Abbiamo visto in questi anni, il sistema sanitario allontanarsi sempre più dai territori, sia a livello di prestazioni, che di organizzazione. Abbiamo assistito a centralizzazioni, esternalizzazioni dei servizi, che hanno di fatto determinato una diminuzione dell’offerta di prestazioni sia ospedaliere che territoriali. Il nostro ospedale, definito spoke, ha sempre meno specialistiche; nel territorio poi, essendo molti medici di base e specialisti in convenzione e non assunti, assistiamo piano piano ad una perdita degli stessi, soprattutto in alto Mugello. Con il contratto in convenzione infatti, è possibile scegliere dove lavorare e spesso, non viene scelto di farlo in un territorio disagiato, con scarsi servizi, dove anche i mezzi di trasporto pubblici sono carenti o inefficienti (vedi la linea Faentina ad esempio), e in alcune frazioni addirittura assenti. Queste scelte di politica sanitaria, stanno obbligando le persone, o a fare molti chilometri (pensiamo a chi dall’alto Mugello deve recarsi a Ponte a Niccheri o a Torregalli), dovendosi recare talvolta anche fuori provincia per vedersi erogare un servizio; o a rivolgersi al privato, quando economicamente ne hanno la possibilità; o a rinunciare a curarsi.

Il Mugello è una zona che negli anni è stata sfruttata in molti settori: ha visto la costruzione di grandi opere molto impattanti per le sue caratteristiche, come i lavori per il TAV o la variante autostradale di Valico.

Sicuramente l’opera avuta più impattante, è stata quella della TAV che ha ferito irrimediabilmente il nostro territorio. Molteplici sono infatti le falde acquifere deviate (ad esempio quella che alimentava Carzola e Carza, dirottata su Sesto Fiorentino), i torrenti prosciugati (ricordiamo il Carza a San Piero o il Bosso a Grezzano), ed altri (come il Veccione a Moscheta), che ne hanno diminuito la portata.

Le opere promesse di compensazione poi, il famoso protocollo di Addendum, non hanno mai compensato quanto danneggiato, ed anche i laghetti previsti come bacini acquiferi per irrigazione, non sono mai stati costruiti.

Non solo, parte dei fondi previsti per l’addendum, che potevano essere investiti sul trasporto su ferro nelle zone impattate dai lavori della TAV, sono stati dirottati in altri luoghi e per infrastrutture che avrebbero potuto essere totalmente a carico di ANAS e RFI.

Questo per dire che il Mugello, negli anni è stato un territorio fortemente impattato per il” bene collettivo”, e mai compensato!

Sempre per il “bene collettivo”, siamo stati anche territorio di discariche. Dagli anni 70 in poi, abbiamo avuto: discariche mascherate da falsi ripristini ambientali; altre, come la Cava di Paterno, scoperte con rifiuti provenienti dalle concerie; altre ancora, come Bosco ai Ronchi, censite ma mai bonificate; e quelle più pericolose, come quella adiacente al Rio Rovigo, in località Le Spiagge, quelle dimenticate (e chissà quante altre ancora ancora ce ne saranno). Il disastro ambientale determinato da questa discarica, in uno dei luoghi che pensavamo più incontaminati dell’Alto Mugello, è sotto gli occhi di tutti. Una frana causata dalle pioggie torrenziali del 14 e 15 Marzo scorso, ha trascinato sulle acque del Rio Rovigo una montagna di rifiuti, che erano stati seppelliti e ricoperti. Rifiuti provenienti dalla città di Firenze, che solo un blocco stradale fatto da cittadini e cittadine e operai e operaie, è riuscito ad interrompere (cosa non più possibile se passasse il DL 1660, che prevede in questi casi la reclusione fino a 2 anni). Questi rifiuti sono già arrivati anche nel fiume Santerno, e se non si interviene tempestivamente, rischiano di arrivare al fiume Reno e poi al Mar Adriatico, potenziando notevolmente il disastro ambientale in corso. Le discariche come questa, “quelle dimenticate” sono le più pericolose anche perché producono percolato e non sono previste nei piani di bonifica. Una vera e propria potenziale bomba ambientale.

Come dire, il nostro è sempre stato considerato un territorio di “Servizio”, “Sacrificabile”.

Anche oggi, appare come sacrificabile; lo vediamo con la distruzione che sta provocando la costruzione del parco eolico nel Giogo di Villore, e con l’ assalito sui nostri crinali che abbiamo dei progetti di impianti eolici industriali, progetti che impatterebbero, come già stà succedendo su Villore, irrimediabilmente oltre ai nostri boschi, le nostre montagne, la nostra biodiversità (che dovremmo preservare per le generazioni future) e anche la nostra economia.

Una delle vocazioni primarie del nostro territorio infatti, è il turismo slow, il turismo lento, e sull’indotto di questo molte persone hanno investito creandosi uno sbocco essenziale per la propria sussistenza (lo vediamo con la via degli DEI, che crea un indotto economico, tra Toscana ed Emilia Romagna, di circa 9 milioni di euro l’anno!) E questo perché il nostro ambiente incontaminato, il nostro paesaggio, è apprezzato in tutta italia e in tutta europa!

Il territorio del Mugello poi, è sempre più pesantemente colpito dal cambiamento climatico, accellerato dalle guerre in atto. Lo abbiamo visto con le pioggie torrenziali presentatesi IL 14 e 15 Marzo scorso, che hanno determinato le centinaia di frane, gran parte ancora da stabilizzare, e i numerosi allagamenti verificati. Tutto questo ha colpito pesantemente le persone e il tessuto sociale ed economico della comunità.

Anche la forbice economica tra i territori centrali e periferici, è sempre più ampia; in periferia i servizi diminuiscono, i posti di lavoro sono sempre meno e il territorio, dal punto di vista ambientale e idrogeologico, è sempre più fragile.

Se non vogliamo lo spopolamento del Mugello, occorre che agiamo tutte e tutti insieme per una inversione di tendenza politica. Il nostro territorio deve:

  • essere protetto e valorizzato per le peculiarità economiche che ha, non solo tutelando ambiente e biodiversità per le generazioni future, ma anche per le persone che in queste vocazioni, hanno costruito la propria sussistenza economica;

  • vedere organizzati i servizi in modo da rispondere alle esigenze delle persone che lo abitano;

  • vedere perseguire azioni che lo rendano resiliente al possibile dissesto idrogeologico determinato dai cambiamenti climatici in atto;

  • agire con urgenza in tutte le situazioni, come per il Rio Rovigo, che richiedono la bonifica, per limitare i disastri ambientali conseguenti a scelte errate del passato.

Abbiamo già distrutto fin troppo; adesso è il momento di curare e di preservare, con scelte politiche che non abbiano il fine speculativo, ma della sostenibilità, sia a livello locale, che regionale, che nazionale, che europeo!

No all’economia di guerra! Non investiamo i nostri soldi in spese militari, ma per dare servizi e per arginare i danni che abbiamo determinato!

Per questo il 7 aprile, giornata contro la commercializzazione del diritto alla salute, abbiamo detto a gran voce:

La salute e l’ambiente non sono in vendita, e nemmeno i nostri diritti!

Tatiana Bertini Segretaria circolo PRC Mugello-Ovest