La foto sopra è stata scattata la scorsa settimana nel nostro ufficio a Beit Jala, dove palestinesi e israeliani si sono ritrovati come un’unica squadra. Insieme ai nostri amici in visita dagli Stati Uniti, abbiamo condiviso un caffè arabo, passato in rassegna possibili strategie e ci siamo presi del tempo per riflettere sul significato del semplice stare insieme. Nonostante la brutalità della guerra, restiamo uniti e questa foto parla da sola: visualizza una squadra, una famiglia, una visione di un futuro alternativo.
In questo momento, stiamo tutti assistendo alla fragilità della “pace” in Israele e Palestina. Ogni giorno porta con sé storie più angoscianti, che approfondiscono il divario tra persone comuni che vengono messe l’una contro l’altra in una grottesca dimostrazione di nazionalismo, potere militare e odio.
Le immagini degli ostaggi emaciati usciti dalla prigionia lo scorso fine settimana hanno scioccato gli israeliani. Costretti a sfilare su un palco, a salutare e a ricevere attestati come se avessero vinto chissà quale premio: sono state scene strazianti. Allo stesso tempo, non possiamo restare insensibili di fronte ai pullman carichi di prigionieri palestinesi che tornano a casa, molti dei quali sono stati tenuti in detenzione arbitraria in Israele per periodi di tempo indeterminati senza processo, senza alcuna rappresentanza legale o contatti con i propri cari. Non si tratta di fare paragoni, ma di riconoscere la perdita di umanità, il disprezzo per il diritto internazionale e il silenzio che consente tali ingiustizie.
Mentre gli psicopatici che sono al potere minacciano di porre fine al cessate il fuoco e di farci ricadere nella violenza, noi continuiamo a scegliere un’altra strada, quella della liberazione collettiva. Non siamo solo un movimento di attivisti palestinesi e israeliani che lottano per il cambiamento sul terreno, ma anche una ONG che implementa programmi di indubbia efficacia con l’obiettivo di unire israeliani e palestinesi nella ricerca della giustizia e della pace.
Nonostante la guerra, siamo orgogliosi circa il fatto che i nostri programmi per i giovani siano continuati. Educhiamo i giovani israeliani sulla realtà dietro l’occupazione, le realtà che la loro istruzione tradizionale non permette loro di vedere, e diamo loro gli strumenti per agire e porvi fine. Quanto ai giovani palestinesi, con noi acquisiscono le competenze per esercitare i propri diritti, apprendono la storia ebraica come parte della nostra realtà condivisa e vanno oltre le narrazioni tradizionali per umanizzare l’altro. Questi giovani, diplomati dalle nostre Freedom Schools, si incontrano da eguali: senza uniformi né armi, senza gerarchie, solo coetanei che muovono i primi passi l’uno verso l’altro.
Come parte della nostra espansione educativa, abbiamo introdotto una scuola in Israele che “gioca” sulla fede, sfidando i partecipanti a conciliare la fede con la giustizia e ad abbracciare l’ebraismo rifiutando nozioni di supremazia, annessione e oppressione. Ognuno dei nostri programmi è radicato nella nonviolenza, nella co-resistenza e nei diritti umani, e cerca di offrire una nuova visione per coloro che sono alla ricerca di un’alternativa allo status quo. Stiamo cambiando le mentalità, ispirando l’azione e unendo palestinesi e israeliani come colleghi, amici e alleati.
Vediamo del potenziale in ogni individuo, che provenga da Hebron, Gerico, Tel Aviv o Haifa, perché condividiamo tutti lo stesso desiderio: libertà, sicurezza e liberazione. Alcuni potrebbero definirci radicali, e va bene così. Sappiamo di essere dalla parte giusta della storia e siamo abbastanza coraggiosi da stare insieme, nonostante le critiche, le minacce e le intimidazioni che affrontiamo.
Ancora non sappiamo cosa ci porterà questo fine settimana, ma ci aggrappiamo alla speranza. La speranza di non tornare alla guerra, e che a Gaza venga data la possibilità di guarire, e che le persone innocenti tenute prigioniere vengano restituite alle loro famiglie. Ciò che sappiamo è che non smetteremo di lavorare insieme, di resistere all’oppressione e di trasformare la disperazione in azione e la paura in speranza.
In pace e solidarietà,
Rana ed Eszter
Co-direttrici Combatants for Peace
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Traduzione in italiano di Daniela Bezzi










