Una strana primavera, quella rivaltese. Oltre ai fiori, spuntano carote, cadono pere e si annunciano ponti. Anzi “il Ponte di Rivalta”, la new-entry nella classifica delle opere pubbliche farlocche.

Le carote sono quelle delle ferrovie, che da inizio marzo 2024 sono tornate a trivellare a Rivalta di Torino. Nella storia ultratrentennale della Torino-Lione, il progetto preliminare della tratta nazionale arriva nel 2011. Un progetto faraonico, nato morto e presto disconosciuto dai suoi stessi supporter politici, spaventati dal costo esorbitante per le già esangui casse dello Stato.

Schifato persino dal PNRR, viene ripescato in extremis a fine 2021, su pressione dei soliti politici torinesi in cerca di voti a base di cemento.

Il  5 agosto 2021 il Governo nomina Calogero Mauceri nuovo Commissario straordinario per la Torino-Lione, il terzo in quasi vent’anni, che fa ripartire la progettazione in pompa magna e il 15 giugno 2022 annuncia che il PD – Progetto Definitivo della tratta Avigliana-Orbassano via Rivalta sarà consegnato nel primo trimestre 2023, cfr. la sua Relazione alla Camera a pagina 6.

Ma a Rivalta, si sa, cadono le pere. Ed è bella grossa la pera rotolata giù per il Consiglio Comunale di mercoledì 20 marzo 2024.

Come una “grande opera” devasta i territori e la vita dei residenti

Una pera a forma di Duna. Non si tratta della più brutta auto Fiat della storia ma della ormai mitica (e orribile) collina artificiale lunga chilometri (che i tecnici hanno battezzato ecodotto…), dove governo e ferrovie vorrebbero cagare (termine forte ma purtroppo corrispondente alla realtà) i detriti di scavo del TAV, a partire da quelli del tunnel a due canne di 14 chilometri sotto la collina morenica tra Avigliana e Rivoli. Ebbene, il 20 marzo la sorpresa è uscita dall’uovo di Pasqua.

Siamo nella vasta area agricola tra Rivalta di Torino e l’ospedale San Luigi, dove ci sono terreni molto produttivi perché dotati di un fitto reticolo di canali irrigui (le bealere) alimentato dalle ricche falde acquifere della Collina morenica rivaltese e da prelievi sulla Dora Riparia che scorre in Valle di Susa. In caso di intense precipitazioni e di esondazione di questi canali, la Duna farebbe da diga provocando la formazione di un lago (avete letto bene, “lago”) profondo fino a 2 metri! Rivalta come Piazza San Marco, insomma.

Quattordici anni di progettazione, otto anni di sondaggi geognostici non sono stati sufficienti alle ferrovie per rendersene conto. Ci ha pensato una “nuova” norma tecnica, che obbliga i progetti delle opere pubbliche a recepire i nuovi pericoli dovuti al cambiamento climatico, con eventi meteorologici sempre più intensi e purtroppo non più eccezionali. Considerato che la progettazione è ripartita nel 2021 e che la norma è in vigore già dal 2018 (“quasi nuova”), la proverbiale lentezza dei progettisti dell’alta velocità ha lasciato di stucco persino il commissario Mauceri, ceruleo sullo schermo della sua remota connessione al Consiglio comunale.

Gli sbadati progettisti 

“Ma possibile che nessuno se ne sia accorto prima?” si è azzardato a chiedere il capogruppo PD della maggioranza rivaltese, finora prona a tutte le imposizioni di ogni Governo. “Prima di me, nessuno ha fatto nulla” è stata l’imbarazzatissima risposta del sempre più fragile Commissario straordinario, scaricando d’emblée le responsabilità sui suoi illustri predecessori Paolo Foietta e, prima ancora, Mario Virano, scomparso nel 2023.

Passando di mano in mano, il cerino è quindi tornato a scottare le dita delle ferrovie, presenti in Consiglio comunale con i tecnici di RFI e Italferr. Ogni problema ha la sua soluzione. La Duna fa il lago? Mettiamogli un bello scarico.

La magica soluzione che il Commissario straordinario (il Governo) ha imposto ai suoi tecnici

Ecco a voi il “Ponte di Rivalta”: 500 m di viadotto ferroviario a 4 binari per collegare lo Scalo di Orbassano e la Duna, un po’ accorciata.

E se piove? Sotto le arcate del ponte l’acqua potrà defluire liberamente verso il Sangone, evitando l’effetto “Venezia”. Un cambio di progetto bello e buono insomma. Con l’occasione Italferr ha sfoderato tutti gli stratagemmi per indorare la pillola: le forma delle arcate del ponte pregevolmente ispirate agli archi di ingresso del Castello e della Torre Civica del Ricetto rivaltese, un attento studio di armocromia per la discarica di detriti e gli immancabili alberelli a coprire gli scempi. Mancavano solo le decorazioni “raffiguranti scene di caccia”.

Rappresentazione del Ponte di Rivalta sulla base della descrizione fatta dai tecnici Italferr

Ma il meglio del peggio di questo progetto deve ancora venire. Dopo anni di gioco delle tre carte, le ferrovie non hanno più potuto nascondere il lato oscuro dell’opera: la devastazione che i cantieri provocheranno al territorio del comune.

Il progetto del 2011 aveva la sua ipotesi di cantierizzazione, già allora molto preoccupante. I pochi cenni sulle 4 slide srotolate ieri da Italferr sono bastati a mostrare che non avevamo ancora visto nulla. “Il Tav a Rivalta sarà un disastro” ha detto il 20 marzo 2024 un agricoltore rivaltese intervistato dall’Eco del Chisone. Se ci sarà ancora una Rivalta di Torino. Le aree di cantiere sono ancora più enormi di prima, ancora più addosso alle case e per un tempo dichiarato di non meno di 5 anni. Cantieri a cielo aperto molto molto più grandi, ovunque aree di scarico, strade di cantiere e piazzali, il consumo pressoché totale di tutte le aree agricole coinvolte. Un disegno che cancellerebbe per sempre qualsiasi idea di Rivalta per sostituirla con un’unica colata di cemento e detriti.

Lo sconcerto in Consiglio comunale

Maggioranza e minoranza sono rimasti attoniti di fronte alla distruzione che finora hanno colpevolmente contribuito a costruire. Di fronte a questa tremenda idea di morte, nell’aula del Consiglio è calato un silenzio spettrale.

La lectio magistralis delle cittadine e dei cittadini ascoltata in silenzio dal Commissario, dai tecnici e dagli amministratori  comunali 

A romperlo, come sempre, è stata la musica delle idee di tante e tanti rivaltesi accorsi il 20 marzo  in Consiglio insieme al comitato No Tav Rivalta. Un’autorevole lezione di competenza e senso del bene comune, impartita a commissario, progettisti e politici di turno. Il progetto non c’è, i soldi per realizzarlo neppure. E il Commissario Mauceri affermò nella sua Relazione alla Camera a pagina 4 : “Si evidenzia sin d’ora che la stima di 1.700 M€ è destinata, con ogni probabilità, a incrementarsi”.

Il progetto Torino-Lione si è mostrato per quello che è: un gigante con i piedi di argilla. Traballa, gli scricchioli sono sempre più forti.E gli interventi del folto pubblico lo hanno sottolineato e provato con ogni dettaglio.

Fermare il progetto per evitare il disastro

Gli interventi delle cittadine e dei cittadini all’unisono affermavano: “Se siete venuti per capire che aria tira, la risposta era, è e sarà sempre la stessa: da Rivalta alla Valle di Susa nemmeno un metro quadro di suolo deve essere sprecato per l’opera più inutile d’Europa. I soldi mancano per realizzare la metropolitana a Torino, la città più inquinata d’Europa, e qui credono di propinarci il Ponte sullo Stretto di Rivalta con la distruzione totale del nostro territorio. Tornatevene a casa!”

Farlo cadere tocca alle cittadine e ai cittadini. E tocca pure al Sindaco di Rivalta di Torino, che ora non ha più paraventi dietro ai quali nascondersi. Finora si è incautamente affidato a personaggi che lo hanno lasciato in braghe di tela. Mercoledì sera non ha avuto nemmeno il coraggio di tirare le conclusioni del Consiglio. “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” scriveva Manzoni.

Come l’acqua della Valle che scende nelle bealere di Rivalta, amministrazione o meno, le cittadine e i cittadini fermeranno quell’opera tutte e tutti insieme.

 

Video della Riunione del Consiglio Comunale di Rivalta di Torino del 20 marzo 2024

Interventi del pubblico da 2h 12′ 28” – Trascrizione interventi

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