Sabato 5 aprile. A Milano arriva la primavera, il cielo è azzurro, quasi tutti in maglietta. C’è energia. Si comincia alle quattro di pomeriggio, piazza san Babila: il gruppo degli Artivisti che da qualche mese si riunisce e cerca di introdurre l’arte, la creatività, nelle lotte in questa città, sta colorando la piazza.
Stoffe e lunghe strisce di carta a terra, pitture, piattini e pennelli: grandi e piccoli alle prese con scritte che prendono in giro un decreto sicurezza che crea insicurezza, che toglie diritti e libertà. Da un microfono musica e interventi, anche poetici, si alternano. Molta gente si ferma, la comunicazione funziona. Cartelli che sintetizzano bene gli anni di galera che si rischiano per sostenere una lotta, occupare una casa, protestare contro le grandi opere. In piazza ci sono sorrisi, allegria, ma sotto sotto viene la pelle d’oca.
Poche centinaia di metri più in là, da Porta Venezia (dove già si respira l’aria del 25 aprile), parte il corteo per la Palestina. I numeri non sono alti, un migliaio di persone, ma l’energia è tanta: gli slogan si susseguono, tutti e tutte gridano. Col bel tempo si vedono molte più famiglie, donne, bambini. Sono anche loro che prendono il microfono e pretendono pace, giustizia e libertà nella terra più amata.
Il corteo termina in piazza san Babila, si uniscono le due anime della giornata. Le lotte non si escludono, anzi si sommano, si danno forza. Chi arriva si ferma a guardare le pitture a terra che sono diventate sempre più belle, dal camion gli interventi, con il forte richiamo alla manifestazione nazionale che ci sarà sabato 12 aprile nel capoluogo lombardo. Verso le 18.30 vado via.
Saprò in seguito che un gruppo di giovani ha cercato di andare verso la prefettura, soprattutto per denunciare la recente approvazione del DDL “sicurezza”. La polizia li ha fermati, le manganellate non sono mancate. Insomma: benvenuta primavera.










