In questi giorni di aprile sono in corso in molti comuni toscani le assemblee consultive di Unicoop Firenze a cui partecipiamo in veste di soci facendo interventi pubblici poiché Unicoop Firenze ha in commercio alcuni prodotti israeliani fra cui le Arachidi a marchio Coop.

Nei nostri interventi abbiamo fatto presente ai soci e alla dirigenza presente quanto segue:

– vendere un prodotto israeliano a marchio Coop è in aperto conflitto con il codice etico, che la stessa Unicoop Firenze si è data, in cui si dichiara di rispettare i diritti dei lavoratori e i diritti umani e di lottare contro la discriminazione etnica e religiosa. Israele invece nel 2018 si è dichiarato nazione esclusivamente ebraica negando ai palestinesi il diritto all’autodeterminazione e i lavoratori palestinesi sono da sempre discriminati in moltissimi modi inerenti l’accesso al lavoro, all’acqua, ai servizi o alla rete stradale per spostarsi. I rapporti di Amnesty International e Human Rights Watch parlano apertamente di Apartheid.

– promuovere iniziative come “Un aiuto per Gaza” (aiuti per altro non ancora pervenuti per il blocco esercitato proprio da Israele) e una campagna contro le armi (“L’ultima cosa di cui hanno bisogno i bambini sono le bombe”) e poi vendere prodotti israeliani è contraddittorio. Infatti i proventi della vendita di tali prodotti vengono usati dal governo Israeliano per finanziare l’acquisto di armi e bombe con cui viene massacrata la popolazione civile palestinese a cui invece si vorrebbero inviare aiuti. Indirettamente la Coop finanzia tutto l’acquisto di armi e bombe.

– la corte di Giustizia Internazionale con il parere del 19 luglio 2024 ha confermato che l’occupazione dei territori palestinesi è illegale che ci si deve astenere o si devono interrompere rapporti commerciali con aziende che ne traggano profitto per non essere complici di un crimine. Non solo non si devono vendere armi, ma ogni rapporto commerciale che, anche indirettamente, rafforzi la capacità di Israele di perpetrare comportamenti criminosi va interrotto. La Coop vendendo prodotti israeliani è inadempiente davanti alle norme del diritto internazionale. Da Coop i soci si aspettano un comportamento diverso.

– nei mesi scorsi migliaia di soci hanno firmato una petizione per chiedere il rispetto del diritto internazionale e del codice etico e dunque il ritiro dagli scaffali dei prodotti israeliani ma la direzione ha risposto che “si preferisce lasciare ai soci e consumatori libertà di scelta” come fosse una qualsiasi altra grande catena. Una risposta inaccettabile. Abbiamo fatto così presente alla dirigenza che Coop si deve assumere la responsabilità dei prodotti che propone (ancor di più se “a marchio”) e non scaricarla sulle singole scelte di soci e consumatori. Se Coop si vuole fregiare di proporre una spesa etica deve fare scelte improntate all’etica e al rispetto del diritto internazionale. Se sono state fatte scelte sbagliate vanno corrette.

Proseguiremo con le nostre iniziative fino a che i prodotti israeliani non verranno ritirati perché questo è l’unico modo per incidere concretamente e pacificamente contro il genocidio e la pulizia etnica in corso.

Quello che proponiamo a Unicoop Firenze non è un semplice “boicottaggio” ma è una richiesta di fedeltà ai propri principi, ben espressi nel codice etico, e alle norme del diritto internazionale.
E’ per questo che invitiamo tutti i soci a partecipare alle assemblee e a chiedere con forza il ritiro dei prodotti israeliani da parte di Unicoop Firenze e a votare contro l’approvazione del bilancio in segno di protesta.

La fiducia di soci e consumatori non va tradita.
Se compriamo noccioline non vogliamo finanziare un genocidio!

Coordinamento interregionale aderenti alla campagna