“Una sentenza che è una coltellata, soprattutto per noi genitori che abbiamo perso i figli. Questi imprenditori smaltivano rifiuti tossici, li mettevano nei fertilizzanti, tra Acerra, Caivano, Bacoli e Qualiano, avvelenando così i terreni agricoli e noi tutti. Ora tornano ad avere tutti i loro beni, come se non avessero fatto niente” dice con rabbia e sdegno Marzia, mamma dell’associazione “Noi, i genitori di tutti”, nell’apprendere che oggi, 27 marzo, la Corte di Cassazione ha annullato il decreto di confisca dei beni dei fratelli Pellini, aprendo così le porte alla restituzione di 220 milioni di euro, tra beni e conti correnti. Giovanni, Salvatore e Cuono Pellini imprenditori del settore rifiuti furono condannati con sentenza definitiva nel 2017 a 7 anni di carcere per disastro ambientale aggravato e traffico illecito di rifiuti, e sono tra i maggiori responsabili dell’inquinamento dell’area di Acerra, la cosiddetta Terra dei Fuochi. In realtà, grazie ai benefici e all’indulto, hanno scontato poco più di qualche mese di carcere a cui si aggiunge ora la restituzione di tutto il loro ricco patrimonio.

Nel 2012 il figlio di Marzia si ammalò di un tumore raro, il neuroblastoma multiforme: “lo portai a curarsi al Gaslini di Genova dove c’erano tanti altri bambini della Terra dei Fuochi. I medici mi chiedevano da dove venissi, io rispondevo che abitavamo in centro a Napoli, ma portavo spesso mio figlio in campagna ad Acerra per fargli respirare aria buona, ignorando che quella era una zona avvelenata”. Il figlio di Marzia purtroppo fu una delle tante piccole vittime dell’inquinamento.

Tanti troppi i bambini e giovani malati o deceduti, in uno dei SIN (siti altamente contaminati in attesa di bonifica) più vasti e densamente popolati d’Italia, la Terra dei Fuochi che comprende 80 comuni. Qui grazie al sodalizio tra camorra e imprenditori (di tutta Italia), dagli anni 80 venivano sversati rifiuti pericolosi, smaltiti anche come fertilizzanti, spesso bruciati in roghi improvvisati, da qui il nome “Terra dei Fuochi”.

“Ci hanno avvelenato senza darci neppure il lavoro” scuote la testa Marzia “per decenni ci hanno portato i rifiuti tossici da tutta Italia”.

Secondo i medici, non si è ancora raggiunto il picco dei tumori e nel frattempo le bonifiche vanno a rilento. Come sottolinea Antonio Marfella medico di Isde:  “Acerra è la città che detiene nel periodo 2013-2018 il tristissimo record di città italiana con i peggiori dati di incidenza del cancro: ben 1073/100mila abitanti. L’incidenza del cancro in Provincia di Napoli e Caserta tende ad essere maggiore tra i cittadini di età inferiore ai 50 anni, purtroppo ci sono quotidiani funerali di cittadini sempre più giovani e finanche tanti, troppi bambini”.

Per le donne dell’associazione “Mamme di Miriam”, dal nome di una bambina che ha lottato contro il cancro ed è ora lei stessa una giovane attivista, “è inaccettabile restituire i beni frutto dell’attività illecita di rifiuti a coloro che hanno violentato il nostro territorio. Siamo pronte a mobilitarci affinché giustizia sia fatta. Chiediamo che la Procura di Napoli faccia luce su quanto accaduto”.

Ma ricapitoliamo: a febbraio del 2017 ci fu il sequestro dei beni, tra i quali 250 fabbricati, 68 terreni, 50 tra auto e mezzi industriali, 3 elicotteri e 49 conti correnti bancari. Dopo il sequestro,  ad aprile 2019 era arrivata la confisca (primo grado). Il decreto di confisca di secondo grado, emesso dalla Corte di Appello di Napoli solo nel giugno 2023, arrivò oltre il termine prescritto di 18 mesi. Così gli avvocati dei Pellini hanno fatto ricorso e oggi hanno ottenuto l’annullamento della confisca.

Per questo, cittadini e genitori, (uniti nelle associazioni Le mamme di Miriam, i Volontari Antiroghi, Noi, i Genitori di Tutti, Stop Biocidio), medici come Antonio Marfella e parroci come Don Maurizio Patriciello, da mesi protestano per scongiurare la temuta sentenza.

Le mamme di Acerra ricordano i Pellini: “Li chiamavano i Re Mida, uno di loro era maresciallo dei carabinieri e prendeva le denunce dei contadini. Immaginate voi che clima c’era. I loro 220 milioni di profitti li hanno fatti sulla pelle dei nostri figli morti e ammalati. Questi soldi sono sporchi, dovrebbero ora servire a bonificare, a ripagare i danni causati, anche se niente riporterà indietro i nostri bambini. Ora però, con i Pellini liberi e di nuovo potenti, noi abbiamo paura”.

Anche secondo Carmela Auriemma, parlamentare del Movimento 5 Stelle e coordinatrice del partito per la provincia di Napoli “il dissequestro dei beni dei Pellini è scandaloso. Depositerò subito un’interrogazione parlamentare con i colleghi della Camera per accertare l’eventuale responsabilità in merito al ritardo della Corte di Appello. Inoltre, è necessario intervenire subito sulla normativa affinché questi casi vengano disciplinati diversamente, e soprattutto intervenire immediatamente per un nuovo sequestro perché i presupposti giuridici sussistono ancora”.