In Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone.

E si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che utilizzano il cellulare tutti i giorni dopo la pandemia: dal 18,4% al 30,2% tra il biennio 2018-19 e il 2021-22: https://www.pressenza.com/it/2023/11/si-abbassa-sempre-di-piu-leta-in-cui-si-utilizza-uno-smartphone/.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha consigliato – consiglio accolto anche in Italia dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) – di non utilizzare dispositivi digitali per i bambini di età inferiore ai 2 anni. Ma secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi passa del tempo davanti allo schermo (tv, computer, tablet o smartphone), per la maggior parte per meno di un’ora al giorno.

Tra i rischi dell’esposizione troppo precoce e prolungata, oltre al possibile impatto negativo sullo sviluppo cognitivo, linguistico e emotivo del bambino, nel lungo periodo c’è quello di favorire comportamenti sedentari e obesità infantile.

I giovanissimi sono più vulnerabili online quando non supervisionati: esperienze negative, cyberbullismo, il fenomeno degli “hater”, il rischio di truffe e attacchi ai dati personali sono eventi dei quali possono essere facilmente vittime.

Tuttavia, la tecnologia digitale, se utilizzata correttamente, può offrire innumerevoli benefici, sia dal punto di vista educativo che sociale.
È quindi fondamentale insegnare ai giovani come utilizzare questi strumenti in modo responsabile e sostenibile, sottolineando anche gli aspetti positivi che la connettività e l’accesso alle informazioni possono offrire.

I genitori, e gli adulti con un ruolo educativo, devono quindi impegnarsi di più per essere dei modelli positivi per i più giovani ed aiutarli a utilizzare la tecnologia in modo responsabile.
E’ essenziale che i genitori siano coinvolti nell’educazione digitale dei propri figli e che prendano in considerazione l’investimento nella propria formazione digitale.
E’ fondamentale che i genitori siano i primi educatori dei propri figli riguardo all’uso consapevole e responsabile della tecnologia.
Ad esempio, è importante evitare di utilizzare il telefono durante i pasti e mostrare ai ragazzi come navigare in modo proattivo e sicuro, magari condividendo storie di giovani che hanno costruito una carriera grazie alle opportunità offerte da internet.

Fornire supporto alle famiglie, spesso isolate e impreparate a gestire l’ingresso nel mondo online dei propri figli e allo stesso tempo, educarle alla gestione dei media: sono questi i due principali obiettivi del progetto Patti Digitali, che si concretizza in una piattaforma (www.pattidigitali.it) per orientare, supportare e mettere in rete gli accordi tra genitori.

La sfida per un uso più sano del digitale si vince soltanto insieme. L’educazione digitale è efficace se viene offerta in modo coordinato da parte di una comunità (genitori, scuole, pediatri, istituzioni, oratori, scout, società sportive, ecc.) in cui ci si supporta a vicenda.

Ad esempio, mettendosi d’accordo collettivamente sull’età di consegna degli smartphone ai preadolescenti, o sul loro accesso ai social. Si diminuisce così la pressione sociale all’anticipazione e si apre uno spazio per un dialogo tra famiglie.

La rete dei Patti Digitali di comunità promuove alleanze educative di questo tipo tra famiglie, educatori ed enti a livello locale su tutto il territorio nazionale.

L’università di Milano-Bicocca (https://www.unimib.it/) ha lanciato questa iniziativa per rispondere a una precisa esigenza emersa negli ultimi anni da molte famiglie di preadolescenti, in collaborazione con le associazioni Mec – Media Educazione Comunità, Aiart Milano – Associazione Cittadini Mediali, Sloworking e lo psicoterapeuta e scrittore Alberto Pellai.

Il progetto Patti Digitali propone ai gruppi di genitori la sottoscrizione di 3 impegni per gestire insieme la socializzazione dei figli nell’ambiente digitale: in primo luogo, decidere in modo collettivo i tempi in cui i preadolescenti possono fare esperienza dei diversi tipi di schermi, quali contenuti sono adatti e quali strumenti consegnare; partecipare con i figli a momenti di educazione digitale, attraverso incontri di approfondimento e di scambio di esperienze che mirino all’uso degli strumenti digitali non solo per fruire di contenuti ma per crearli insieme ai propri figli, imparando e anche divertendosi; infine, regolare l’uso degli smartphone sottoscrivendo un accordo con i figli che, insieme a loro genitori ed educatori si impegnano a rispettare. In particolare: smartphone trasparente ai genitori (es. fino a 14 anni); luoghi e orari definiti per tutti (es. no a tavola, no a letto); app, social e giochi nel rispetto di leggi e indicazioni sulle età adatte.

“Sia la ricerca scientifica che i gruppi di genitori stanno mandando messaggi sempre più chiari sul fatto che l’entrata dei preadolescenti nel mondo digitale deve avvenire in modo più graduale e guidato collettivamente, sottolinea Marco Gui, docente di sociologia dei media ed esperto di uso di Internet.”Patti Digitali” è un’iniziativa per provare insieme a tenere conto concretamente di questi messaggi.”

Il sito di Patti Digitali fa tesoro di esperienze già testate in Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Veneto, con sette gruppi già attivi e offre principi guida, un vademecum, una consulenza gratuita e materiali per l’educazione digitale a chi volesse far nascere un nuovo Patto nella propria realtà.

Attualmente sono già attivi 40 Patti Digitali in 12 Regioni, più 10 in via di formalizzazione e 70 gruppi attivati su tutto il territorio nazionale, che coinvolgono oltre 4mila genitori.

Qui per approfondire:
https://pattidigitali.it/.

Qui il Report del Primo Meeting “CI VUOLE UN VILLAGGIO: i Patti di comunità per l’educazione digitale“:
https://pattidigitali.it/wp-content/uploads/2024/02/PattiDigitali_Report_Meeting13-10-23.pdf.