“Le scuse per aver commesso un errore nell’uccisione dei 7 operatori umanitari dell’organizzazione World Central Kitchen non reggono. Le modalità con cui è stato colpito il convoglio umanitario, che aveva seguito tutte le procedure dettate dall’Esercito israeliano e le cui insegne erano visibili dall’alto, fanno pensare ad un attacco deliberato, per certi versi ad una esecuzione mirata. La nostra solidarietà ai colleghi di WCK è totale così come la nostra indignazione nei confronti dei responsabili di questa ennesima violazione del diritto umanitario”.

Lo affermano, in una dichiarazione, Angelica Romano e Alfio Nicotra, co-Presidenti nazionali di Un Ponte Per, Ong che opera in Medio Oriente dal 1991.

“La decisione di WCK e di altre Ong di sospendere la distribuzione degli aiuti alla popolazione stremata – proseguono Nicotra e Romano – è dovuta alla totale assenza di credibilità delle assicurazioni date da parte israeliana sull’incolumità dei convogli e del personale al seguito. Dal 7 ottobre ad oggi gli operatori umanitari, gli ospedali, le ambulanze, i luoghi protetti dal diritto internazionale, sono stati target delle armi israeliane tanto da aver prodotto una lista dolorosissima e lunga di 196 operatori assassinati dal 7 ottobre ad oggi”.

Solo il cessate il fuoco, vero e prolungato, può consentire la distribuzione degli aiuti in sicurezza – precisano Romano e Nicotra – e il non rispetto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e delle prescrizioni emesse dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia su questo aspetto, dovrebbero spingere i nostri Governi ad emettere sanzioni economiche e bloccare ogni consegna di armamento nei confronti d’Israele”.

“Da parte nostra – concludono i due co-Presidenti di un Ponte Per – continueremo finché sarà possibile, tramite il nostro partner palestinese, l’Union of Agricoltural Work Committes (UAWC), la campagna ‘Acqua per Gaza’ per cercare di arginare le vittime di disidratazione e di malattie gastrointestinali prodotte dall’assunzione di acqua contaminata. Ci aspettiamo però che questa nuova strage induca la comunità internazionale ad assumere tutte le iniziative più idonee per tutelare la popolazione civile dall’uso illegale della fame e della sete come strumento di guerra”.

 

Ufficio stampa Un Ponte Per