La giornalista e attivista faentina Linda Maggiori, difesa dall’avvocato Andrea Di Pietro del foro di Roma e sostenuta da Ossigeno per l’Informazione, associazione dedita alla libertà di stampa, il 31 marzo è stata prosciolta dall’accusa di diffamazione rivoltale dal comandante della polizia locale Vasco Talenti. Durante l’udienza, nel Tribunale di Ravenna, il Comandante querelante non si è presentato all’udienza senza fornire alcuna giustificazione per legittimo impedimento, la Giudice ha quindi deciso per “non luogo a procedere” e per la chiusura del caso.

Secondo l’avvocato Andrea di Pietro

“in casi come questo la sentenza di proscioglimento non basta a ripagare l’imputato, che ha subito una querela non solo infondata, ma nemmeno coltivata in giudizio, lasciata cadere come se si fosse trattato di uno scherzo. Oltre alla naturale e ovvia soddisfazione per l’esito favorevole del processo -ha aggiunto il legale- resta l’amarezza per un sistema giuridico che senza volerlo crea talvolta dei paradossi. Nel caso di Linda Maggiori, se non fosse intervenuto lo Sportello Legale di Ossigeno, lei avrebbe dovuto farsi carico delle ingenti spese legali connesse alla sua difesa dall’accusa di diffamazione rivoltale da chi, dopo averla querelata, non si è presentato al processo”.

La denuncia per diffamazione risale al febbraio 2023, quando nella pagina Faenza Eco-logica la giornalista aveva ricostruito il caso di un terreno confiscato alla mafia, in via Granarolo 213, sotto la giurisdizione dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati e sequestrati alla criminalità (Anbsc) dal 2012 al 2023 (1). Terreno sul quale, a detta degli assessori, e dopo vari sopralluoghi, erano stati rinvenute tonnellate di macerie e rifiuti edili e due tir abbandonati (tuttora presenti). Il Consiglio comunale il 24 gennaio 2023 aveva votato una mozione per acquisire il terreno e destinarlo a orti sociali, previa la verifica della contaminazione del terreno. Dalla pagina di Faenza Eco-logica l’attivista e giornalista allora chiese come mai un terreno sotto confisca, che secondo il RUE era destinato a uso agricolo e non autorizzato a discarica, era invece stato usato (proprio negli anni della confisca) come discarica abusiva da ignoti e come mai per anni le forze dell’ordine non avevano vigilato.

Dal 2023 ad ora ci sono state alcune novità nel caso del terreno di via Granarolo 213.

La confisca del terreno è stata revocata dalla procura di Catania “per documenti mai resi noti prima”, la casa (definita abusiva non sanabile da assessori e uffici tecnici) è stata “miracolosamente” riconosciuta già sanata. Le macerie e i tir restano però al loro posto, in uno stato di degrado assoluto.

“Provo molto sollievo per la chiusura di questo processo, ma si tratta di una vicenda che non è veramente chiusa, almeno non per l’ambiente -sottolinea Linda Maggiori- perché i cumuli sono ancora lì, con il terreno rialzato di almeno un metro e mezzo per le macerie buttate. Le analisi compiute da ditte commissionate dal comune (a noi non note) hanno definito i rifiuti non pericolosi, anche se il Comune non ci ha mai mostrato i referti. Ad ogni modo, anche se non sono rifiuti pericolosi, non è lecito sversare rifiuti edili (rifiuti speciali) su un terreno non autorizzato a discarica, è reato soprattutto se avviene in gran quantità e in modo organizzato come in questo caso.

Come è potuto succedere? Dopo i miei esposti sono partite indagini per capire chi sono i responsabili? Per le autorità è normale che quei rifiuti verranno lasciati lì, in eredità a chi verrà dopo? I cittadini aspettano una risposta, ma dal 2023 nessuno ha mai fatto chiarezza, sono arrivate solo querele temerarie a chi faceva domande. Un ringraziamento al mio avvocato e ad “Ossigeno per l’Informazione” (2), associazione dedita a sostenere la libertà di stampa”.

Questa querela temeraria si è positivamente conclusa, ma restano aperte altre tre querele rivolte alla giornalista da personalità locali (allevatori, coop edili, politici-architetti). Per una di queste la pm ha già chiesto l’archiviazione, e si aspetta la decisione del giudice. Per le altre due siamo ancora alle fasi iniziali, ma i tempi lunghi della giustizia si fanno sentire e lasciano le persone”appese” per mesi o anni.

Tutto questo è il segno di tempi ostili alla libertà di stampa e al legittimo dissenso, alla critica e all’inchiesta. Ci chiediamo, quanto è libera una stampa non indipendente? (3).

Bisogna aver paura perfino a fare domande.

Meritevoli sono le associazioni come Ossigeno per l’informazione che sostengono i giornalisti querelati temerariamente, permettendo loro di continuare il lavoro di inchiesta.

  1. https://www.facebook.com/faenzaecologica/posts/pfbid0ki6CqS56pyrQsYwfgGMSMd6t1Pm3GSddDGT7ZxvibH2mUPasKhG1cWwT45y4cJqgl
  2. Ossigeno per l’Informazione: https://www.ossigeno.info/
  3. articolo “Quanto è libera una stampa non indipendente. La situazione italiana” https://peruncamminoecopax.blogspot.com/2022/01/indipendenza-pluralismo-di-stampa-e.html