Siamo Donne per la pace di Sondrio, quelle che da sessantaquattro settimane nelle piazze principali della città, il sabato mattina, portando con il proprio corpo ciascuna una lettera, in silenzio mostriamo alla cittadinanza messaggi di questo tipo: Cessate il fuoco, Ripudiamo la guerra, Stop rearm Europe. La scelta tra un messaggio e l’altro è sempre dipesa dal contesto generale, cosi che mentre all’inizio è stato “Cessate il fuoco” riferito all’Ucraina e a Gaza, ultimamente prevale “Stop Rearm Europe”, soprattutto in adesione alla manifestazione internazionale del 21 giugno scorso. Il tutto è stato via via accompagnato da bandiere della pace – sempre presenti – e da striscioni tipo Fuori la guerra dalla Storia, Fermate il genocidio, Esiste Gaza resiste, cartelli con pensieri di pace svolti anche nel senso della giustizia (Simone Weil, Papa Francesco) e moniti all’Europa.
All’iniziale presenza di una ventina di donne si sono via via accompagnati anche uomini, con una presenza partecipata e rispettosa delle nostre modalità del silenzio e altre cittadine e cittadini sensibili. Come altri gruppi di donne sparsi per l’Italia e non solo, la nostra preoccupazione non è stata né quella della quantità, né quella delle voci urlanti care a tante manifestazioni, ma di una modalità che attraverso il silenzio coinvolga i cittadini a meditare, al di là della voce dei media e delle forze politiche ufficiali, sulla gravità dei cambiamenti in corso; un valore politico dei nostri corpi esposti, simbolo di potente antidoto all’assurdità delle guerre e delle violenze.
L’aspetto più curioso, che ha stupito noi stesse, è che questo gruppo, iniziato con poche donne e oggi partecipato in piazza e in una chat da una cinquantina di persone, si è formato per un passaparola tra donne di varia provenienza, anche sconosciute le une alle altre, ma mosse da un sentire comune che di fatto ci ha aggregato: la necessità di non ignorare quel che sconvolgeva prima di tutto noi stesse, il ritorno delle guerre vicino a noi, trovando un modo di espressione che a tutte noi è risultato subito confacente: assumerci con i nostri corpi, dunque non in modo astratto né ideologico, la responsabilità di un messaggio semplice e diretto che non lasciasse la parola alle armi.
Abbiamo sempre cercato di modulare il nostro messaggio tenendo conto di quanto potesse essere recepito, ma tenendo presenti gli ostacoli che si frapponevano a una comprensione della verità da parte dell’opinione pubblica man mano la situazione si complicava: ad esempio dire da subito la verità sulla Palestina e su Israele senza prestare il fianco alle accuse di antisemitismo; dire che la pace se è tale dev’essere fondata sulla giustizia; ricordare ogni settimana che nel mondo ogni persona deve trovare pace, accoglienza, opportunità.
Il 14 giugno, a Sondrio, abbiamo contribuito ad organizzare una partecipata, multiculturale manifestazione provinciale per la fine immediata dell’azione genocida di Israele su Gaza e dell’occupazione coloniale della Cisgiordania, insieme a molte associazioni pacifiste e ad Assopace Palestina: un tradizionale corteo per le vie cittadine, arricchito da flash mob, prese di parola in arabo e italiano, curando la nostra presenza con la lettura di testi di autori palestinesi.
La nostra azione vuole idealmente essere vicina e sostenere in particolare le donne palestinesi che resistono nel quotidiano, per tenere viva la vita in mezzo alle rovine, come le donne che in tutto il mondo affrontano coraggiosamente i mille impegni dentro e fuori la famiglia, per il futuro dei loro bambini, che possano crescere come i nostri, che non crescano più nel terrore, terrore che chiama terrorismo. La resistenza delle donne che anche nelle guerre più sanguinose si oppongono alla distruzione con la cura della vita, dei viventi fragili come dei viventi non umani, è il messaggio più potente contro la violenza insensata che pervade così grande parte di questo nostro mondo.
Inoltre abbiamo aderito all’iniziativa 10,100, 1000 Piazze – Fuori la guerra dalla Storia, condivisa da molti gruppi di donne che a cadenze fisse manifestano nelle piazze delle loro città, sparse per tutta Italia, con le nostre stesse modalità e come noi formatisi spontaneamente a conferma che esistono donne che rappresentano una diversità che si muove e che viene apprezzata e condivisa sempre più dagli uomini. Il potere politico, se deve essere anche delle donne, o genera e rispetta la vita o è pessima imitazione di quello maschile, che ha generato nella storia guerra e distruzione. Non ci riconosciamo nelle donne di potere che delle donne portano solo le vesti. Giustizia, cura, smilitarizzazione sono per noi presupposti per educare le nuove generazioni ad estirpare la guerra dalla storia.
Pertanto continuiamo a manifestare con la responsabilità dei nostri corpi, simbolo della ferma difesa della pace contro ogni guerra, invitando tutte e tutti a incalzare coloro che possono favorire o promuovere passi verso una pace giusta di cui il primo ma non unico passo è la fine dei massacri disumani.
Organizzarsi in questo modo, trovare una misura tra la forza del sentire personale e la caduta nel soggettivismo, tra le proprie convinzioni e le spinte ideologiche o partitiche che giungono dall’esterno non è sempre semplice. Nè vale la pena di proseguire senza interrogarsi continuamente sul senso di quel che si fa, sull’opportunità di non fare di questa presenza una ripetizione, sulla cura delle relazioni che ci fanno agire insieme, sulla valutazione dei contesti nei rapporti con altre aggregazioni, sui tempi e sui modi – non sempre di silenzio assoluto, ma sempre evitando da parte nostra parole da comizio – della nostra presenza in piazza.
Donne per la Pace – Sondrio










