Tutte le guerre passano dai porti

Accendere FARI DI PACE per svelare i traffici di armi e gli interessi che preparano e alimentano le guerre. Una iniziativa che si svolgerà presso la sala convegni dell’Autorità Portuale, via Antico Squero 31, a Ravenna il prossimo 24 febbraio alle ore 15:00.
Le proteste dei lavoratori, anche nel porto di Ravenna, hanno reso evidenti quello che i Governi ci vogliono nascondere: il sostegno al commercio delle armi verso i Paesi coinvolti in conflitti armati e nei quali si commettono gravi crimini contro i civili. Anche il nostro Paese è implicato. Il commercio e il transito attraverso il territorio nazionale di armi utilizzabili per violare i diritti umani, è esplicitamente vietato dalla legge 185 del 1990 e dal Trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali.
Pertanto, i Governi e le autorità dello Stato devono tornare a operare entro la cornice della legalità, che è la loro stessa ragione d’essere.
Si deve rispettare l’articolo 11 della Costituzione, da cui discende la legge 185/90 e ridare vigore all’azione mediatrice delle Nazioni Unite, interrompendo tutti i legami affaristici con i regimi autoritari e con i signori di tutte le guerre.
Dopo l’emergenza COVID ci ritroviamo trascinati in altre emergenze: le guerre. Prima la guerra in Ucraina che miete vittime e sparge sangue da due anni, e che ha portato con sé l’aumento del budget della spesa militare, evidentemente a scapito di altri capitoli di bilancio.
Poi la guerra in Palestina, più feroce che mai, con decine di migliaia di vittime tra i civili inermi.
Senza dimenticare gli oltre sessanta conflitti in corso nel mondo: oggi sono più di 200 milioni le persone che vivono nelle zone di guerra.
Denunciamo con forza l’economia della guerra che prospera a danno della spesa sociale, sanitaria, per l’istruzione ed esprimiamo solidarietà verso i popoli che vivono nelle zone delle guerre endemiche, che sono vittime dirette delle armi e delle bombe fabbricate dagli stessi Paesi che respingono i migranti provenienti dalle aree dei conflitti e dell’insicurezza.
Ravenna si colloca in alto nella classifica italiana del traffico mercantile marittimo: al sesto posto per tonnellate, al decimo per container, ed è l’unico sbocco portuale dell’Emilia-Romagna, regione importante nell’industria militare italiana. L’Osservatorio Weapon Watch ha individuato oltre sessanta aziende legate al settore bellico con sede in Emilia-Romagna, di cui la metà entro un raggio di 100 km dal porto ravennate.
Ravenna e il suo porto sembrano avere un ruolo marginale nel commercio degli armamenti.
Considerato che Ravenna è però un porto di seconda categoria e di prima classe, può essere utilizzato per imbarcare armi e munizioni, situazione per noi assolutamente inaccettabile qualora si effettui in violazione delle leggi e dei trattati.
Nel maggio 2021, infatti, mentre Gaza era sotto le bombe israeliane dell’operazione “Guardiani delle mura”, nel porto di Ravenna venne annunciato un container di bombe da imbarcare sulla nave “Asiatic Island” diretta in Israele: la pronta reazione dei sindacati portuali con l’immediata proclamazione dello sciopero impedì di fatto la stessa presentazione della merce a Ravenna.

Questo è il documento discusso, approvato e condiviso da tutti i soggetti promotori e dagli aderenti a questa importantissima iniziativa che si svolgerà a Ravenna nella giornata di sabato 24 febbraio.

L’iniziativa è trasversale e coinvolge vari realtà e soggetti del mondo del volontariato, dei sindacati e della società civile sia su scala locale che nazionale che si riconoscono nel valore della pace, della trasparenza, il diritto all’informazioni, nella legalità e nella nostra Costituzione in particolar modo l’art. 11 che sancisce : ‘l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’.
Si tratta di una iniziativa pubblica organizzata da Pax Christi Italia e dall’osservatorio the Weapon Watch, e promossa da Acli, Anpi, Arci, Arcigay, Auser, BDS Ravenna, Casa delle donne, Cgil, Comitato per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata Ravenna, Comitato in difesa della Costituzione Ravenna, Comitato per la difesa e la valorizzazione della Costituzione Faenza, Comitato Salviamo la Costituzione, Coordinamento per la pace Bagnacavallo, Coordinamento per la democrazia costituzionale prov. Ravenna, Dalla parte dei minori, Donne in nero, Federconsumatori, Femminile maschile plurale, Educazione alla pace e alla nonviolenza, Emergency, Il terzo mondo ODV, Legambiente Lamone Faenza, Libera, Libertà e giustizia, Linea Rosa, Movimento consumatori, OverAll Faenza, Psicologia Urbana Creativa, Rete restiamo umani Bagnacavallo, Sunia, Udi Ravenna.

Per adesioni scrivere a insiemeperlapace.ra@gmail.com

(Milad Jubran Basir, giornalista italo-palestinese)