Ilaria Venturi ha scritto così su ‘Repubblica’ “Oltre cinquemila nella piazza per l’Europa di Bologna. Più generazioni, anime diverse, un comune sentire “perché ora l’esigenza e l’urgenza è di esserci e di dire la nostra: Europa unita e di pace”.

I sindaci di Bologna e Firenze Matteo Lepore e Sara Funaro hanno proposto la manifestazione – nata da un’idea di Michele Serra – anche sotto le due torri.

L’unico soggetto che fino adesso non ha alzato la voce sono i cittadini e le cittadine europee – osserva Lepore – Noi vogliamo, come sindaci, portare in piazza le persone che vogliono unire l’Europa”.

Sara Funaro, precisando che non c’è separazione con la piazza del giorno prima del M5S, manda un messaggio di speranza: “La speranza di avere quell’Europa che David Sassoli sognava, un’Europa unita, forte, un’Europa che sappia guidare e sappia accompagnare i nostri Stati”.

Nella manifestazione di ieri pomeriggio in piazza Re Enzo vi è stato anche l’intervento dal palco di Albero Zucchero, a nome del ‘Portico della pace’, il network delle associazioni bolognesi concretamente impegnate nelle attività di promozione della pace.

Ecco il testo dell’intervento del ‘Portico’.

“La prima parola che portiamo in questa piazza è EUROPA, certo! Ma un’Europa che fa politiche di disarmo e legifera contro la proliferazione degli armamenti.

Un’Europa come i Padri fondatori l’hanno sognata:
– che non riaccende i nazionalismi, non arma fino ai denti gli eserciti nazionali
– che non ritorna alle mine antiuomo e delle munizioni a grappolo, stracciando le convenzioni
– che non ci porta all’apocalisse atomica cui mancano solo 89 secondi.

Soprattutto: un’Europa che si dà un Modello di difesa popolare, un Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta, effettivi Corpi civili di pace. Coinvolgenti tutta la popolazione: è il modello di difesa più efficace, per la ricerca storica e scientifica.

Finalmente, un’Europa che si dà strumenti di governo della pace: un Commissario alla Pace a Bruxelles, un Ministero della Pace in ogni Paese membro, un Assessore alla Pace in ogni Comune e in ogni Regione.

Se la prima parola è Europa, la seconda è simile alla prima: PACE certo! Ma non una parola vuota, bensì piena di politiche di pace: distensione, amicizia, mediazione e regolazione dei conflitti; STOP all’economia di guerra, STOP ai sacrifici dei cittadini, STOP ai tagli di istruzione salute lavoro e diritti, STOP alla devastazione ambientale.

Come ha ben detto Cecilia Strada al Parlamento europeo, nel kit di sopravvivenza mettiamo:
– tasse agli extra-profitti dell’industria bellica
– lotta alle disuguaglianze per la giustizia sociale
– diritto internazionale umanitario, stracciato da Putin così come da Netanyahu
– la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione

Se in nome della sicurezza l’Europa rinuncia a proteggere i diritti delle persone e i valori costituzionali, se armata fino ai denti si trasforma una jungla di ingiustizie sociali, alla fine non ci rimarrà molto da difendere! (Strada)

La pace non è assenza di guerra: comincia con la rinuncia alla violenza, si fa abitando i conflitti e rimuovendo le cause dell’ingiustizia, si realizza nella PIENEZZA DEI DIRITTI, nella PIENEZZA DI VITA DI OGNUNO, nella PIENEZZA DI PARTECIPAZIONE PER TUTTI!

La Rete Italiana Pace Disarmo (ACLI ARCI e CGIL tra gli altri, alcune qui presenti oggi), ci pone il grande tema: l’Europa è ancora un’Arca di pace o diventa un arco di guerra? Difesa europea sia prima di tutto disarmo, mediazione politica e sicurezza condivisa.

Perché la sicurezza o è condivisa, di tutti, o semplicemente non è!UN’ECONOMIA DI PACE NON DI GUERRA.

Un’Europa FORTE e NONVIOLENTA, che sa difendersi con politiche di distensione, amicizia e mediazione prima di tutto verso il mondo che è sempre stato il suo ed è la culla della civiltà: il Mediterraneo, l’Africa, l’Oriente!

Le ultime parole.
E proviamo a unirle nel discorso: CONFLITTI, GUERRA, VIOLENZA che un sistema fondato sulla PACE sia meglio di uno fondato sulla GUERRA lo dicono le leggi dell’economia e la storia della prosperità dei popoli. La pace conviene a tutti!

Lo dicono storici, sociologi, politologi, giuristi, filosofi, fisici e matematici.
Lo dicono le scienze dure, i diagrammi e gli studi dei sistemi complessi.

È ora di riprendere in mano i nostri sogni e imboccare una strada nuova!

È ora di dare spazio e fondi in tutta Europa alle Scienze per la Pace.
I conflitti saranno sempre tra noi, sono necessari, positivi, generatori di cambiamenti, vanno abbracciati e abitati.

È la scorciatoia della guerra, che è violenza e necropolitica massimizzata, che va espulsa dalla storia! Il fatto è che noi siamo analfabeti dei conflitti perché non li studiamo.

Non sappiamo gestire i conflitti perché finanziamo solo ricerche militari. E così la pace non avanza.

I fondi pubblici vadano in entrambe le direzioni.

Avviene già in Francia. Questo soprattutto diceva profeticamente il compianto Alexander Langer (ci manca da 30 anni!): si incontrino Scienze per la Pace e Scienze della Guerra, accademie militari e atenei civili, a viso aperto!

Studino il CONFLITTO e la DIFESA, e non già la migliore VIOLENZA: con il potere tecnologico odierno nessuna violenza vince più nessun conflitto.

Un’alleanza per la pace fra gli apparati politico-militari e le istituzioni scientifiche! LIBERA! dagli inconfessabili interessi dell’apparato industriale militare, l’industria più prospera con affari oggi da capogiro, grazie al carburante più squallido e inquinante: la PAURA instillata nel cuore di ognuno di noi.

RITORNI LA POLITICA! Non sottomessa né umiliata dal potere economico, torni al suo compito: non tradisca la nostra anima, ci dia ancora visione, indichi ancora il nostro sogno con la necessaria utopia.

La pace è sexy, per dirla con l’amico Bergonzoni!È forza. È compimento. È solidità risolta.

È ambizione di puntare a cambiare il modo di vedere le cose.
È coraggio di tendere al cambiamento dell’altro nell’incontro con noi.
Al cambiamento di noi nell’incontro con l’altro

Da Europeo invito tutti gli Europei ad essere all’altezza della storia. RIBELLIAMOCI, personalmente e comunitariamente dal più giovane al più anziano, per una definitiva OBIEZIONE ALLA GUERRA. Un conclusivo e irreversibile atto di OBIEZIONE DI COSCIENZA.

Il grido dimenticato dei nostri Padri, sia anche il nostro e dei nostri figli: MAI PIU’ LA GUERRA, MAI PIU’ LA GUERRA, MAI PIU’ LA GUERRA!