Il disorientamento e la solitudine che accompagnano le nostre vite ci fanno sempre più capire che nessuno può bastare a se stesso e ci spingono ad operare per costruire il tessuto relazionale delle nostre Comunità, che da qualche tempo a questa parte si stanno proponendo come il vero soggetto del cambiamento. Sono due in particolare le esperienze che si vanno affermando in giro per l’Italia: la Fondazione di Comunità e la Cooperativa di Comunità.

Le Fondazioni di Comunità sono organizzazioni filantropiche che si concentrano su specifiche aree geografiche con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle comunità in cui operano, rafforzare i legami sociali, affrontare i problemi locali e promuovere lo sviluppo. Lo fanno favorendo un’infrastrutturazione sociale basata sul concetto del dono, incentivando le donazioni da e per la comunità e creando e gestendo fondi di varia natura, che concorrono a costituire e incrementare il patrimonio dell’ente. Le Fondazioni di Comunità favoriscono il coinvolgimento civico, ispirando le persone a sostenere cause locali, in particolare identificando i problemi più urgenti e promuovendo soluzioni su misura, basate su una conoscenza privilegiata delle esigenze del territorio e della sua comunità. Attualmente se ne contano 52 diffuse su tutto il territorio nazionale e diversi gruppi promotori si stanno adoperando per costituirne di nuove.

Come sottolinea Paolo Venturi, direttore di AICCON Research Center, il Centro Studi promosso dall’Università di Bologna, dal movimento cooperativo e da numerose realtà, pubbliche e private, attive nell’ambito dell’Economia Sociale, con sede presso la Scuola di Economia e Management di Forlì – Università di Bologna: “L’esperienza delle fondazioni di comunità italiane rappresenta un’innovazione istituzionale tanto nel panorama del Terzo Settore quanto in quello degli attori dello sviluppo sostenibile. La filantropia esce fuori dal suo tradizionale perimetro erogativo per attivare e co-produrre soluzioni capaci di rispondere a bisogni attraverso progetti pensati e desiderati dagli stessi abitanti. Le attività e gli impatti che anche questo report descrive, ci portano le prove di come questa particolare tipologia di fondazione, non sia un mero intermediario, bensì una vera e propria infrastruttura sociale che potenzia e patrimonializza il territorio attraverso la felicità e la cura della sua comunità.

In occasione della VI conferenza nazionale delle Fondazioni di Comunità di Assifero, è stata presentata la nuova Guida realizzata con il supporto scientifico di AICCON e il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo: https://www.aiccon.it/wp-content/uploads/2023/09/Assifero_Guida-delle-Fondazioni-di-Comunita-in-Italia-2023.pdf.

La Cooperativa di Comunità è invece una forma di cooperativa che nasce da un’azione comune e che crea valore sociale ed economico, attraverso la produzione e/o gestione di beni comuni in maniera partecipata ed inclusiva. È una forma diffusa soprattutto nei territori montani dove a fronte del crescente spopolamento dei territori e della bassa accessibilità ai servizi tipica delle aree rurali e periferiche si è assistito ad una crescente tensione politica e sociale volta alla difesa e alla “rigenerazione” di questi luoghi. I percorsi comunitari e di cooperazione nascono dalla comunità stessa, dai cittadini e dagli abitanti del territorio di riferimento. Ciò non significa, però, che la nascita sociale di organizzazioni cooperative o di comunità sia un atto assembleare o totalizzante. Il percorso di costituzione è infatti promosso da una “minoranza profetica”, visionaria e determinata che si assume il rischio e la responsabilità imprenditoriale del progetto: non può esistere un’impresa di comunità, se non è la comunità ad investire in se stessa.

Al  30 giugno 2021 erano state mappate 188 Cooperative di Comunità. Quasi 2 Cooperative di Comunità su 3 sono localizzate in un’area interna, ma si registra anche una quota rilevante nelle aree periurbane. Nel triennio 2018-2020 si è registrato un incremento “esponenziale” del fenomeno trainato soprattutto da specifiche aree territoriali (Toscana e Abruzzo): in questo arco di tempo sono nate più della metà delle cooperative (57%). La forma giuridica maggiormente diffusa è quella della cooperativa di produzione e lavoro (44% delle realtà mappate), rilevante anche la presenza della cooperazione sociale (20%). Queste organizzazioni si caratterizzano per un’azione su una pluralità di settori di intervento, in primis il turismo (60%), la conservazione e tutela ambientale (47%) e l’agricoltura (38%), quindi spesso collegati con gli asset naturali e culturali. Le attività realizzate generano una pluralità di impatti che insistono su molteplici ambiti collegati ai beni comuni e al territorio, ad esempio attraverso la creazione e lo sviluppo di filiere ed economie di luogo non strettamente turistiche (nell’80% delle realtà) o la rigenerazione del patrimonio (77%), ma anche al benessere delle comunità territoriali soprattutto in termini di socialità e vita comunitaria.

Di recente è nata la mappa interattiva delle Cooperative di Comunità, una piattaforma gratuita e aperta che intende costruire il primo luogo virtuale pensato per comunicare e condividere la geografia di queste esperienze e allo stesso tempo offrire loro uno spazio di visibilità dove raccontarsi, facilitando così anche la nascitadi nuove relazioni e scambi.

Qui l’indagine: https://www.aiccon.it/wp-content/uploads/2022/01/Executive-summary-mappatura-coop-comunita_28-01-22.pdf.