Il M.I.R. Italia contesta le dichiarazioni belliciste di Charles Michel e di Ursula von der Leyen impegno militare europeo ed ‘economia di guerra’

Il Movimento Internazionale della Riconciliazione – storica organizzazione pacifista italiana affiliata all’I.F.O.R. – esprime sconcerto e preoccupazione per il tentativo di trasformare il Consiglio Europeo in un ‘consiglio di guerra’, con l’ampliamento dell’impegno militare dell’U.E., non solo in termini di produzione bellica ma anche ventilando un’inquietante “strategia di prontezza”, che preveda un piano di emergenza per “preparare i cittadini al conflitto”.

«Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, non ha esitato a rispolverare il vecchio motto romano “Se vuoi la pace prepara la guerra”, auspicando che l’Europa produca più munizioni ed armi e aumenti la sua spesa per la difesa – ha dichiarato Ermete Ferraro, presidente del M.I.R. – Inoltre, assecondando l’invito proveniente dal vertice stesso dell’esecutivo U.E., Ursula von der Leyen, Michel ha ipotizzato con chiarezza il passaggio ad una “economia di guerra”, preparando i cittadini ad una prospettiva di difesa in chiave palesemente guerrafondaia».

Il M.I.R. Italia considera molto gravi queste dichiarazioni, che non fanno altro che inasprire i conflitti armati in atto, schierando l’Unione Europea su un terreno che tradisce i suoi stessi principi istitutivi. All’art. 3 del Trattato di Lisbona (2012), infatti, si dichiara che “L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”, ed all’art. 5 è sancito che: “(L’U.E.) contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani […] e alla rigorosa osservanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite”.

«Tali principi mal si conciliano con politiche apertamente belliciste, in cui la solidarietà è intesa come invio di armi ad un paese in guerra – ha commentato Ferraroper cui, insieme alle altre organizzazioni pacifiste, denunciamo con forza queste gravi posizioni e ribadiamo il principio, etico ma anche costituzionale, del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, riaffermando viceversa l’esigenza di sviluppare una modalità difesa non armata, civile e nonviolenta».