Diritto internazionale e diritti umani nelle Americhe: la situazione secondo l’avvocata Viviana Krsticevic, a cui il 18 aprile la Società Americana di Diritto Internazionale conferirà il premio “Prominent Woman in International Law”.
Il “Prominent Woman in International Law” (Premio Donna di Spicco nel Diritto Internazionale, ndr), è un premio prestigioso conferito nell’ambito del diritto internazionale e dei diritti umani dalla Società Americana di Diritto Internazionale. Istituito nel 1993, negli anni ha dato visibilità a professioniste che spesso operavano in contesti delicati. Nel 2022 ad esempio è stato concesso a Fatou Bensouda, ex Procuratrice della Corte Penale Internazionale, e nel 2021 a Gabrielle Kirk McDonald, giudice ai tribunali per l’ex-Jugoslavia. Venerdì 18 aprile si celebrerà la premiazione di quest’anno, con l’avvocata Viviana Krsticevic, direttrice esecutiva del Centro per la Giustizia e il Diritto Internazionale (CEJIL) come protagonista.
Cosa significa per lei ricevere questo premio?
È un onore e una gioia, perché è un riconoscimento non solo della mia carriera professionale, ma anche del lavoro che abbiamo realizzato insieme a molte persone per garantire che il diritto internazionale dei diritti umani sia uno spazio di protezione più generoso ed efficace.
Quali casi hanno avuto un impatto profondo sulla sua prospettiva dei diritti umani nelle Americhe?
I casi che mi hanno influenzata di più sono stati quelli con cui ho iniziato la mia carriera, legati a crimini contro l’umanità e a sparizioni forzate. I casi legati alle amnistie in Perù ad esempio sono stati una vera scuola per comprendere il potere trasformativo e di impulso che può avere il diritto internazionale nella ricerca della verità e della giustizia a fronte di gravi violazioni dei diritti umani. L’impatto di questi casi — insieme ad altri che si sono intrecciati con i processi sociali di rivendicazione in Argentina, Bolivia, Guatemala, Colombia, Cile, Brasile e molti altri Paesi — ha reso possibile che la ricerca della verità da parte delle famiglie delle vittime di sparizione forzata diventasse un vero e proprio diritto. Da quei casi ho imparato l’amore, la perseveranza e la dignità che spingono le famiglie ad andare avanti, anche quando tutto sembra inutile.
Come valuta l’attuale situazione dei diritti umani nelle Americhe?
Stiamo attraversando una fase critica. Mi preoccupa la persistente violenza fisica, giuridica e online contro attivisti e attiviste, e la crescente tendenza in diversi paesi a chiudere gli spazi di partecipazione civica e limitare la libertà di associazione. Le donne e i giovani sono stati in prima linea in molte delle rivendicazioni e, in risposta, hanno subìto forme specifiche di repressione. Alcuni esempi sono le mie colleghe Berta Caceres e Digna Ochoa uccise per il loro lavoro, le minacce rivolte a persone come la giornalista Jineth Bedoya, il bambino Francisco Vera, l’attivista Vilma Nuñez e il CENIDH.
Quali ritiene siano le sfide principali?
Nel nostro continente la democrazia è sotto scacco con battute d’arresto significative che hanno portato ad autoritarismi o pratiche autoritarie persistenti in diversi Paesi. Tuttavia c’è un impegno da parte di molti settori sociali, aziendali e istituzionali affinché le Americhe rimangano un bastione della democrazia. Anche l’emergenza climatica mette in scacco i diritti individuali e collettivi di milioni di persone nel continente, ed è un tema fondamentale.
Questo è un premio che incoraggia e riconosce la partecipazione delle donne nel diritto internazionale. Qual è stata l’evoluzione?
È progredita con più leadership visibili negli organi decisionali e un’agenda importante per quanto riguarda i diritti. Anche in passato le donne erano presenti in molti degli spazi del diritto internazionale e, in particolare, del sistema interamericano. Sono state protagoniste di rivendicazioni, promotrici di convenzioni e di sviluppi giuridici e istituzionali, ma anche vittime, avvocate, direttrici legali, ecc.
Quali sono gli ostacoli alla partecipazione delle donne negli spazi internazionali?
Le barriere strutturali persistono sia per quanto riguarda il pieno godimento dei diritti che l’accesso alla rappresentanza. Con la campagna Gqual abbiamo promosso misure molto concrete per garantirlo in maniera inclusiva ed equa, per perfezionare i sistemi di selezione, voto, e le condizioni per l’esercizio dei mandati. In generale, negli ultimi dieci anni sono stati compiuti progressi sostanziali; speriamo che un prossimo passo significativo sia una Segretaria Generale alle Nazioni Unite.
Il diritto internazionale è un campo in continua evoluzione. C’è stato qualche recente cambiamento nella giurisprudenza internazionale che ritiene rilevante?
Forse uno dei progressi più notevoli legati alle donne e agli spazi decisionali è l’adozione della Raccomandazione Generale 40 (GR40) da parte del Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione contro le Donne (CEDAW). Questo documento segna un cambio di paradigma, stabilendo la parità di genere 50:50 come metro d’uguaglianza negli spazi collettivi applicabile a tutti i livelli del processo decisionale, compresi gli spazi internazionali. Le sue conseguenze sono profonde e significative. Tra le sfide più affascinanti credo che spicchi anche l’evoluzione dei temi dei diritti umani e del diritto internazionale legati al cambiamento climatico. Le conseguenze legali e le possibili risposte all’emergenza climatica ci chiedono di rivedere vari aspetti, come ad esempio l’ambito della responsabilità internazionale e le norme di attribuzione della responsabilità. È un esercizio profondamente creativo e per forza di cose interdisciplinare, con dimensioni locali e globali.
Siamo quindi in un momento particolare per i diritti umani.
Oggi l’entità delle sfide che ci troviamo a fronteggiare richiede di creare reti e alleanze che vadano oltre gli specifici settori. Ci vuole una prospettiva che comprenda in maniera più profonda le sfide da affrontare e il loro impatto. La lotta per l’uguaglianza, per un mondo in pace, giusto e sostenibile è una lotta per il mondo in cui vogliamo vivere.
Novella Benedetti