La Circolare nazionale di febbraio della Rete Radié Resch, Associazione di solidarietà internazionale, è un resoconto dettagliato di un evento online del 25 gennaio scorso, a più voci e tra diversi continenti, sulla tematica dell’agroecologia. L’evento è stato organizzato dalla “Rete Radié Resch” in collaborazione con la “Scuola latino-americana di agroecologia” (ELAA – Escola Latino-americana de Agroecologia) del Movimento Sem Terra brasiliano (MST), con Asfodelo, Associazione Fondiaria di Difesa Ecologica Locale del Monferrato e con l’associazione Amici della Colonia Venezia che opera in Brasile con progetti di solidarietà. All’evento hanno partecipato anche altre realtà che si occupano di agroecologia: il gruppo Sementi indipendenti, Slow food Chile e il Centro internazionale Crocevia». Anche da Bangui (Repubblica Centroafricana) si sono collegati alcuni giovani agronomi, arricchendo la partecipazione internazionale a questo evento.

Ho partecipato personalmente insieme a un centinaio di persone, alcune appartenenti ai gruppi locali della “Rete Radié Resch” diffusi in tutto il territorio nazionale, traendone un’impressione molto positiva. All’incontro è stato dato il titolo di per sé significativo: «Custodi dei semi: agroecologia e politica». Da un’esperienza iniziata circa due anni fa come sostegno a un progetto di supporto allo sviluppo di un frutteto, si è giunti a proporre una operazione ordinaria denominata “Casa delle sementi” – “operazioni” vengono chiamati i progetti approvati dal Coordinamento nazionale della Rete Radié Resch – con sede in Paraná, nel Sud del Brasile, per l’allestimento di una casa delle sementi atta al recupero dei semi originari autoctoni, in opposizione alle politiche dell’agribusiness.

L’intento del convegno

«L’intento principale – riferisce la Circolare – è stato quello di avviare un mutuo scambio (e da qui anche il coinvolgimento di una realtà attiva nell’agroecologia sul territorio italiano – Asfodelo) che non si basasse su un semplice sostegno a progetti, come era stato nel passato in occasione della già attiva collaborazione con l’MST da parte della Rete, ma desse luogo a un mutuo arricchimento e scambio di esperienze tra realtà affini. Non solo a livello pratico, ma anche in una dimensione politica, nell’accezione più ampia del termine».

La ricerca della dimensione “politica” è stata una costante nella vita ormai sessantennale della Rete Radié Resch, nel senso di trasformazione delle relazioni di dipendenza e di oppressione tra le comunità del Sud del Mondo e del Nord opulento, comunità con le quali si è entrati in contatto, si collabora e si interagisce attraverso progetti che nascono e vengono gestiti in loco.

João Pedro Stédile, il rappresentante più noto del MST brasiliano, in un’intervista pubblicata dalla rivista In dialogo n. 3, 2024 – rivista-notiziario della Rete Radié Resch -, affermava che il Movimento, nato nel 1984, davanti ai grandi cambiamenti climatici attuali e al modello capitalista dell’agribusiness, deve trasformarsi politicamente: «Lottare solo per la terra non è più sufficiente. Se prima il focus era “la terra a chi la lavora” ora bisogna che sia “produrre alimenti per tutti” e alimenti sani».

Le proposte emerse (Scuola di Agroecologia)

Gli interventi sono stati tutti molto interessanti e coinvolgenti. Ecco alcune proposte emerse, a cominciare da quelle dei/delle rappresentanti della “Scuola di Agroecologia”:

  • La necessità e l’urgenza del riscatto, valorizzazione, moltiplicazione, stoccaggio e diffusione delle sementi autoctone – ha ricordato André – è in contrasto all’attuale sviluppo capitalista nelle campagne, che impone la monocoltura, con l’uso dei pesticidi, e distrugge l’agricoltura familiare e la biodiversità. Il rischio del transgenico ha mobilitato famiglie di agricoltori, studenti, professori, donne (movimenti di base) per la custodia e divulgazione dei semi autoctoni.
  • Creare “orti urbani” con la preservazione della varietà di semi può essere un’opportunità per le famiglie, soprattutto quelle più povere, per una alimentazione sana e sufficiente. Andreia ha sottolineato quanto si sarebbe potuto fare per alleviare la fame durante il COVID con un modello diffuso di orti urbani familiari.
  • La conservazione e valorizzazione dei semi autoctoni è un percorso olistico, nel senso che il lavoro sulle sementi non transgeniche è una scelta culturale, ambientale ma anche politica – hanno evidenziato le studentesse della Scuola di Agroecologia (Pámela, Mayra e Sara).

La testimonianza di Paula Carbajal (Cile)

La testimonianza di Paula Carbajal, rappresentante della Comunità Indigena del Huasco, presidio di Slow Food Chile, è stata particolarmente commovente. «La Valle del Huasco – riporta la Circolare nazionale – conduce dall’Oceano Pacifico all’altopiano desertico di Atacama. Si tratta dell’ultima frontiera verde prima dell’inizio del deserto, caratterizzata da un microclima particolare e da notevole biodiversità, ma assediata da grandi miniere a cielo aperto, principalmente di rame e considerata, dallo stesso Governo cileno, “zona di sacrificio” ambientale. La Comunità, oltre che nella tutela dell’acqua e nella promozione del turismo rurale, è attiva nella protezione dei prodotti locali e dei cibi originari. Sente come propria responsabilità il fatto che le sementi originarie (in particolare mais, pomodori, peperoni, fave) siano preservate a trasmesse alle generazioni successive, senza le contaminazioni derivanti dalla monocultura e dalle manipolazioni genetiche».

La realtà italiana

Oggi il tema dell’agroecologia non interessa solo realtà lontane del Sud America, ma anche realtà del nostro Paese dove, dopo un abbandono per alcune decadi della terra, assistiamo a un ritorno dei giovani alla campagna, seppure tra grosse difficoltà, ha sostenuto Eva Polare di “Sementi Indipendenti”; una Banca dei semi è nata alcuni anni fa in Sicilia. Vista la mancanza di conoscenze delle nuove generazioni, è importante un’opera di informazione e di dialogo tra soggetti diversi, anche della politica locale.

Una mia considerazione personale: anche in Sardegna è stata realizzata, a livello istituzionale, “la banca dei semi”, progetto della Regione per la tutela della biodiversità. Contemporaneamente c’è una ripresa, tuttavia ancora limitata, dell’agricoltura contadina e il diffondersi di mercati contadini indipendenti.

Infine, l’intervento di Pascal Benincasa del “Centro Internazionale Crocevia”, realtà che si occupa di nuovi OGM e nuove biotecnologie all’interno di una rete nazionale e internazionale, ha messo in evidenza la necessità di affiancare al recupero delle sementi originarie e al ritorno a sistemi di coltivazione più sostenibili e rispettosi della natura «la lotta, in parallelo, alla sempre maggiore espansione dell’agribusiness basato su tecniche invasive che mirano all’aumento della produzione a scapito della varietà delle colture e della salute umana». E ha ricordato che la Commissione Europea «ha proposto nuove regole per alleggerire la legislazione sugli OGM», con ricadute sui consumatori e sull’agricoltura che, se venisse approvata questa deregolamentazione, causerebbero danni irreversibili.

Per chi fosse interessato, il convegno si può rivedere su canale Youtube al link: https://www.youtube.com/watch?v=nYAklrhLsqc