L’Antartide, enorme continente ghiacciato grande come Stati Uniti e Messico assieme, si sta sgretolando sempre più, come dimostra una recente spedizione scientifica che ha scoperto segnali inequivocabili di rischi notevolmente maggiori di quanto si sapeva prima.

«I cambiamenti del ghiaccio marino indicano che, nei prossimi decenni, le città costiere dovranno essere riconfigurate a causa del crescente livello dei mari», secondo Craig Stevens, professore di Oceanografia Fisica a Auckland. (Fonte: “Signs Found of Worryingly Fast Antarctic Ice Melt – New Zealand Expedition”, RNZ, 3 marzo 2024)

L’innalzamento del livello dei mari sulle città costiere, l’incubo mondiale peggiore, sta arrivando entro alcuni indefiniti decenni ma probabilmente prima del previsto perché così funziona la scienza oggigiorno. Arriva sempre in ritardo e senza le scarpe da corsa. Ma non va data la colpa agli scienziati: appena finiscono le ricerche, il sistema climatico in rapida evoluzione li ha già staccati nella distanza. Ormai è normale. La scienza va troppo lenta per il cambiamento climatico.

Inoltre, i commenti e i riscontri dei lettori sugli articoli come questo riconoscono una tendenza netta nel sistema climatico mondiale, che sta cominciando a cadere a pezzi prima del previsto. Tale osservazione è vera. Ma cosa si può fare e perché i leader mondiali non tengono riunioni emergenziali per affrontare la sfida più grande della nostra civilizzazione? È a dir poco sconcertante. Ed è ovvio che non viene presa abbastanza sul serio a causa della mancanza di politiche idonee a fermare il riscaldamento climatico dovuto alle emissioni di gas serra e, di conseguenza, l’innalzamento del livello dei mari.

A tal proposito, bisogna notare che l’élite ricca, che compra/paga i politici e che compra/paga i giudici della Corte Suprema, avrebbe potuto tagliare le gambe al cambiamento climatico ancora decenni fa, quando nel 1988 il dott. James Hansen (dell’Earth Institute alla Columbia University e al tempo direttore del Goddard Institute of Space Studies della NASA) aveva avvertito il senato degli USA sul cambiamento climatico, e invece scelse di proseguire con un mondo avvelenato dai combustibili fossili, che sono redditizi.

Da allora, il mondo è stato sottomesso al neoliberismo, come stabilito da Reagan e Thatcher quasi cinquant’anni fa. Perciò bisogna porsi una domanda: quel sistema socio-economico che ha reso ricche sfondate poche persone sulle spalle del 99,75% della popolazione mondiale si è preso buona cura del pianeta? La risposta è no. E allora, perché si dovrebbe consentire a quel sistema socio-economico perverso di continuare a essere il custode incurante e assenteista del pianeta? Il neoliberismo non ha fatto neanche una cosa positiva per il pianeta, ma ne ha prosciugato le risorse e ha arricchito una minoranza infinitamente piccola. Che bravi! Ma qual è l’eredità ecologica?

Nel frattempo l’Antarctic Science Platform, équipe di scienziati neozelandesi, e una squadra di ricerca del Programma Nazionale (italiano) di Ricerche in Antartide a bordo della nave rompighiaccio Laura Bassi per la ricerca scientifica, lunga 80 metri, sono appena rientrate da due mesi nel mare di Ross dell’Antartide. Hanno dato uno sguardo da vicino al ritiro dei ghiacci marini e si sono portati a casa forti preoccupazioni. Le cose accadono più velocemente di quanto si pensava fosse possibile. La fase cruciale per le città costiere di tutto il mondo è più vicina del previsto.

Craig Stevens, professore di Oceanografia Fisica a Auckland, era a capo della spedizione. Gli archivi moderni sul ghiaccio dell’Antartide hanno registrato per il 2022, il 2023 e il 2024 i dati più bassi delle estensioni dei ghiacci marini negli ultimi 46 anni. Va sempre più veloce. Per di più, la configurazione delle parti più profonde dell’oceano sta cambiando per quanto riguarda il contenuto di acqua salata e ossigenata.

Pochi mesi fa questo titolo mi aveva colpito: “Il ghiaccio antartico a uno sconvolgente minimo allarma gli esperti” (“Antarctic Sea-Ice at ‘Mind-Blowing Low’ Alarms Experts”, Radio New Zealand, 17 settembre 2023). «È così diverso da tutto ciò che si era visto finora, è sconvolgente», secondo Walter Meier, che monitora il ghiaccio marino con il National Snow and Ice Data Center.

Sono parole forti, che i climatologi usano di rado. Quella frase sull’Antartide dovrebbe risuonare come uno squillo di tromba e far prendere azioni tempestive ma, finora, non ha spostato l’ago della bilancia.

In modo simile al ghiaccio marino artico del nord, l’enorme blocco di ghiaccio del suo cugino antartico a sud ha regolato la temperatura del pianeta nel corso dei diecimila anni di storia umana chiamati Olocene, né troppo caldo, né troppo freddo. La superficie bianca riflette le radiazioni solari nello spazio e, cosa importante, ne raffredda l’acqua al di sotto e intorno. Senza l’influenza del ghiaccio che raffredda, «l’Antartide, da frigorifero della Terra, potrebbe trasformarsi in termosifone».

A quanto pare, sta cominciando a trasformarsi in termosifone per la prima volta nella storia umana. Il problema è ancora più complesso perché entrambi i poli reagiscono nello stesso modo, quasi a prescindere dalle stagioni: scioglimento rapido dei ghiacci, ingenti perdite dell’importante effetto albedo che fa riflettere l’80-90% delle radiazioni solari verso lo spazio, mentre lo sfondo scuro dell’oceano in veloce espansione assorbe notevolmente più calore di quanto può sopportare il ghiaccio presente. È un circolo vizioso che fa accelerare il sistema climatico verso schemi assolutamente insensati, indebolendo le normali correnti a getto (6.000-12.000 metri), e colpendo la terra con ondate di caldo insopportabile e persistente. Ne conseguono alluvioni e incendi boschivi su grande scala. Non esiste più la normalità.

In fin dei conti, questo sistema climatico ammaccato va verso l’inondazione a sorpresa delle grandi città costiere che, da incoscienti, non saranno preparate perché, dopo innumerevoli conferenze e continui avvertimenti da parte di migliaia di climatologi nel corso degli anni, il rischio non è ancora filtrato nelle politiche delle nazioni più grandi. Il percorso preferito del riscaldamento globale è l’inondazione delle coste e il degrado degli ecosistemi. Se ci credessero davvero, farebbero tutto il necessario per convertire i finanziamenti ai combustibili fossili, che hanno raggiunto il picco di 7.000 miliardi di dollari secondo il FMI, e costruirebbero dighe marine altissime. E questo completerebbe il cerchio di fossati attorno ai Paesi nell’attuale battaglia socio-politica tra destra e sinistra sulla possibilità che ritorni il Medioevo. I roghi potrebbero essere dietro l’angolo.

Fino a pochi anni fa, gli scienziati non pensavano affatto che l’Antartide si sarebbe svegliato da un passato congelato per cedere al riscaldamento globale. Ebbene, alla fine si è svegliato e sta cedendo. «C’è la possibilità che sia un segnale davvero allarmante del cambiamento climatico in Antartide che non c’è stato negli ultimi quarant’anni. E si sta mostrando solo ora», Ibid.

Trent’anni fa Martin Siegert, glaciologo dell’Università di Exeter, aveva cominciato a studiare l’Antartide. Oggi dice: «Svegliare questo mostro del sud minaccia un disastro assoluto per il mondo», Ibid.

È sorprendente vedere che gli scienziati che studiano l’Antartide non lesinano le divulgazioni d’informazione. Secondo Anna Hogg, una scienziata della Terra all’Università di Leeds, alcuni indici mostrano che quello che sta succedendo alla calotta glaciale in Antartide è «nell’ordine degli scenari peggiori fra quelli previsti», Ibid.

Lo scenario peggiore è troppo inquietante da ripetere.

E le soluzioni? Innanzitutto, ecco una citazione del dott. James Hansen all’evento speciale tenutosi nello Utah (Stati Uniti) da The Nature Conservancy: «Abbiamo partiti politici di entrambi gli schieramenti che prendono soldi da chi difende interessi speciali. A meno che non risolviamo questo problema con la democrazia, non ci saranno cambiamenti per il cambiamento climatico. E la gente lo sa».

Nel 2010 la Corte Suprema statunitense ha deciso, in base a un’interpretazione del Primo Emendamento della Costituzione, che non si può impedire alle aziende di spendere cifre illimitate per controllare le elezioni, i politici e le politiche. I “Supremi” hanno svenduto gli Stati Uniti d’America al miglior offerente.

Traduzione dall’inglese di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.