Tutti assolti perché il fatto non sussiste. È questa la conclusione del processo agli otto attivisti di Extinction Rebellion che nel settembre del 2021, durante gli incontri della preCOP26, al MICO di Milano avevano brevemente bloccato il traffico e dipinto il simbolo del movimento (un pianeta Terra che inscrive una clessidra) sui banner di plastica dell’evento. Per questo erano stati accusati di “manifestazione non preavvisata” (art. 18 TULPS) e imbrattamento (art. 633 cp). Reati però che non sussistono, come certificato oggi dai magistrati.

“Il processo è stato lungo, ma si è finalmente concluso e tutte le persone coinvolte possono eliminate questa preoccupazione dalla loro vita. Ne rimane una più grande: quella per la crisi climatica”. Extinction Rebellion esprime soddisfazione perché viene riconosciuto ancora una volta il diritto a manifestare, anche in forme inconsuete. Un copione che sembra ripetersi da qualche settimana in tutta Italia, con assoluzioni, archiviazioni e annullamento di fogli di via illegittimi che da mesi le Questure usano in modo improprio nel tentativo di dissuadere gli attivisti climatici dal continuare con le proteste.

Qualche settimana fa era arrivata anche l’archiviazione per le nove persone che il 29 novembre 2023 si erano calate con gli imbraghi dal tetto dell’Oval Lingotto di Torino, durante l’Aerospace and Defence Meeting e avevano appeso un grande striscione con scritto: “Qui si finanzia guerra e crisi climatica”. Anche in questo caso, netta la valutazione del pubblico ministero, dott.ssa Valentina Sellaroli, che ha ben argomentato la richiesta di archiviazione: “Le condotte statiche e ostruzionistiche degli indagati non integrano nessuna forma di violenza nemmeno impropria” in riferimento all’accusa di “violenza privata” (art. 610 cp).

Proprio a Torino, il 7 gennaio si è tenuta una conferenza stampa davanti al Comune nella quale avvocati e docenti di Diritto Costituzionale di UniTo sono intervenuti al fine di analizzare la situazione repressiva in cui si trovano i movimenti climatici in Italia. In questo senso, particolarmente calzanti sono state le parole dell’avvocato Vitale, che da tempo difende gli attivisti di Extinction Rebellion: “Ormai in tutta Italia ogni volta che viene condotta un’azione di sensibilizzazione su questi temi, la polizia non solo interviene immediatamente per impedirla o interromperla, ma identifica e denuncia tutte le persone presenti; anche con ipotesi di reato fantasiose ed infondate, tanto che a volte è la stessa magistratura inquirente a riconoscere l’infondatezza delle denunce”.

Archiviate le conseguenze penali, rimangono però le ingenti spese legali. “Le denunce e i fogli di via che ci sono piovuti addosso da ottobre ci sono già costati 20mila euro. Le Questure, con denunce pretestuose, fogli di via illegittimi e sanzioni amministrative costringono il movimento a usare tempo, energia e tanto denaro per difendersi” commenta Extinction Rebellion. “Un attacco subdolo al diritto democratico di espressione e di manifestazione. Il reato non sussiste, ma il danno di immagine e economico è enorme” concludono.