Un gruppo di cittadini di Basiglio, un Comune del sud Milano, ispirandosi all’iniziativa di Tomaso Montanari, “Il Sudario”, svoltasi il 24 maggio, ha lanciato sul proprio territorio la stessa proposta per un periodo dal 15 al 24 giugno.
Sono stati coinvolti i residenti, informate le associazioni e l’Amministrazione Comunale. Attraverso volantini, manifesti, locandine, utilizzo di social e pagina Facebook i cittadini sono stati invitati a esporre dei drappi bianchi ai propri balconi e finestre come segno di solidarietà con le migliaia di vittime e di dissociazione dall’orrore del genocidio in atto a Gaza, reso possibile dal silenzio complice di governi e istituzioni.

Un’azione simbolica, un gesto potente che aveva il senso di richiamare al lutto e alla pietà, insieme alla volontà di affermare la non complicità con il silenzio istituzionale.
Le aspettative, considerata l’azione di comunicazione a tappeto e l’elasticità del periodo dedicato all’operazione, erano quelle di una buona partecipazione.
Le risposte sono state tiepide, controverse e talvolta imbarazzanti. Alcuni hanno classificato l’azione come ideologica, altri non hanno accettato il termine genocidio, per altri si sarebbero dovute ricordare le vittime di Hamas, altri ancora si sono sentiti giudicati dal concetto di silenzio complice. Qualcuno ha ritenuto l’azione inutile, molti erano a favore del diritto a difendersi di Israele, la maggior parte delle locandine sono state ripetutamente strappate dalle residenze.
Di drappi bianchi se ne sono visti pochi. In generale si è respirato un senso di indifferenza da una parte e di impotenza dall’altra. Per i promotori è stato il confronto con una realtà che si temeva, ma che ci si augurava essere diversa. Nelle risposte di diverse persone, che utilizzavano gli stessi concetti e le stesse parole per contestare l’operazione, si è ravvisata la responsabilità di un’informazione a senso unico, che rischia di aprire le porte a una guerra che già si sta affacciando e che sembra ineluttabile.
Accanto a ciò non sono mancate situazioni ed episodi che hanno comunque confermato la validità dell’iniziativa e creato le condizioni per altre proposte.
Un episodio in particolare è riuscito a dare senso e valore all’azione: un operaio di origini mediorientali mentre veniva affissa una locandina si è avvicinato per fotografarla e inviarla ai suoi contatti. Con gli occhi lucidi ha ringraziato per quello che stavamo facendo per i suoi fratelli: i nostri fratelli.
Sentire che non si è soli, che ci sono persone che senza alcun interesse dimostrano solidarietà e premono perché l’orrore finisca è importante per chi agisce e per chi riceve.
Questa iniziativa ha avuto il merito di mettere insieme persone che non si conoscevano e che con buona volontà hanno collaborato per organizzare, produrre il materiale per la comunicazione, distribuire e sostenere l’azione proposta. A partire da qui si sta riflettendo su come poter maggiormente coinvolgere le persone, le associazioni e le istituzioni per nuove iniziative.
I gruppi che volessero proporre sul proprio territorio questa azione possono approfittare degli impianti della comunicazione e dell’organizzazione che sono disponibili a semplice richiesta al n. Whatsapp 375-7820334.
Non si vuole essere né pessimisti, né ottimisti, ma semplicemente realisti. Solo a partire da un’analisi di quello che c’è si può pensare di agire con coscienza e consapevolezza.
L’importante è essere e restare umani!










