Scriveva Pier Paolo Pasolini nel lontano 1973: “Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero Paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè – come dicevo – i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.” (Nel “Corriere della Sera” col titolo “Sfida ai dirigenti della televisione”, 9 dicembre 1973). In questi 50 anni dalle riflessioni di Pasolini, la televisione ha consolidato sempre più il proprio potere, incidendo profondamente e irreversibilmente sulla cultura e la società.

La televisione italiana ha compiuto da pochi mesi 70 anni (nasceva il 3 gennaio 1954 ) e l’Auditel festeggerà fra poco il suo quarantesimo compleanno (nasceva il 3 luglio del 1984). Due anniversari che sono stati al centro della Relazione annuale al Parlamento “70 anni di TV, 40 anni di Auditel: il ruolo dei JIC (joint industry committee), nel nuovo scenario mediale”, che il Presidente di Auditel ha tenuto di recente alla Camera dei Deputati. Una riflessione prospettica che, partendo dai cambiamenti indotti dalla tecnologia, dall’offerta di contenuti e, soprattutto, dal mutare dei comportamenti di consumo, volge lo sguardo verso una possibile evoluzione.  In questi anni il piccolo schermo si è trasformato nel grande schermo: il 5° Rapporto Auditel-Censis rivela, infatti, che, nel tempo, sono costantemente aumentate le dimensioni dei televisori nelle case degli italiani, dove la presenza di una TV principale di (addirittura) 55 pollici sta diventando ormai la norma.

“La Ricerca di base Auditel, l’indagine condotta in collaborazione con IPSOS, che fotografa sette volte l’anno la società italiana, le strutture familiari e le loro interazioni con i media, certifica – si legge nella Relazione che, rottamati 40 milioni di apparecchi con tubo catodico, oggi il Paese è popolato da ben 120 milioni di schermi digitali – di cui oltre 97 milioni connessi – attraverso cui si fruiscono regolarmente i contenuti televisivi. Proprio la moltiplicazione degli schermi ha segnato, negli anni, il passaggio dalla visione prevalentemente lineare di contenuti integrali alla visione on demand di contenuti prevalentemente frammentati in brevi clip che sintetizzano l’originale.” Una situazione che ha progressivamente spostato l’utenza da una fruizione condivisa (con la famiglia riunita davanti al cosiddetto “focolare domestico”) a una visione, invece, marcatamente individuale, personalizzata e tipicamente in mobilità.

Nella stagione televisiva 2022-2023 i broadcaster italiani sono riusciti a crescere nella Total Audience (+1,4% rispetto alla stagione precedente), raggiungendo giornalmente oltre il 90% dei telespettatori e conquistando l’82,3% del totale del tempo dedicato alla visione TV. Si tratta di risultati importanti, cui ha contribuito non poco l’ascolto incrementale generato proprio dagli schermi digitali: c’è stata, infatti, una crescita del 20,3% per le visualizzazioni e del 25,1% in termini di tempo speso, numeri che consentono di definire la nostra industria televisiva come “la più resiliente” (anche a livello continentale). Per quanto riguarda invece l’advertising (pubblicità) siamo invece passati dalla pubblicità sincronizzata con la programmazione (addirittura osmotica, se pensiamo a Carosello) alla pubblicità asincrona, disaccoppiata e personalizzata, ma soprattutto ottimizzata non più sulla base dei programmi, bensì sui diversi profili di consumo: la cosiddetta addressable advertising (che consente di raggiungere determinati gruppi di utenti).

La relazione si sofferma poi sullo sviluppo dell’Auditel in questi 40 anni, sottolineando: il passaggio dal panel al Superpanel, il campione più numeroso al mondo in rapporto alla popolazione; l’attivazione del sistema censuario e la sua successiva integrazione con il sistema campionario, per la rilevazione degli ascolti su tutte le piattaforme e tutti i device; l’evoluzione incessante delle più moderne tecnologie di rilevazione (tag digitali, CUSV, modelli statistici, algoritmi, cloud, soluzioni di machine learning) per gestire il passaggio dallo schermo unico alla frammentazione degli schermi, dei contenuti e delle modalità di fruizione; infine, l’autonomia operativa e soprattutto la piena proprietà intellettuale delle soluzioni, che limita la dipendenza dai fornitori e garantisce – allo stesso tempo – l’integrità degli asset e il controllo diretto di ogni fase del processo di rilevazione. Innovazioni che fanno dire al presidente di Auditel che l’Italia “è il primo Paese ad avere già completato l’integrazione tra sistema campionario e sistema censuario. Il primo ad aver pubblicato la Total Audience, integrando in modo nativo la Smart TV. Il primo a rilevare al suo interno anche la pubblicità online e quella addressable.  Il primo, su esplicita delibera di AGCOM, a rilevare integralmente un soggetto Over-The-Top OTT (la britannica BARB utilizza solo il panel; la francese Médiamétrie muoverà quest’anno i primi passi…).

Quanto al futuro, la relazione sottolinea che “oggi sul mercato globale dello streaming – che vale 154 miliardi di dollari – operano 27 diverse piattaforme. Nel 2012 c’era solo Netflix. Questo eccesso di offerta non potrà che spingere verso una fase di consolidamento e concentrazione, dinamica destinata a rafforzare ulteriormente la dimensione egemonica di pochi soggetti globali che già dispongono di dimensioni di scala impressionanti. Infatti, l’anno si è aperto con l’annuncio del clamoroso deal siglato da Disney, Fox Sports e WBD per dar vita a una joint venture che gestirà, in modalità B2B e B2C, i diritti TV dello sport USA (NFL, NBA, il Baseball e l’Hockey League). Parallelamente, in risposta alle nuove dinamiche di consumo, si assiste alla costante convergenza dei modelli di business e delle linee editoriali: AVOD e SVOD convivono, ormai, sulle piattaforme streaming, così come l’offerta sia di contenuti on demand che di grandi eventi live. Proprio la qualità e la varietà dei contenuti saranno sempre più destinate a fare la differenza, a rappresentare il vero driver di successo nell’economia dell’audiovisivo. Lo indica – chiaramente – l’esplosione della spesa per la creazione e l’acquisizione di nuovi titoli, che nel 2023 è sì rallentata, ma dopo una crescita triple digit (+229% dal 2017) e dopo aver segnato il record annuale di prime visioni nel 2022: sono state ben 599.”

I numeri strabilianti e le entusiastiche riflessioni della Relazione annuale dell’Auditel non ci forniscono purtroppo elementi in grado di cogliere il progresso culturale che si è avuto in questi 70 anni grazie alla Tv e non rendono superate le riflessioni di Pier Paolo Pasolini, il quale a proposito della sua critica  alla televisione precisava: Non sostengo affatto che tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d’accordo che potrebbero costituire un grande strumento di progresso culturale, ma finora sono stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso, di sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale per due terzi almeno degli italiani.”

Qui la Relazione del presidente dell’AUDITEL presentata al Parlamento: https://www.auditel.it/wpcontent/uploads/2024/03/Relazione-Auditel-2024_REV_DEF.pdf.