Riprendiamo dalla testata “Sicilia Libertaria”
Il 21 gennaio 2025 il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha esortato i Paesi europei ad aumentare notevolmente gli investimenti nel settore militare, dichiarando il graduale disimpegno statunitense dalla difesa comune, aggiungendo che la priorità degli Stati Uniti d’ora in poi sarà la difesa nazionale.
Da quella data si è aperta la via del rafforzamento della spesa militare in tutta l’Unione Europea. Tutti i leader europei sembrano essere d’accordo sulla necessità di aumentare le spese per armi ed eserciti. Le industrie belliche europee naturalmente, gioiscono, mentre gli investitori corrono a comprare i titoli azionari del settore. Il questo scenario i titoli delle maggiori industrie belliche stanno sbalzando alle stelle. SoldiExpert SCF evidenzia che “titoli europei del settore difesa, hanno tratto beneficio dall’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti nel 2025. Con il nuovo assetto politico statunitense, la sicurezza e la difesa sono infatti tornate al centro dell’attenzione nei mercati finanziari”.
Le azioni di Leonardo spa, insieme ad altri titoli del settore, stanno beneficiando dell’incremento degli investimenti militari in Italia e in Europa. La Leonardo spa sale in borsa di quasi il 15%, portando il guadagno dell’ultimo anno al 107%, prezzi dei titoli più che raddoppiati. La spesa militare dei paesi europei è destinata a salire in modo vertiginoso. Le centinaia di miliardi paventati dalla presidente della commissione europea Von der Leyen fanno gola alle banche e ai fabbricanti di morte.
Le industrie belliche si stanno attrezzando per soddisfare la crescente domanda degli ordinativi per carri armati, jet, droni, missili, etc., che già si accumulano sulle loro scrivanie. Il budget per il riarmo potrebbe tornare in un decennio ai valori registrati durante la “guerra fredda”, portando i paesi del G7 alla cifra astronomica di 10mila miliardi.
Il valore dei titoli azionari in borsa sta aumentando in modo esponenziale per tutte le industrie del settore bellico. La tedesca Rheinmetall sale del 14%. Per i titoli del gruppo tedesco il progresso dell’ultimo anno è del 160%. L’inglese Bae Systems sale del 13% (+26% in un anno), la svedese Saab cresce del 12%, la francese Thales balza del 15% (+54% in un anno). Il Consiglio di Amministrazione di Leonardo spa ha aggiornato il Piano Industriale per il 2025-2029 con l’obiettivo di raggiungere ricavi superiori a 26 miliardi entro la fine del decennio.
La Leonardo spa, gruppo guidato da Cingolani, stima ordini per 118 miliardi fino al 2029.
La riconversione delle industrie civili in industrie belliche procede a ritmo serrato: la Faber in Veneto comincia a produrre bossoli. Anche l’industria dell’auto (in aperta crisi) vede nel militare una via concreta di sviluppo.
Il settore industriale è sferzato da un vento di ripresa che vede aziende riconvertirsi al militare, la produzione riprendere e anche quelle imprese che partono da zero lanciarsi nel nuovo business milionario. L’operazione riarmo europeo lanciata da Ursula Von der Leyen, apre senza ombra di dubbio una nuova e redditizia stagione per l’industria del settore.
La Leonardo spa ha aggiornato il piano industriale, approvato solo un anno fa, delineando una crescita più consistente del giro di affari. Il gruppo stima per il periodo 2025-2029 un incremento medio annuo degli ordini del 5,8% (+4% nel precedente piano 2024-28) e dei ricavi del 7% (contro +6%). Il totale cumulato dei ricavi nel periodo del piano è pari a 106 miliardi mentre gli ordini complessivi sono stimati a 118 miliardi.
Roberto Cingolani, guarda anche più avanti, fino a sfidare i colossi dello spazio, e lo stesso Elon Musk, con il progetto di lanciare una nuova costellazione di satelliti in orbita bassa che consiste in 18 satelliti militari finanziati principalmente dal Ministero della Difesa: 12 saranno di tipo standard e 6 a infrarossi. Il lancio è previsto tra il 2027 e il 2028. A questi satelliti si aggiungeranno anche “20 satelliti multi sensore Eo Leo civil” “per essere usati nell’osservazione della terra, nella geolocalizzazione e nei servizi legati al monitoraggio.
La corsa verso un’economia di guerra sta diventando sempre più evidente anche in altre aziende. Secondo Mediobanca, le prime cento aziende del settore hanno un fatturato che, considerando solo la parte militare, raggiunge i 20 miliardi di euro. A fare la parte del leone, oltre a Leonardo spa, ci sono Fincantieri, Ge Avio e Iveco.
Risulta naturale nella logica del profitto capitalista che ci sia la gara delle imprese verso la riconversione bellica. Caso emblematico è la Faber di Castelfranco Veneto, che per contrastare la crisi ha iniziato a produrre bossoli e ogive. I sindacati spingono per la riconversione bellica anche della Berco, sempre nella Castellana. Questo è il preludio del grande spostamento di risorse dalle tasche dei cittadini italiani ed europei alle casse dei capitalisti proprietari di aziende di armi.
“Siamo a un momento cruciale per il settore della difesa europea. Mi auguro che l’Europa unisca le forze. Da soli non ce la possiamo fare. Rispetto agli Stati Uniti, investiamo meno ma soprattutto in modo frammentato su diversi progetti e piattaforme. Così si perde efficacia negli investimenti e nello sviluppo delle tecnologie necessarie per garantire la sicurezza dei cittadini. Ora è necessario che le grandi aziende del settore collaborino”, così ha dichiarato Cingolani in una recente intervista.
L’obiettivo è quindi quello di creare grandi agglomerati aziendali, pensando che questa sia la garanzia sufficiente per una migliore competizione. Si tratta della stessa scelta adottata dal gruppo FIAT nel comparto automobilistico e che ha portato alla creazione di Stellantis.
Il piano di riarmo a cui sta lavorando l’Europa prevede un incremento sostanziale della spesa per il comparto della Difesa.
«Nel 2024 abbiamo prodotto e consegnato un terzo dei missili in più rispetto all’anno precedente e nel 2025 la produzione di nuovi missili sarà raddoppiata rispetto al 2023. Questo dà un’idea della portata di ciò che sta accadendo oggi all’interno di Mbda». Così ha spiegato Eric Beranger di Mbda, la joint venture del settore missilistico tra Leonardo, Airbus e Bae Systems. La Sicilia, e Palermo in particolare, è un ganglio fondamentale della produzione bellica italiana.
Il settore Fincantieri di Palermo è all’avanguardia per la produzione di navi da guerra, dalle motovedette, alla nuovissima portaerei multi uso Trieste, al riammodernamento della portaerei Cavour. Più che preoccupanti sono state le prese di posizione dei sindacati sulla produzione bellica nei Cantieri Navali di Palermo. Già nel 2021 i responsabili della Fiom-Cgil di Palermo, Angela Biondi e Francesco Foti, dichiararono che la costruzione di navi da guerra “porterà ulteriore lavoro… con una previsione complessiva di oltre un milione di ore di lavoro… Tutto ciò porterà stabilità lavorativa per gli operai del cantiere e del suo indotto e benefici economici per tutta la città”, (da Palermo Tod, testata on line).
Alla rinnovata vocazione bellicista dei Cantieri Navali si aggiunge l’importanza dell’opificio della Leonardo spa nel quartiere Guadagna di Palermo. Il sito Leonardo di Palermo è centrale per la produzione di componentistiche elettroniche per sistemi di puntamento, droni, aerei, carri armati, missili e altri strumenti di morte usati in tantissimi teatri di guerra, fra i quali l’Ucraina, la Palestina, la Siria, il Sahel, il Sudan.
Ma non finisce qui. La pioggia di miliardi ha anche riacceso i riflettori sullo stabilimento exFiat di Termini Imerese. Fra le ipotesi che a livello nazionale hanno recentemente tenuto banco per l’utilizzo dei miliardi per il riarmo c’è la riconversione di fabbriche in crisi o di intere aree industriali. Da indiscrezioni che provengono da Palazzo d’Orléans proprio l’area di Termini Imerese potrebbe essere destinata alla produzione bellica. La zona industriale di Termini Imerese diventerebbe quindi un sito di produzione di autoveicoli militari, sia gommati che cingolati, mentre restano ancora fumose le intenzioni sull’impiego di risorse 2021-2027 per le vere criticità dell’isola, come emergenza idrica, dissesto idrogeologico ed energia.
Non si può barattare il lavoro con la produzione di morte. La riconversione dell’industria bellica in industria civile e di pace è un obbiettivo strategico di tutto il movimento antimilitarista e internazionalista. Obiettivi strategici sono la chiusura della Leonardo spa della Guadagna, il blocco delle commesse militari del Cantiere Navale di Palermo, lo stop al cambio di destinazione d’uso del sito industriale di Termini Imerese.










