La rete dei Patti Digitali di comunità, che riunisce il Centro di Ricerca “Benessere Digitale” dell’Università di Milano-Bicocca e tre associazioni attive nel campo dell’educazione consapevole all’uso dei media (Mec, Aiart Milano e Sloworking), promuove alleanze educative tra famiglie, educatori ed enti a livello locale su tutto il territorio nazionale, nella consapevolezza che la sfida per un utilizzo più sano del digitale si vince soltanto insieme.
E alcune esperienze lo confermano già in modo piuttosto chiaro.
I Patti puntano a favorire l’incontro tra genitori, insegnanti e le molte altre figure educative con cui un ragazzo/a si trova a contatto in modo che possano individuare insieme poche semplici regole su cui sia possibile trovare un accordo, a cominciare dall’età giusta per cominciare a usare uno smartphone.
Tutti, famiglie, scuole, pubbliche amministrazioni e realtà locali, possono sottoscrivere i principi dei Patti Digitali ed eventualmente diventare soggetti promotori di un patto all’interno del loro territorio, per coinvolgere il maggior numero possibile di realtà educative e rendere condiviso un impegno comunitario per l’uso corretto della tecnologia.
I principi dell’educazione digitale di comunità presenti nel Manifesto sono: 1. Sì alla tecnologia, nei tempi giusti; 2. Preparare l’autonomia digitale; 3. Regole chiare e dialogo; 4. Adulti informati e disponibili a cambiare abitudini; 5. Serve una comunità!
Qui il Manifesto dell’educazione digitale di comunità: https://pattidigitali.it/#manifesto.
Cosa fare per dare vita ad un Patto?
Per sottoscrivere un nuovo Patto per l’educazione digitale serve innanzitutto un gruppo di persone interessate al tema del digitale e al suo impatto educativo su bambini e ragazzi.
Se si ha intenzione di far nascere un nuovo Patto, si può chiedere supporto alla Rete fin da subito scrivendo una mail a info@pattidigitali.it.
Si può anche scaricare un fac-simile del Patto, ma prima si consiglia di seguire le tappe fondamentali per far nascere un Patto, che sono:
1. Costituzione del Gruppo di avvio e condivisione del percorso.
Di solito è un gruppo di genitori, ma può partire anche da un’associazione, un comitato di cittadini, un istituto scolastico, un gruppo di iscritti a una società sportiva, una comunità di parrocchiani, etc..
Il Patto educativo può partire da un numero iniziale di partecipanti anche molto ridotto (4/5 persone) che poi pian piano si allarga.
I “promotori” di solito coinvolgono alcuni conoscenti, per arrivare ad una dimensione ideale di partenza di almeno 8/10 persone, in uno stesso territorio.
In questa fase può essere utile individuare sul proprio territorio altri soggetti o piccoli gruppi (rappresentanti di scuole, associazioni, servizi, amministrazione locale, etc.) che possono essere interessati al percorso.
2. Inizio del percorso con incontri di approfondimento.
Il gruppo organizza e anima uno o più incontri di approfondimento sul tema: ad esempio cosa significa benessere digitale, quali sono le abitudini rispetto all’utilizzo dei media in famiglia e qual è la fascia di età prevalente alla quale si rivolge il Patto di comunità.
3. Condivisione dei principi, definizione delle regole comuni e delle modalità di adesione.
In uno o più incontri si condividono le linee generali su cui costruire il Patto. La base di partenza è l’adesione ai 5 principi del Manifesto dell’Educazione Digitale di Comunità da cui prendere spunto per stabilire gli specifici impegni.
Questi impegni sono poi scritti dal gruppo in un documento che dovrà contenere pochi punti, ma molto chiari e condivisi da tutti i partecipanti.
I partecipanti sottoscrivono questi impegni e dichiarano così di volerli attuare. Contestualmente si decide anche la modalità di adesione al Patto (sottoscrizione di una scheda cartacea o altre modalità). Arrivati a questo punto, si può inviare la bozza del nuovo Patto all’indirizzo info@pattidigitali.it: sarà fornita consulenza e aiuto e si entrerà a far parte della Rete dei Patti Digitali.
4. Promozione del Patto per raccogliere altre adesioni.
È arrivato il momento di far conoscere il Patto sul territorio.
Si definisce una strategia di comunicazione per raggiungere tutti i soggetti potenzialmente interessati – genitori, associazioni, realtà attive nel territorio – e presentare loro l’iniziativa comunitaria come una risposta possibile a domande sempre più diffuse.
5. Incontro pubblico di presentazione.
Se il gruppo promotore ne ha la possibilità, organizza un evento pubblico di presentazione, invitando le Istituzioni (Sindaco, Dirigenti scolastici, Pediatri, Presidenti di Associazioni, etc.) in modo da confrontarsi con tutte le figure educative della propria specifica realtà e proponendo il Patto come una possibile risposta condivisa.
Con la primavera del 2025 i patti digitali di comunità sono arrivati a 110 in (quasi) tutta Italia.
Un piccolo traguardo importante.
E nei prossimi giorni si arriverà a 130 patti.
Sono coinvolte ormai 14 regioni italiane. A dimostrazione che l’idea di regolamentare l’uso delle tecnologie digitali è sempre più condivisa e sempre più genitori si stanno rendendo conto che è importante darsi regole.
Non è facile.
É anche vero che molti genitori adottano di fatto i patti senza firmarli e che l’idea è condivisa da molte persone.
Dalla Francia arrivano notizie che si stanno invertendo le tendenze: per la prima volta nel 2025 l’età dell’arrivo del primo smartphone si sta alzando anziché abbassando.
Non si hanno ancora dati per certificare il cambio di rotta, ma in ogni caso si spera che prima o poi questo possa accadere anche in Italia e in tutta Europa.
Il Board Nazionale dei Patti Digitali di Comunità si augura e lavora infatti per rafforzare tutte le realtà locali che vanno in questa direzione.
Qui per approfondire: https://pattidigitali.it/.










