte ad un mondo scientifico che sempre di più – attraverso la teoria quantistica – sta prendendo completamente un’altra direzione. Il darwinismo, che di interessante ha avuto solo la messa in discussione del creazionismo mitologico, è stato messo in discussione anche da una parte di scienza che ha abbandonato da tempo il riduzionismo scientifico che era alla base della teoria della “lotta per la sopravvivenza” e della “competizione” alla base della Natura, ma bensì di evoluzione in senso collettivo: solo le comunità e gli ecosistemi ad essersi evoluti insieme in base al luogo in cui si trovavano, cooperando tra di loro e raggiungendo un equilibrio (teoria delle risonanze evolutive).

Inoltre come si può parlare oggi di cosa siamo in base a come funziona il nostro cervello, se la scienza ad ora sa che gli esseri umani non usano il 75% del proprio cervello? Vogliamo trarre conclusioni su ciò che siamo a partire da un elemento che conosciamo pochissimo? Se scoprissimo che con la restante parte del nostro cervello possiamo compiere viaggi astrali o nel tempo? Se scoprissimo che tutti potremmo usufruire di poteri telecinetici ed usare comunemente la telepatia? Se scoprissimo che potremmo spostare le montagne con la forza del pensiero?

Tutti interrogativi fatti per assurdo e che forse Boncinelli non riteneva importanti, ma non per questo non meritevoli di essere supposti. Questo è esercizio della filosofia: fare domande che altri saperi, imbrigliati nei loro presupposti posticci e precari, non riescono nemmeno a porsi.

La filosofia, essendo “l’amore per la conoscenza”, – specialmente nelle sue branche della speculazione, della teoretica e dell’ermeneutica – con la sua razionalità aiuta l’uomo a generare cultura; a pensare criticamente; a creare domande attraverso “dubbio e precauzione”; a dubitare del suo strumento principale (la razionalità) portandolo ai suoi limiti; ed aprire le porte alle risposte in un grande dibattito dialogico. Come ci direbbe Socrate, i filosofi “sanno di non sapere” e per questo sono alla ricerca ed hanno gli strumenti per ricercare. Per questo sanno come riconoscere e smontare i sofismi, i falsi sillogismi, le false teorie, le presunte certezze per conoscere al meglio la realtà. Spesso nella storia è avvenuto anche il contrario: tramite gli strumenti dell’intuizione e della speculazione, i filosofi hanno anticipato i tempi, venendo scherniti, ridicolizzati dalla stessa scienza che in seguito ha finito per dargli ragione.

Nella società di oggi, più che mai, i filosofi sono diventate la Cassandra del nostro tempo: da anni denunciano scientemente (non scientificamente) i punti deboli, i danni e gli effetti avversi della nostra società opulenta ed individualista analizzando le sue varie declinazioni economiche, sociali, educativi, psicologiche, etiche, culturali, antropologiche, sociologiche e politiche, ma nonostante ciò rimangono inascoltati. I filosofi conoscono bene la realtà perchè la osservano e la constatano tutti i giorni. Da qui la celebre espressione di Romain Rolland ripresa da Antonio Gramsci: “Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”. I filosofi hanno solo una colpa, ben descritta da Karl Marx nelle Tesi su Feuerbach: “I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di cambiarlo”. Marx, con questa affermazione, non intendeva sminuire la filosofia, ma piuttosto darle un nuovo ruolo, quello di strumento per la trasformazione sociale: l’importanza di prendere coscienza della realtà per poi agire il cambiamento.

Ecco quindi che affermare che la filosofia sia un esclusivo prodotto del cervello fatto di cose “che non hanno nulla a che fare con la realtà” è fuorviante: una frase da principiante, da neofita liceale che di fronte ai concetti della filosofia non sa giustamente capire e collocare il loro significato nella realtà.

Paradossalmente, Boncinelli – pur dichiarando guerra alla filosofia – amava il suo strumento principale, ovvero il pensiero e il pensare criticamente. Dichiarò che il libro “La farfalla e la crisalide” lo scrisse “Per chi vuole pensare, anche se parlare male della filosofia in Italia è peccato mortale” – dimenticandosi che proprio l’esercizio del pensare è un’espressione filosofica. Forse a Boncinelli era estranea la nozione per la quale proprio lo stesso approccio al pensiero e al pensare criticamente è esercizio di filosofia.

La filosofia precede qualunque sapere. Per esempio, la filosofia precede la scienza, proprio perchè è il discorso filosofico che sta dietro alla nascita della scienza: pensiamo alla concezione del dualismo cartesiano, il positivismo, il neopositivismo, il razionalismo, il materialismo, il determinismo, il meccanicismo, il riduzionismo, l’illuminismo, l’olismo, il monismo di Spinoza. Concezioni filosofiche, anche opposte, di scienza… ma pur sempre filosofiche.

La filosofia sta dietro alla teoria economica: il monetarismo di Milton Friedman, il liberismo di Adam Smith, il neoliberismo di Margaret Thatcher, l’ordoliberismo della Scuola di Friburgo, il keynesianismo, il post-keynesianismo di Warren Mosler, la decrescita felice di Serge Latouche. Tutte scuole filosofiche e di pensiero – adiacenti o opposte – che sottendono un modo filosofico di pensare l’economia.

La filosofia precede anche la spiritualità poichè le diverse concezioni di Dio sono concezioni filosofiche: il teismo, l’anti-teismo, il deismo, il panteismo, il trascendentalismo, l’immanentismo, l’ateismo, l’agnosticismo.

La filosofia non è un blocco unico, non esiste una filosofia ma esistono le filosofie. Esse cambiano in base al contesto culturale, sociale, politico, religioso, laico, spirituale, disciplinare, geografico, climatico, archetipico, simbolico e molto altro.

La filosofia sta anche dietro allo studio delle forme cognitive che intendono un sapere scientifico: è il lavoro dell’epistemologia, lo “studio degli epistemi”, ovvero i “pilastri” su cui si fonda un sapere.

Nel dibattito pubblico di oggi la scienza viene spesso presentata come un’entità superpartes, portatrice di una verità imparziale che trascende le ideologie e i conflitti. Secondo tale visione, l’evoluzione della conoscenza scientifica così come della sua traduzione tecnologica, seguirebbe un cammino lineare, totalmente avulso dalla realtà sociale nella quale viene partorita. La scienza sarebbe il risultato di un processo unico, immutabile, deterministico, unidimensionale, capace di travalicare la storia, vincolato sull’asse nuovo-vecchio/tradizionale-moderno e soprattutto capace di rimanere incontaminato dal contesto sociale in cui tale scienza viene concepita, come se fosse mossa da una propria dinamica interna. Si tratta di una visione filosofica che nulla ha di reale e che pecca di grande ingenuità.

La scienza, sosteneva[1] l’antropologo Gregory Bateson, «come l’arte, la religione, il commercio, la guerra e anche il sonno, è basata su “presupposti”». La scienza non prova la verità, ma esplora e deduce delle leggi che poi saranno a loro volta superate e sussunte da ulteriori scoperte successive. La scienza non dice cose vere, ma “esatte”, ovvero ex-actu: “in base ai presupposti che si pongono”.

Prima delle grandi scoperte moderne, la scienza dava altre spiegazioni che erano coerenti con i presupposti dati per veri precedentemente. Le tesi non sono mai vere, ma “esatte”: cambiando i presupposti, cambia anche tutta la coerenza di una tesi scientifica e quindi si può arrivare a tesi diverse o opposte: per questi motivi la scienza è in continua evoluzione.

I presupposti (gli epistemi, su cui si fonda un sapere) cambiano non solo perché si scopre qualcosa di nuovo e si indirizzano ricerche diverse, ma perché cambiano i popoli, la cultura, la mentalità, la società, i costumi e il modo di concepire il vivere in una società: quindi la scienza cambia, si evolve con il contesto che la concepisce ed è influenzata dalle dinamiche di cambiamento che la società apporta (sociali, culturali, politiche, economiche e quindi anche i rapporti di forza).

Alla base della scienza c’è il mondo, il paradigma, la filosofia che la concepisce e, nonostante la volontà simbolica dell’essere umano occidentale di proporla come un “puro sapere incontrovertibile” quasi divino, la scienza non potrà mai essere un sapere calato dall’alto, puro e incontrovertibile. La scienza, parafrasando Bateson, è un “racconto” che semmai si differenzia dagli altri perché tenta di validare le sue ipotesi con dimostrazioni che ne confermino la tesi/teoria, ovvero attraverso il metodo scientifico. Come direbbe Karl Popper: «Una scienza che eviti di misurarsi con i suoi possibili errori, immunizzando se stessa contro le critiche, per risultare in apparenza sempre vera, non è una scienza»[2].

Lo scientismo, che ha le sue radici nella scienza cartesiana-newtoniana e nel positivismo francese del sec. XIX, tende ad attribuire ai metodi delle scienze fisiche e sperimentali la capacità “incontrovertibile” di soddisfare tutti i problemi e i bisogni dell’uomo.

Oggi lo scientismo e il riduzionismo scientifico partono dal presupposto che non si può impedire alla tecnoscienza di fare ciò che può fare, elevando la scienza ad onnipotente e onnisciente, ma non è così. Fortunatamente, la scienza non ha l’ultima parola. Volenti o nolenti e per mille strade diverse, ad avere l’ultima parola è ancora la filosofia soprattutto quando parla di etica, di bioetica, di morale, di umanità, di non-mercificazione della vita, di non riduzione della vita a funzione d’apparato.

Se la tecno-scienza, in quanto motore ottimistico della società industriale di massa, per i suoi fini può travalicare e dimenticare l’umano; la filosofia non si dimentica mai delle persone, dei valori umani, dell’etica della responsabilità, dell’etica del limite. Se la tecno-scienza insegue la sua volontà di potenza, la filosofia può percepire che questa volontà di potenza non è sempre finalizzata al bene dell’essere umano. La filosofia può capire che è un problema. La filosofia può capire che quello che viene spacciato per progresso, spesso è regresso.

Con Boncinelli oggi muore un grande pensatore e divulgatore che purtroppo non ha capito che dichiarare guerra alla filosofia in nome dello scientismo avrebbe portato con sè grandi contraddizioni. Lui stesso, a suo modo, era filosofo della scienza senza saperlo che, invece di porre interrogativi e stimolare il dibattito tra scienza e filosofia, ha pensato bene che una delle due si dovesse abbandonare a sè stessa.

 

[1] G. Bateson, Mente e Natura. Un’unità necessaria, Adelphi Edizioni, Milano 1984.

[2] Karl R. Popper, La scienza, congetture e confutazioni, in Congetture e Confutazioni, Bologna, Il Mulino, 68-69.

https://www.dire.it/20-07-2025/1168940-addio-a-edoardo-boncinelli-lo-scienziato-dei-geni-architetti/

https://www.ilpost.it/2025/07/20/edoardo-boncinelli-genetista-morto/